“Voglio il passaporto russo!”: il caso del giornalista Andrea Lucidi fa tremare Bruxelles
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“Voglio il passaporto russo!”: il caso del giornalista Andrea Lucidi fa tremare Bruxelles

Il corrispondente di guerra italiano chiede asilo politico a Putin e denuncia pressioni dall’UE. Tra accuse di propaganda e libertà di stampa, la sua scelta divide l’opinione pubblica

Andrea Lucidi, corrispondente di guerra italiano, ha scelto di chiedere asilo politico in Russia: “Ho chiesto la cittadinanza a Putin per sfuggire alle sanzioni europee”. Questa notizia, che ha rapidamente fatto il giro delle testate russe, sta scuotendo il mondo dell’informazione europea. Collaboratore dell’agenzia International Reporters, Lucidi ha deciso di formalizzare la richiesta di cittadinanza russa per proteggersi dalle minacce di sanzioni imposte dall’Unione Europea, che limiterebbero la sua libertà di movimento e compromettere il suo lavoro giornalistico.

Il reporter, che vive nella Repubblica Popolare di Lugansk dal 2022, nel giustificare la sua decisione, ha sottolineato che senza un passaporto russo rischierebbe di essere bersaglio di restrizioni, diventando vulnerabile a ulteriori misure punitive. “Da due anni sono in prima linea a documentare la realtà del Donbass per il pubblico occidentale, ma ora rischio di vedermi sequestrato il passaporto italiano,” ha dichiarato su Telegram, aggiungendo: “Non sono un agente del Cremlino, ma solo un giornalista che racconta i fatti”.

Lucidi prevede di continuare il suo lavoro all’interno di International Reporters, un’agenzia che, sebbene non ci siano prove di un diretto sostegno da parte di Putin, opera in un contesto che solleva dubbi sulla sua autonomia editoriale. La testata, che riunisce corrispondenti da aree di conflitto, è spesso accusata di essere vicina alle posizioni del Cremlino, alimentando sospetti che le sue cronache riflettano una narrativa filorussa.

In un’intervista a TASS del 4 novembre, il reporter italiano ha ribadito che l’UE starebbe minacciando sanzioni che gli impedirebbero di viaggiare, spingendolo così a cercare protezione attraverso la cittadinanza russa. Secondo quanto riportato da Vedemosti e da Gazeta.ru, il giornalista ha persino inoltrato una lettera diretta al presidente Vladimir Putin per formalizzare la sua richiesta.

La decisione di Lucidi ha innescato un vero e proprio terremoto mediatico in Europa. Secondo quanto riportato dal quotidiano Komsomol’skaja Pravda, il giornalista italiano teme non solo le sanzioni già minacciate da Bruxelles, ma anche ulteriori ritorsioni in arrivo da Kiev. “Sono finito nel mirino politico a causa delle mie cronache sul conflitto ucraino”, ha dichiarato Lucidi, evidenziando come la sua posizione lo abbia reso un bersaglio tanto per l’Occidente quanto per le autorità ucraine, intenzionate a mettere a tacere le voci critiche.

Le sue dichiarazioni hanno trovato ampia risonanza anche su altre testate russe, come Argumenty i Fakty (AIF.ru), dove ha ribadito: “Non tornerò in Italia. La Russia è ormai la mia seconda casa. Voglio dare il mio contributo alla lotta contro il fascismo, poiché sono un antifascista convinto”. Lucidi ha inoltre evidenziato che un possibile rientro in patria comporterebbe il rischio di arresto e il blocco dei suoi conti bancari, rendendo la sua situazione ancora più critica.

Il caso di Lucidi non è un episodio isolato. Anche il connazionale Daniel Martinelli aveva precedentemente manifestato l’intenzione di trasferirsi stabilmente in Russia, cercando di costruirsi una nuova vita lontano dalle pressioni occidentali. Analogamente, il finlandese Johan Bäckman e l’americano John Robles, noti per le loro posizioni critiche verso l’Occidente, hanno di recente ottenuto il passaporto russo, consolidando il loro legame con Mosca. Robles, in particolare, è attivamente impegnato nel fornire supporto umanitario alle forze russe nelle zone di conflitto.

