fratelli musulmani
(Ansa)
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L'Austria dichiara fuorilegge i «Fratelli Musulmani». E noi no

Con la nuova legge antiterrorismo adottata l'8 luglio in Parlamento, l'Austria diventa il primo Paese europeo a mettere al bando la confraternita islamista fondata quasi un secolo fa dall'egiziano Hassan al-Banna

Lo scorso 8 luglio 2021 l'Austria si è dotata di una nuova legge antiterrorismo che consente alle autorità maggiori poteri nel campo della sorveglianza e del controllo degli ambienti estremisti. Tra le decisioni assunte dal governo di Vienna c'è l'inclusione dei Fratelli musulmani nella lista dei "gruppi estremisti legati a crimini a sfondo religioso". Il nome della confraternita si aggiunge così a quelli dell'Isis , Al-Qaeda, Hamas, Hezbollah, il Pkk curdo, i Lupi grigi turchi già messi al bando anche in Francia e Germania, e il movimento fascista croato degli Ustascia.

Con la nuova legge "chiunque possegga o diffonda slogan o documenti che promuovono gruppi nella lista nera sarà punito con una multa di 4.000 euro e/o la reclusione di un mese In caso di recidiva, le condanne potrebbero arrivare fino a 10.000 euro di multa e sei mesi di reclusione".

Si tratta certamente del colpo più duro mai inferto alla potentissima confraternita in Europa che ha reagito insieme all'organizzazione turca di Millî Görüs, accusando il governo di Vienna di "alimentare l'islamofobia" e di fomentare "gli attacchi contro i musulmani". Accuse risibili visto che proprio l'Austria è l'unico paese in Europa a concedere uno status ufficiale all'Islam senza dimenticare che il Paese è stato a lungo una delle principali roccaforti dei Fratelli Musulmani e uno dei centri finanziari dell'islamismo politico in Europa. Inoltre occorre ricordare che gli uomini fedeli ad Hassan al-Banna, il fondatore egiziano della Fratellanza, costruirono le loro prime reti europee a metà degli anni '60 a Graz, capoluogo della provincia della Stiria, a sud-ovest di Vienna.

Dei Fratelli musulmani e della nuova legge austriaca parla a Panorama.it Saïda Keller-Messahli giornalista, scrittrice e attivista per i diritti svizzero-tunisina. È fondatrice e presidente del Forum for a Progressive Islam e ha ricevuto il Premio svizzero 2016 per i diritti umani.

Cosa ne pensa della nuova legge austriaca, crede che la stessa cosa dovrebbe essere fatta in altri paesi?

«È un passo coraggioso da parte del parlamento austriaco di essersi dato una base giuridica per combattere meglio l'islam politico, un'ideologia islamista liberticida, misogina e antisemita che propaga l'odio dell'altro, l'odio di ogni alterità e che non dovrebbe avere posto in una democrazia. Uno degli slogan dei Fratelli Musulmani è "Il Corano è la nostra Costituzione". Vale a dire che la loro ideologia disprezza qualsiasi legge fatta dall'uomo e quindi qualsiasi democrazia, perché vogliono una società governata dalla legge di Allah, quindi uno Stato islamico. Sì, penso che ogni democrazia dovrebbe seguire l'esempio dell'Austria nei confronti dell'Islam politico dei Fratelli Musulmani, di Milli Görüs, il loro corrispondente turco, e di qualsiasi forma di Islam politico».

Lei è certamente una delle voci più forti nella lotta contro l'Islam politico che si sta diffondendo in Europa, può spiegarci quali pericoli corriamo permettendo alla loro enorme rete di diffondersi ulteriormente?

«Poiché l'obiettivo del loro ingresso nelle istituzioni democratiche è quello di combattere qualsiasi forma di separazione tra politica e religione, quindi di combattere qualsiasi principio di laicità dall'interno delle istituzioni democratiche e di mettere le mani sui musulmani in Europa, c'è un grande pericolo che si stabilisca una mescolanza di religione e politica senza che la gente se ne renda veramente conto, dove il loro Islam politico si imporrà. Ma il pericolo maggiore è il loro lavoro attivo contro qualsiasi integrazione sociale dei musulmani in Europa. Questo dividerà ancora di più la società in musulmani e non musulmani. Un esempio molto concreto: i Fratelli musulmani hanno in molte università europee una struttura per gli studenti musulmani. Questi studenti sono ben controllati e guidati dalla fratellanza. Invitano le personalità dei Fratelli Musulmani a tenere conferenze, fanno propaganda per il loro obiettivo, si danno una legittimazione accademica e impongono il loro discorso vittimistico di "islamofobia" e "discriminazione dei musulmani", "razzismo antimusulmano" ecc. Questo discorso avrà un impatto su tutti coloro che sono contro il razzismo e la discriminazione ma non conoscono il discorso degli islamisti. Un altro esempio è che queste associazioni di studenti musulmani all'università (MSA) e in altre istituzioni statali e laiche cercheranno di avere una sala di preghiera che servirà loro principalmente come strumento politico che - tra le altre cose - faciliterà il proselitismo verso gli studenti non musulmani. Il proselitismo, in arabo Da'wa, è un'attività politica molto importante degli islamisti».

Perché pensa che i partiti di sinistra siano affascinati dai Fratelli Musulmani? Succede ovunque, ma perché?

«Penso che gran parte della sinistra sia troppo benevola e ingenua quando si tratta di Islam politico. Questa parte della sinistra non sa distinguere tra un Islam tradizionale e un Islam politico incompatibile con i valori democratici. La sinistra è tradizionalmente il partito che difende i più deboli della società, compresi gli immigrati e i loro figli, e che ha un discorso antimperialista e anticolonialista. Il discorso degli islamisti si innesta anche sul discorso terzomondista, anticolonialista e antimperialista per tornare al VII secolo, quando visse il profeta dell'Islam. È questo punto comune che rende cieca gran parte della sinistra e che attiva il suo riflesso paternalista verso qualsiasi altra cultura. Un paternalismo che è, inoltre, una forma di razzismo poiché vuole proteggere "i" musulmani senza tener conto del fatto che sono molto diversi e che la maggioranza dei musulmani in Europa è perfettamente laica e non sostiene gli obiettivi e le richieste degli attori dell'islam politico organizzato nelle moschee. La grande maggioranza dei musulmani in Europa è liberale e non vuole essere definita solo dalla sua affiliazione religiosa. Rifiutano di essere imprigionati in un'identità esclusivamente religiosa - un imprigionamento che gli attori dell'Islam politico coltivano».

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Stefano Piazza