9/11, la conta delle vittime corre ancora
Le vittime per le forme tumorali dovute alle polveri rilasciate dalle Torri Gemelle continuano, anno dopo anno
A 22 anni da quel maledetto 11 settembre 2001 si continua a morire a New York: alla vigilia del 22esimo anniversario il corpo dei vigili del fuoco ha aggiunto 43 nuovi nomi al suo World Trade Center Memorial Wall che commemora i pompieri colpiti da malattie letali (ad oggi sono 331) legate al loro lavoro tra le macerie contaminate delle Torri Gemelle. È provato che le sostanze inalate abbiano dato origine a tumori alla prostata, alla tiroide, allo stomaco e a diverse forme di leucemia e, a tal proposito, è stato realizzato uno studio dal titolo “ADDRESSING THE HEALTH IMPACTS OF 9-11”.
Chi ordinò gli attacchi e decise le modalità operative è stato oggetto di analisi migliaia di volte e la ricostruzione dei fatti oggi è chiara, anche se l’11.09.01 fu il trampolino di lancio per i complottisti di ogni angolo del globo. Costoro da quel giorno diffondono le più disparate versioni di quanto accadde, attraverso libri, film, conferenze e pseudo-documentari che si basano essenzialmente sulla convinzione personale che la nazione più potente al mondo, non può essere stata messa in ginocchio da 19 kamikaze ispirati da Osama Bin Laden, dal momento che se ne stava rintanato in una caverna dell’Afghanistan. Per i complottisti è inaccettabile che la CIA, l’FBI e l’NSA, invece di collaborare per proteggere il popolo americano, si nascondessero le informazioni. C’è persino chi dice di essere stato presente e di non aver visto nessun aereo andare contro le Twin Towers!
Quel giorno morirono 3.000 persone i feriti furono quasi 7.000. Alla vigilia del 22esimo anniversario, le autorità di New York hanno intanto dato un nome ad altre due vittime delle stragi. L'uomo e la donna, i cui nomi non sono stati resi pubblici per volontà delle famiglie, sono rispettivamente la 1.648esima e 1.649esima vittima che l'ufficio del medico legale ha identificato grazie a test avanzati del Dna.
Non ci sono dubbi sul fatto che l’attentato di al-Qaeda fosse temuto e atteso visti i molti segnali arrivati anche dopo gli attacchi alle ambasciate statunitensi colpite in Kenya e in Tanzania il 7 agosto del 1998 ( 224 morti e 4.000 feriti), una data simbolica visto che era la ricorrenza dell'arrivo delle truppe americane sul suolo saudita durante la prima guerra del Golfo. A proposito dell’Africa l’organizzazione fondata Bin Laden che il 31 luglio 2022 ha visto morire il suo leader Ayman al-Zawahiri incenerito da un drone a Kabul, è insieme all’Afghanistan e il Sud Est asiatico, il continente dove l’organizzazione mantiene il suo peso grazie agli affilitai locali vedi gli Al-Shaabab somali e la fusione di quattro gruppi affiliati ad al-Qaeda tra le regioni del Maghreb africano e del Sahel: Al-Qaeda nel Maghreb islamico (AQIM), Ansar al-Dine, Macina Liberation Front e Al-Mubraitoun. – con conseguente formazione di Jama'at Nasr a-Islam wal Muslimin (JNIM).
