Nicolas Maduro
Ansa
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Mosca tesse la sua tela attraverso Maduro

Tramite il tour internazionale del presidente venezuelano, Mosca punta a consolidare e ad estendere il proprio network internazionale. La Casa Bianca dovrebbe affrettarsi a studiare delle contromosse e invece ha appena allentato la pressione sul Venezuela

Il Venezuela è una delle pedine che il Cremlino sta usando per cercare di contrastare la strategia messa in campo dall’Occidente a seguito dell’invasione russa dell’Ucraina. Caracas intrattiene del resto con Mosca saldi legami politici, energetici e nel settore della Difesa. È quindi in questo senso che il presidente venezuelano, Nicolas Maduro, sta compiendo un articolato tour internazionale: un tour costellato di tappe politicamente strategiche.

Maduro si è innanzitutto recato ad Ankara mercoledì, nello stesso giorno cioè in cui era presente in città il ministro degli Esteri russo, Sergej Lavrov. Ebbene, durante questa tappa, il presidente venezuelano – oltre a criticare le sanzioni occidentali – ha ringraziato la Turchia per il suo sostegno durante la pandemia e ha reso noto che i due Paesi hanno firmato tre accordi su banche, agricoltura e turismo. La visita è significativa, anche perché la Turchia è un membro della Nato e si sta da tempo ritagliando il ruolo di mediatrice nel complicato contesto della crisi ucraina. Questa profonda cordialità tra Maduro e Recep Tayyip Erdogan non è quindi un segnale troppo positivo per la Casa Bianca, soprattutto in considerazione degli stretti rapporti che intercorrono tra Vladimir Putin il leader venezuelano.

Un’altra tappa significativa del viaggio di Maduro è stata quella in Algeria: un’occasione in cui Caracas e Algeri hanno espresso l’auspicio di “rafforzare la cooperazione economica”. Anche in questo caso, il senso politico della visita è abbastanza inquietante per l’Occidente. Algeri intrattiene stretti rapporti con Mosca, tanto che – ad aprile – ha votato contro la risoluzione che sospendeva la Russia dal consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite. Tra l’altro, appena poche settimane fa, Lavrov si è recato in loco, con l’obiettivo di consolidare la cooperazione con il Paese nordafricano nel settore energetico. Inoltre, l’Algeria vanta ottime relazioni anche con la Cina: a marzo scorso, i due Paesi hanno siglato un accordo nel settore dei fertilizzanti dal valore di 7 miliardi di dollari. In tutto questo, non va trascurato come, a causa della crisi ucraina, proprio l’Algeria stia diventando sempre più centrale nella fornitura di gas a vari Paesi europei (a cominciare proprio dall’Italia).

Ancor più significativa è stata un’altra tappa del viaggio: quella in Iran. Nell’occasione, Caracas e Teheran hanno firmato un accordo della durata ventennale di cooperazione. Ricordiamo che i due Paesi già intrattengono da tempo strette relazioni e, in particolare, che la Repubblica islamica è uno dei principali alleati mediorientali di Mosca. Non a caso, a marzo Teheran dichiarò di voler sostenere il Cremlino contro le sanzioni occidentali. In tutto questo, il presidente venezuelano si è recato in visita anche in un Paese storicamente vicino agli Stati Uniti, come il Kuwait.

Ecco che quindi – attraverso il tour di Maduro – la Russia sta probabilmente puntando a dare un segnale all’Occidente: l’idea è quella di mostrare un proprio network internazionale piuttosto ampio che, oltre a tradizionali nemici di Washington, include anche Paesi teoricamente vicini all’orbita americana. Una mossa, quella del Cremlino, che cerca di far leva sui cortocircuiti di Joe Biden. Dopo aver infatti più volte sostenuto di voler contrastare le autocrazie, nelle scorse settimane l’attuale presidente americano ha paradossalmente allentato la pressione proprio sul Venezuela, nella speranza di ottenere in cambio dei benefici nel settore energetico. A tutto questo si aggiunga che, da oltre un anno, Biden sta negoziando proprio con Putin per rilanciare il controverso accordo sul nucleare con l’Iran. Tutto questo, mentre – a causa di alcune sue scelte politiche errate dell’anno scorso – l’attuale presidente americano è sempre più ai ferri corti con alcuni Paesi un tempo saldamente agganciati all’orbita statunitense (si pensi soltanto all’Arabia Saudita). Tutto questo, senza trascurare il flop del Summit of the Americas la settimana scorsa, che ha certificato una preoccupante perdita d’influenza dell’attuale Casa Bianca sull’America Latina.

Le contraddizioni di Biden rischiano di rendere l’Occidente sempre più isolato. O si inverte urgentemente il trend. O la Russia continuerà ad approfittarne.

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Stefano Graziosi