I soldi del governo per chi accoglie i profughi ucraini non ci sono
L'esecutivo aveva promesso 300 euro al mese per profugo accolto. Ad oggi nessuno, privato o associazione, ha visto un solo euro. Che non si sa che fine abbiano fatto e se mai arriveranno
Sono più di 90 mila gli ucraini scappati dalla guerra nel loro paese che hanno trovato rifugio in Italia. Il nostro paese ha dimostrato, come altri nell'Unione Europea, profondo affetto ed impegno nell'accogliere questi profughi con azioni governative, o private di onlus se non di singoli cittadini. Ma i problemi però non mancano.
I fondi annunciati per sostenere le famiglie che ospitano i rifugiati ucraini non sono stati erogati. Dei 300 euro al mese per ogni profugo ucraino annunciati dal governo Draghi non c’è traccia. Tutti i finanziamenti, infatti, sono stati dirottati verso la pubblica accoglienza, quindi sulla rete delle Prefetture e dei Cas (Centri di accoglienza straordinaria). Ma il 90% di queste persone è stato ospitato da famiglie italiane e ucraine. Mentre solo una piccolissima percentuale è stata alloggiata presso alberghi e Cas.
«La priorità non è sostenere lo Stato svuotando gli alberghi dove sono gli ucraini ma sostenere chi ha bisogno, quindi le famiglie che stanno rispondendo da due mesi ad un’emergenza-ha spiegato Valentina Laterza responsabile dell’associazione Refugees Welcome Italia- ma purtroppo secondo le FAQ della protezione civile questi fondi non arriveranno mai».
Di che contribuiti parliamo?
«Ci sono due tipi di contributi distinti. Quello dei 300 euro a persona che sono stati annunciati e di cui non c’è traccia e nessuno sa come e quando verrano distribuiti e i contributi per le famiglie che stanno ospitando ucraini. Riguardo quest’ultimi sulle FAQ della protezione civile è scritto chiaramente che le famiglie che già ospitano non potranno essere beneficiari di questo contributo».
Questo cosa comporta?
«Comporta che non stiamo parlando del bonus per chi ristruttura villette ma bensì di persone che arrivano qui senza nemmeno un cambio di biancheria intima e i soldi non servono tra 6 mesi, servono oggi. Per settimame siamo stati tolleranti e abbiamo fatto fronte con le donazioni private però adesso si è messo in campo uno strumento che riconosce l’accoglienza diffusa, sono stati annunciati dei sostegni e le nostre famiglie chiedono di avere quei fondi. Cosa dovremmo rispondere ora dopo la comunicazione della protezione civile? Che il sostegno andrà alle nuove famiglie che decidono di ospitare e non a queste? Noi ad esempio come Refugees Welcome Italia diamo sempre risposta alla prefettura e alla protezione civile anche in via informale quando ci chiedono la disponibilità di famiglie che vogliano ospitare rifugiati. Quindi abbiamo operato secondo i contributi che hanno promesso a queste persone e che ora sono non ci sono più. Non si può dare per scontati che un territorio si faccia carico di migliaia di persone e quando si hanno a disposizione delle risorse guardare solo ai propri bisogni ossia quelli di svuotare gli alberghi e non sostenere quella comunità che si è attivata».
Com’è la situazione nella città di Milano?
«Ad esempio a Milano il 95% delle persone che sono arrivate sono in famiglia o Italiana o Ucraina. Una percentuale incredibile che non è a carico dello Stato. Infatti solo un 5% di queste sono in albergo o nei Cas. Secondo la protezione civile noi dovremmo andare a trovare delle nuove famiglie per svuotare gli alberghi».
Cosa dicono le famiglie che hanno ospitato?
«Sono settimane che le famiglie ci chiedono questo provvedimento e noi abbiamo temporeggiato. Avrebbero dovuto ricevere 33 euro al giorno. Dai nostri calcoli per ogni ucraino saremmo riusciti a dare almeno tra i 200 e i 300 euro a persona questo vuol dire per due persone anche 600 euro. Mentre adesso secondo loro dovrei dire alle 70 famiglie attivate e ai 170 ospiti che non ci sono fondi per loro ma per i prossimi nuclei famigliari. Sono davvero amareggiata».