Vaccini e somari. Intervista a Roberto Burioni
Il virologo simbolo della lotta contro gli antivaccinisti racconta la sua estate, le minacce, le ragioni per non temere la scienza
Professor Burioni, per fortuna non è annegato e dato che parliamo di vaccini mi permetta di dire che la trovo “sano e vaccinato”.
Gli antivaccinisti mi hanno lanciato qualsiasi maledizione. Mi hanno raffigurato incerottato come Aldo Moro. Hanno promesso di inseguirmi in spiaggia, di lanciarmi secchi di meduse, augurato di annegare. Ma, come vede, sto benissimo. L’unica che è riuscita a buttarmi in acqua è stata quella birbantella di mia figlia Caterina.
Sa nuotare?
Negli sport sono una schiappa tranne che nel nuoto. E poi ho la scorza dura oltre a possedere un’inclinazione per la battuta salace. L’ironia.
Vero. Sorride spesso. I no vax temono infatti la sua risata e il suo buonumore, mentre stracciano i dati che divulga e le verità che ripete.
I somari credono che la terra non sia rotonda, che due più due non faccia quattro. Io sono per la libertà di stampa e perfino per la libera circolazione delle fesserie. Ma quando si parla di salute bisogna discernere la scienza dalla fantascienza, la realtà dalla bestialità.
Il miglior modo per non prendere sul serio i no vax è giocare a prenderli sul serio. Professore, chi la paga?
L’università Vita-Salute San Raffaele. Sono professore ordinario di Virologia. Ho studiato medicina a Roma, all’università Cattolica. Ho viaggiato tanto. Mi sono perfezionato negli Usa: Atlanta, San Diego. In Italia ho ottenuto il dottorato a Genova, insegnato ad Ancona e infine Milano.
Un curriculum cosi lungo non può che essere ritoccato. Si sa. Lo fanno pure i migliori premier.
Ma io non ho l’abitudine di gonfiare le competenze ma solo di sgonfiare le bufale.
La medicina è tutto un “magna magna”. Rapporti con multinazionali del farmaco?
Lo ammetto. Ho un conflitto. Ma di disinteresse. Da virologo dovrei trovare medicine alternative ai vaccini. E invece non faccio altro che difenderli.
Ho capito. La vera chiave di tutto sarà la sua signora.
Ha ragione. È davvero lei la chiave di tutto. Corregge i refusi dei miei libri, organizza la mia agenda, ma con la medicina non ha nulla a che fare. Studi magistrali e laurea in Legge. Siamo nati nello stesso paese. Ci siamo sposati nel 2008. Proprio qui, a Urbino, dove ritroviamo la serenità, i vecchi sapori, insomma le origini.
Siamo infatti a casa di Roberto Burioni a parlare di vaccini e ciarlatani, delle preoccupazioni dei genitori e degli sciacalli che sempre si aggirano e che mai si ammalano.
Noi medici abbiamo le nostre colpe. Ci siamo fatti prendere in contropiede. Non eravamo preparati alla rivoluzione del web. Ci hanno superato i cialtroni. Impaurire è sempre più facile che tranquillizzare. Non serviva solo avere ragione, bisognava essere convincenti, attraenti. Non ci siamo riusciti. Non ci siamo fatti capire.
Ma con Facebook si è fatto conoscere. È l’italiano che spiega i vaccini e il governo teme i suoi interventi come i bambini temono le punture.
I mie post sono oggi letti da due milioni di persone. Ricevo centinaia di mail di genitori. Ma mi creda. Nella vita sono un uomo discreto. Avrei preferito l’ombra alla popolarità. Mai avrei creduto di dover passare dalle aule ai social.
Pure lei si è dovuto adeguare alla lingua digitale. “Somari”, “cavernicoli”, “cretini”…
Sono costretto a ridicolizzare quelli che dicono che il tumore si cura con la cipolla, il rafano. Altro che medicina! Viene voglia di fare un’insalata. Gli stolti ci sono sempre stati, ma il web ha amplificato i loro ragli e li ha incattiviti negli insulti. Internet è un po’ come il volante dell’automobile. Ci fa dire cose che mai ripeteremmo una volta scesi dal sedile.
Scrivere le viene fin troppo bene. I libri sono già due. “Il vaccino non è un’opinione” (Mondadori) e “La Congiura dei somari” (Rizzoli) dove tratta gli scettici come ciuchi e li smonta secondo le regole auree dello storico Carlo Cipolla: «Sempre ognuno di noi sottovaluta il numero di individui stupidi in circolazione».
Ma pure io sono somaro! Sono somaro quando pretendo di dire la mia sull’idraulica. Io parlo e scrivo di vaccini ma soltanto perché ho avuto la pazienza di studiarli per trentacinque anni e non dieci minuti su Wikipedia. È come parlare di calcio non conoscendo il fuorigioco.
A proposito, il calcio mi sembra le piaccia.
Tifo Lazio. Ma invidio la Juventus.
Cristiano Ronaldo?
No. L’allenatore Massimiliano Allegri. Ha detto parole nette sulle vaccinazioni. Alcuni anni fa, la squadra venne colpita da un virus influenzale che decimò la rosa. Perdettero la partita.
Stiamo perdendo la gara per mantenere l’immunità di gregge?
In termini di copertura siamo oggi dietro al Ghana. Ai migranti consiglio di non venire. Il rischio non è di essere espulsi ma di ammalarsi. In Messico, dove il morbillo è stato debellato nel 1998, gli ultimi tre casi si devono a cittadini italiani.