Un altro caso significativo è quello di Angelo Giuliano, analista finanziario italiano che, il luglio scorso, dopo aver assistito alla cerimonia di apertura delle Olimpiadi di Parigi, aveva dichiarato su X: “Chiedo asilo in Russia, non voglio far parte di questo Paese”. Secondo Giuliano, l’atmosfera durante l’evento è stata il catalizzatore di una decisione tanto radicale.

Libertà di stampa o propaganda? La decisione di Andrea Lucidi ha suscitato reazioni opposte: in Europa, viene stigmatizzato come un “traditore”, mentre in Russia è acclamato come un simbolo di resistenza contro la narrativa dominante dell’Occidente. Le sue dichiarazioni, insieme a quelle di figure come Johan Bäckman e John Robles, evidenziano un trend in crescita: intellettuali e giornalisti che guardano alla Russia come a un rifugio, un luogo dove poter esercitare la propria professione senza le pressioni politiche e le censure che percepiscono nei loro Paesi d’origine. Questa tendenza sembra rivelare un panorama sempre più polarizzato, dove la ricerca della libertà di espressione porta alcuni a cercare riparo proprio dove, paradossalmente, i confini tra informazione e propaganda si fanno più sfumati.

Di fatto, le accuse contro Lucidi non sono una novità. Già in passato, un quotidiano italiano lo aveva etichettato, insieme al collega Vincenzo Lorusso, come “propagandista del Cremlino”. In risposta a queste critiche, Andrea Lucidi ha ricordato un episodio emblematico: la vicepresidente del Parlamento Europeo, Pina Picierno, aveva mostrato pubblicamente una sua foto scattata a Soledar, una città dell’oblast’ di Donec'k, in cui indossava distintivi con la lettera Z, utilizzata dalle forze russe. Accusato di essere un agente straniero, Lucidi aveva replicato: “Lavoro da anni per i media italiani, ho coperto conflitti in Libano e Siria. Nulla è cambiato nel mio approccio”.

Ma c’è dell’altro. Il 4 novembre scorso, sul portale International Reporters, lo stesso Lucidi ha denunciato ulteriori tentativi di censura: “In un articolo su Linkiesta, Massimiliano Coccia ha rivelato che il governo ucraino avrebbe chiesto al Ministro degli Esteri italiano, Antonio Tajani, di prendere in considerazione sanzioni contro di me e il mio collega Vincenzo Lorusso per il nostro lavoro in Russia. Tajani ha ribadito che l’Italia applica solo sanzioni internazionali o dell’Unione Europea, ma sembra che l’Ucraina stia cercando di coinvolgere l’Alto Rappresentante per la politica estera dell’UE in questa campagna. Inoltre, tra i sostenitori di questa richiesta, vi sarebbe anche Pina Picierno, moglie di Coccia”.

Lucidi ha poi concluso: “Questa situazione solleva serie preoccupazioni sullo stato della libertà di stampa e sull’indipendenza del giornalismo. L’idea che pressioni politiche possano condizionare il lavoro dei giornalisti è inquietante e mina le basi stesse delle società democratiche”.

La scelta del reporter italiano di rivolgersi direttamente a Putin rischia di inasprire ulteriormente le relazioni tra Russia e Occidente. In un periodo in cui il Cremlino sembra intenzionato ad accogliere figure capaci di sostenere la propria narrativa, la vicenda di Lucidi apre un nuovo capitolo in quella che si configura sempre più come una guerra combattuta anche sul fronte della disinformazione. Resta da vedere se la sua decisione influenzerà le sorti di altri giornalisti che cercano rifugio dalle pressioni politiche. Intanto, il mondo osserva con apprensione, mentre questo intricato gioco di potere si intensifica in un contesto geopolitico sempre più carico di tensioni.

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Lara Ballurio

Giornalista, Esperta in comunicazione, Analista geopolitica, Ghostwriter

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