2025: L’anno della svolta o del caos? Il fragile equilibrio tra guerra e pace
Zelenskij, Lavrov e Trump: la diplomazia tra speranze e incertezze, mentre Ucraina e Russia ridisegnano il futuro del mondo
Il 2025 si preannuncia come un anno cruciale per il conflitto tra Russia e Ucraina e, più in generale, per l’assetto geopolitico mondiale. Le speranze di un cessate il fuoco si intrecciano con la riorganizzazione politica in Russia e con il percorso elettorale ucraino, mentre il mondo osserva con apprensione gli sviluppi. Tra tensioni crescenti e timidi spiragli di pace, i protagonisti di questa crisi storica – Zelenskij, Lavrov, l’eco dello zar, lo stesso Putin e persino Trump – si trovano a un bivio.
Sergej Lavrov, ministro degli Esteri russo, ha ribadito che un cessate il fuoco “sarebbe inutile senza affrontare le cause profonde del conflitto”. Questa posizione riflette l’isolamento sempre più evidente del Cremlino, che ha escluso leader occidentali come Joe Biden, Rishi Sunak ed Emmanuel Macron dai suoi rapporti diplomatici di fine anno. Curiosamente, tra i destinatari degli auguri di Vladimir Putin figura invece Papa Francesco, un segnale che potrebbe indicare un tentativo di mantenere un canale aperto con interlocutori neutrali.
Per il presidente ucraino Vladimir Zelenskij, il 2025 rappresenta un’opportunità unica per porre fine a una guerra devastante. “L’Ucraina deve fare di tutto per porre fine alla guerra nel 2025 attraverso la via diplomatica”, ha dichiarato recentemente Zelenskij, sottolineando però la necessità di un esercito forte per negoziare da una posizione di vantaggio. A sostegno di questa visione, il presidente americano Joe Biden ha annunciato ulteriori 2,5 miliardi di dollari in aiuti militari a Kiev. “È stata una mia massima priorità fornire all’Ucraina il supporto di cui ha bisogno per prevalere”, ha affermato Biden.
Anche in Europa si intravede un cauto ottimismo. Ursula von der Leyen, presidente della Commissione Europea, ha definito il 2025 “l’anno decisivo” per l’Ucraina. “Saranno trascorsi tre anni dall’inizio dell’invasione russa. Vladimir Putin sta raddoppiando gli sforzi per ottenere guadagni, ma dobbiamo assicurarci che l’Ucraina prevalga. L’Europa ha finora fornito all’Ucraina quasi 130 miliardi di euro”, ha ricordato durante una conferenza stampa a Bruxelles.
Il ministro degli Esteri italiano Antonio Tajani ha dichiarato: “Un cessate il fuoco in Ucraina nel 2025 è possibile? Assolutamente sì” (Italpress), pur ammonendo che “prima di discutere la restituzione dei territori occupati, è essenziale garantire che le armi tacciano”.
Tuttavia, l’orizzonte politico ucraino potrebbe essere destinato a mutare. Secondo indiscrezioni di stampa, Donald Trump sta caldeggiando “elezioni presidenziali e parlamentari” in Ucraina per il 2025. Questo potrebbe portare a un cambio di leadership, magari con l’affermazione di un nuovo leader più incline a porre fine alla guerra.
In questo contesto, la figura di Aleksej Arestovič si staglia come un potenziale ago della bilancia. Ex consigliere di Zelenskij, Arestovič ha annunciato la sua candidatura presidenziale per le elezioni del 2025. Poliglotta e appassionato di geopolitica, propone una visione conservatrice e centrata sull’indipendenza del Paese. Con il suo stile diretto e spesso provocatorio, immagina l’adesione alla NATO attraverso mezzi politici e la restituzione dei territori occupati. Per ora, le elezioni rimangono comunque subordinate alla revoca della legge marziale e alla cessazione delle ostilità.
Mentre l’Ucraina guarda al futuro, la Russia sembra intrappolata in un ciclo di repressione sempre più opprimente. L’eredità autoritaria di Putin – iniziata nel 1999 – ha raggiunto il suo apice nel 2024 con la morte in carcere di Aleksej Naval’nyj. Questo evento ha lasciato un vuoto che figure come Ekaterina Schul’man e Il’ja Jašin stanno cercando di colmare.
Ekaterina Schul’man, intellettuale influente, dall’esilio offre analisi critiche sul sistema politico russo dall’esilio, mentre Jašin, liberato in uno scambio di prigionieri, sostiene che “il futuro della Russia dipende da un’opposizione unita e capace di proporre una visione alternativa”. Tuttavia, l’opposizione russa rimane frammentata, come evidenziato durante la marcia del 17 novembre 2024 a Berlino, dove entrambi ora sono residenti.
La manifestazione, guidata da figure di spicco dell'opposizione come Julija Naval’naja e Vladimir Kara-Murza, ha radunato circa duemila partecipanti. I manifestanti hanno avanzato richieste precise: il ritiro immediato delle truppe russe dall’Ucraina, un processo per crimini di guerra contro Vladimir Putin e la liberazione dei prigionieri politici. Berlino, con la sua lunga tradizione di accoglienza per i dissidenti, si è confermata epicentro del movimento di opposizione russo. Questo evento, il primo di tale portata organizzato all’estero dall’inizio dell’invasione dell’Ucraina, ha rappresentato un raro momento di unità tra i dissidenti, solitamente divisi su programmi e strategie per il futuro della Russia.
Nonostante le tensioni interne e le divergenze, la capitale tedesca continua a incarnare una speranza per l’opposizione, come dimostrato dall’annuncio di una nuova marcia prevista per marzo 2025. Tuttavia, la situazione rimane critica: all’estero, il movimento appare frammentato, mentre in Russia è quasi del tutto soffocato da un sistema repressivo che Human Rights Watch ha definito “il più oppressivo dalla fine dell’era sovietica”.
Sulla scacchiera internazionale, il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca aggiunge ulteriore incertezza. Trump si è offerto come mediatore nel conflitto, ma la sua retorica ambigua e il passato rapporto con Mosca sollevano dubbi sulla sua effettiva capacità di promuovere la pace. Il suo approccio potrebbe essere una strategia politica per rafforzare la sua immagine, ma senza un supporto globale coordinato, è improbabile che porti a risultati concreti.
Pace o caos? O, per dirla alla Tolstoj: guerra o pace? L’Ucraina riuscirà a raggiungere una pace stabile? La Russia sarà in grado di avviare un processo di cambiamento? E il ritorno di Trump modificherà l’assetto globale, intensificando le tensioni o creando nuove opportunità diplomatiche? Una cosa è certa: il 2025 sarà un anno decisivo, segnato da svolte che lasceranno un’impronta indelebile. Le scelte fatte in questa fase cruciale definiranno il destino di intere generazioni e ricalibreranno gli equilibri internazionali. L’umanità scruta con ansia velata, consapevole che il presente determinerà il futuro.
Gli scenari possibili sono molteplici. Con Zelenskij, l’Ucraina potrebbe continuare a rafforzare la sua posizione sul piano internazionale, mentre un eventuale cambio di leadership potrebbe portare a una strategia più conciliante. Sul fronte russo, la repressione interna potrebbe accentuare il dissenso, anche se un cambiamento radicale appare ancora lontano. A livello globale, il bilanciamento tra le grandi potenze – con Europa, Stati Uniti e Cina al centro della scena – influenzerà profondamente le relazioni internazionali nei prossimi anni.