Contro il decreto del ministro Giulia Grillo anche lei ha scelto di farsi grillo, ma parlante. La legge che prevede per i genitori “l’obbligo flessibile” (la possibilità di iscrivere a scuola i bambini con una semplice autocertificazione) è stata il tormentone delle nostre spiagge, lo spauracchio dei nostri prèsidi.
Questa è stata l’estate dell’ossimoro. Ma si può mai dire: “Sono a favore delle tasse ma non le pago?”. Si può sostenere: “Sono per la sicurezza stradale ma non metto le cinture?”. Una volta ero costretto a combattere gli antivaccinisti sul web, ma oggi me li sono trovati al governo.
Sui vaccini stiamo stonando tutti.
Non tutti sono intonati e non tutti possono suonare.
E lei? Suona?
Amo il pianoforte. Ma non avevo il vero talento. Da ragazzo sono stato tentato dal conservatorio. In compenso ho una collezione importanti di vinili.
E anche di magnetofoni, giradischi, registratori…
Prediligo la musica classica, il jazz. In parte, devo la mia battaglia proprio a un deejay.
Immagino faccia riferimento a Red Ronnie che in una trasmissione televisiva le venne contrapposto come esperto.
Non sapevo che il mio interlocutore sarebbe stato lui. Purtroppo, in questo paese, troppe volte i media hanno lasciato che si scrivessero pagine vergognose. Ricordo il caso Stamina quando a essere “consultato” fu Adriano Celentano…
Mi sembra di capire che abbiamo rischiato di avere un cattivo musicista e di perdere un medico appassionato.
Per fortuna mio padre mi fece cambiare idea.
Anche lui medico?
Condotto. Era ed è rimasto un riferimento per la sua comunità.
Ma oggi al medico della mutua preferiamo il mutuo soccorso di Google.
Si è diffusa la medicina TripAdvisor. Pensiamo di curarci più con il pc che con gli antibiotici. Il dolore ci disarma. Di fronte alla malattia chiunque si smarrisce. Si è vulnerabili tanto più se si è genitori. Ho visto perfino colleghi, di fronte al male, fare ricorso a cure alternative. Chi perde i capelli sogna di vederli ricrescere. I miopi di vedere chiaro. Sempre c’è stato l’elisir d’amore, il dottor Dulcamara di Gaetano Donizetti.
Molti medici, sottovoce, non credono ai vaccini.
Lo so. Ma non sono buoni medici. Compito dell’Ordine è vigilare, cacciare, fare pulizia. Il loro scetticismo ha generato qualsiasi tipo di menzogna. La più ignobile è quella che i vaccini provocano l’autismo, convinzione che di solito si accompagna all’invito di qualche stregone: “Vieni da me che lo curo”.
Anche premi Nobel hanno ingrassato le fila dei no vax. Luc Montaigner, che ha scoperto il virus Hiv, finì per essere un antivaccinista.
Non solo. Anche scrittori come Lord Byron. Pure ai Nobel capita di dire sciocchezze. Non c’è un vaccino contro il rimbambimento. Compreso il mio.
Non prevedo il suo rimbambimento, ma per screditarla la accusano di essere sfrontato e insolente. Borioni, lo storpiano in “borioso”. Si è vaccinato contro la vanità?
Su alcuni giornali di destra sono stato accusato di essere un sanculotto. Lo so. Mi rimproverano di essere arrogante, saccente. Ma aver avuto l’umiltà di studiare si può definire arroganza, è questa la vanità? Accetto di essere criticato, ma non posso accettare che a essere maltrattata sia la verità, che si dica che per fare un buon cemento armato non serva il ferro, che passare con il rosso sia meglio che passare con il verde.
Matteo Renzi ha provato a candidarla ma lei ha rifiutato. Aveva avvistato il virus?
In politica la penso come Ernesto Rossi: «Se un fascista dice che fuori piove e fuori realmente piove, quell’uomo è un fascista ma è anche un uomo che ha ragione». Renzi mi ha chiesto di candidarmi e ammetto che sono stato tentato, lusingato, ma alla fine ho scelto di rimanere il professore Burioni anziché il senatore Burioni. Solo così potevo essere più efficace.
E infatti ha perfino fatto i complimenti a Beppe Grillo che, baciato dall’acqua del mare e illuminato dal sole, si è scagliato contro gli omeopati.
Sono stato il primo a esultare per le sue parole. Sono stato duro con questo governo ma, alla fine, voglio essere fiducioso. Nella Lega ci sono tanti ottimi medici che sono a favore delle vaccinazioni. In un paese che non mette in discussione i vaccini non ci sarebbe bisogno di obbligo. Possiamo farcela. Dobbiamo farcela. Fare questa battaglia non è stata politica ma un dovere civico.
Professore, ma lei dice le bugie?
Certo che le dico. Avevo promesso di allontanarmi da Facebook al secondo richiamo vaccinale di mia figlia. E invece non ce l’ho fatta. Non me la sono sentita di abbandonare una comunità che cercava sapere e conforto. Questa sì che è stata una, piccola, bugia.
Insomma, anche lei, a volte, è un po’ Pinocchio?
Da piccino ho perfino fatto arrabbiare il mio babbo: andavo in giro senza casco. Sono stato un ragazzo discolaccio.
Lo facciamo sapere a sua figlia Caterina?
Ma sa che per prendermi in giro quella piccola furfantella mi fa le caricature vestito da no vax?
Ha mai pensato dopo i saggi di scrivere un romanzo?
Non ci ho mai pensato ma chi può dirlo.
Che ne dice del Pinocchio antivaccinista?
Una bella idea. Gli antivaccinisti sono come il burattino. Hanno il naso lungo e le gambe cortissime. Per fortuna c’è …
La fatina?
Il vaccino.
caruso.panorama@gmail.com