Il boomerang dell'aborto sulle elezioni di Midterm
La Rubrica - Lessico Familiare
Il diritto/divieto all’aborto è stato il vero protagonista nelle recenti elezioni USA, un’arma a doppio taglio per i repubblicani che hanno scoperto come lo stesso abbia avvelenato i pozzi da cui ritenevano di poter attingere un successo clamoroso.
Che però non è arrivato. Anzi.
Avevo già scritto e commentato la storica e, per certi versi, scioccante pronuncia della Corte Suprema degli Stati Uniti d’America del giugno 2022 che, ribaltando la sentenza Roe vs Wade del 1973, aveva cancellato l’aborto dal novero dei diritti, muovendo molti governatori ultraconservatori a introdurne il divieto assoluto nei singoli Stati federali.
Da qui una spaccatura, mai così nitida negli USA, fra Stati blu (a guida democratica, permissivi) e Stati rossi (a guida repubblicana, proibizionisti), con proteste per le strade e annunci pubblicitari di ‘turismo dell’aborto’, dove i primi promettevano alle donne intenzionate ad interrompere la gravidanza, ma impossibilitate perché residenti in Stati anti-abortisti, a recarsi da loro dove sarebbero state assistite da medici disposti a effettuare l’operazione.
Un po’ come si fa con gli interventi dentistici in Polonia e Croazia con pubblicità ad hoc.
In questo clima le elezioni di midterm di novembre - quelle di metà mandato che forniscono una proiezione sul gradimento in corso del Presidente degli Stati Uniti e rinnovano metà del Congresso - sono diventate una vera e propria cartina di tornasole dove il diritto all’aborto l’ha fatta da padrone.
Questo infatti ha rappresentato, più dell’economia, della guerra in Ucraina, dell’inflazione galoppante che flagella gli USA, uno dei temi più dibattuti della campagna elettorale.
Addirittura le elezioni predette si sono svolte, in cinque Stati, in contemporanea con veri e propri referendum sull’aborto.
Il responso degli elettori è stato schiacciante nel condannare qualunque restrizione all’aborto e quella red-wave - l’onda rossa repubblicana che doveva affermarsi per sancire una svolta pro-life su questi temi- è apparsa fortemente ridimensionata.
Ma anche dove si decidevano solo le candidature al Congresso, l’aborto ha spento le velleità repubblicane, chiamando alle urne una massa mai vista di elettori giovani (tradizionalmente ostili ai divieti), la c.d. generazione Y, che hanno indirizzato il loro voto verso lo schieramento democratico, in barba al disastro mediatico di un Biden che stava trascinando il suo partito verso il baratro.
Come se non bastasse gli stessi conservatori hanno constatato come due terzi dei propri elettori fosse pro-choice e hanno ammorbidito in corsa il linguaggio, perdendo così anche credibilità.
Questo precedente, se letto cum grano salis, ovvero come una disfatta per chi voleva cavalcare l’anti-abortismo ai fini elettorali, allontanerà di molto il nostro Paese dal sollevare questo rischiosissimo tema nei programmi futuri del governo in carica.
Giorgia Meloni appare oltre che determinata, intelligente e avveduta, ragione per cui ritengo sappia benissimo come sia facile, in politica, scivolare su una buccia di banana, spegnendo in un baleno il gradimento di cui ancora gode e che l’ha condotta sul più alto scranno dell’esecutivo.
Non è un caso che la prima Premier donna abbia dichiarato, ancora in campagna elettorale, che la legge 194 non verrà toccata.
Peccato per lei che non tutti sono disciplinati nella sua coalizione, come il forzista Gasparri, che ha depositato un disegno di legge per modificare l’articolo 1 del Codice civile e introdurre nel nostro ordinamento il riconoscimento della capacità giuridica al concepito.
Una proposta di legge che, se non tocca direttamente la Legge 194, di fatto la mina dall’interno.
Da attenzionare anche il neo-Presidente della Camera Lorenzo Fontana, tradizionalmente impegnato nelle battaglie anti-abortiste, di cui si registrano affermazioni come quella secondo cui l’aborto sarebbe la ‘prima causa di femminicidio in Italia”.
Insomma, Giorgia dovrà imporre una linea ferma e disinnescare molti focolai di fuoco-amico, se non vuole assaporare l’effetto boomerang che il tema dell’aborto può sortire, come avvenuto negli USA.
Anche perché l’aborto non è di destra o di sinistra, è un tema etico non strumentalizzabile dalla politica, un diritto che l’opinione pubblica ha già assimilato e di cui difficilmente accetterà di privarsi.
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