A far scattare la voglia di ritorsione da parte di Osama bin Laden nel 1990 fu la presenza di mezzo milione di soldati americani «infedeli» sul suolo sacro sauditachiamati dalla monarchia saudita per proteggersi da Saddam Hussein che aveva invaso il Kuwait. Quello che diventerà a lungo il terrorista piu’ temuto al mondo, aveva offerto alla famiglia Al-Saud la protezione della sua organizzazione che aveva chiamato al-Qaeda ( La Base) un gruppo terroristico internazionale, a ideologia islamista, ispirata a Sayyid Qutb ideologo della Fratellanza Musulmana, e ad Abd Allah al-Azzam uno dei principali ideatori del jihadismo contemporaneo, un predicatore e combattente palestinese a sua volta Fratello musulmano, che fu a lungo mentore di Bin Laden che dopo alcuni dissidi lo fece uccidere il 24 novembre 1989 con un’autobomba a Peshawar (Pakistan). Re Fahd che è stato il quinto re dell'Arabia Saudita dal 1982 al 2005, non ricevette mai Osama bin Laden che fu anche cacciato dal Regno nel 1991 e privato della nazionalità per attività antigovernative. Bin Laden si rifugiò per cinque anni in Sudan, prima di trasferire il quartier generale di al-Qaeda in Afghanistan sotto la protezione dei Talebani con i quali il legame non si è mai spezzato.
Per tornare all’11 settembre 2001 uomini e donne delle istutuzioni americane, cercarono disperatamente dei collegamenti con la Malesia, lo Yemen e l’Arabia Saudita dalla quale, guarda caso, arrivarono 15 dei 19 attentatori dell’11 Settembre. Ci sono prove inoppugnabili che per i 17 mesi precedenti agli attacchi del 2001, quasi tutti i profili degli attentatori rimasero in un cassetto per volontà della CIA, che non voleva cedere il passo all’FBI che aveva scoperto persino la pista del denaro utile a finanziare l’operazione. Chi crede al complotto però non arretra mai, nemmeno davanti a documenti ufficiali e nemmeno ascoltando l’ammissione dei responsabili di questo sfacelo. Troppo facile riconoscere che alla base di una delle più grandi tragedie della storia, ci siano state le invidie e i rancori personali, l’incapacità di gestire il flusso delle informazioni e la disorganizzazione delle forze di sicurezza americane, che sono infallibili solo nei film di Hollywood. Purtroppo oggi sappiamo cosa accadde dopo quella data, ricordiamo come gli americani abboccarono alla trappola “dello sceicco del terrore” che li voleva attrarre in Afghanistan a combattere e, sappiamo, come si mossero di conseguenza le placche tettoniche della storia che erano già in movimento. Siamo stati testimoni di come, da quel momento, i conflitti tra l’Occidente e il mondo arabo-musulmano, si siano fatti sempre più marcati e forse insanabili, ma nonostante questo, dopo le scellerate guerre afgane e irachene, è stata la volta della Libia senza avere un progetto e senza dimenticare il disastro della fuga degli occidentali dall’Afghanistan due anni fa.
L’onda d’urto provocata dall’invasione sovietica dell’Afghanistan del 1979, ha generato conflitti nei Balcani, nel Caucaso e in tutto il Medio Oriente, poi ha attraversato le cosidette “primavere arabe” passando per la Libia fino ad arrivare alla nascita dello Stato islamico, che si formò prima che in Siria, in Iraq nelle terribili carceri irachene. Dopo 22 anni ci si chiede ancora se l’11.09.01 sarebbe potuto mai accadere senza Osama Bin Laden. Sicuramente no, fino al suo arrivo i gruppi islamisti erano solo concentrati su degli obiettivi nazionali e fu grazie alla sua visione che nacque “l’internazionale jihadista”. Solo lui fu capace di unire gruppi e personalità diverse passando attraverso l’esilio, le sconfitte e la perdita di ogni risorsa economica. In Sudan, il saudita arrivò milionario per andarsene quasi senza un soldo, ma a loro mostro’ la strada dell’assassinio globale. Pero’ la fiamma della rivolta salafita internazionale non si sarebbe mai potuta accendere senza i testi avvelenati dell’ideologo della Fratellanza musulmana, l’egiziano Sayyid Qutb, impiccato nel 1966 dai suoi connazionali. A chi continua a pensare che le colpe siano sempre e solo nostre, è bene ricordare che senza di lui Al-Qaeda, Hamas e lo Stato islamico non sarebbero mai esistiti.