Kamala harris
(Ansa)
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Gli autotrasportatori voltano le spalle a Kamala Harris

Dopo aver dato sempre endorsement a candidati dem dal 2008, quest'anno il loro sindacato ha deciso di non esprimere preferenze. E intanto, secondo un sondaggio tra gli iscritti, Trump risulterebbe più popolare della rivale di oltre 20 punti

Una pesante tegola si è abbattuta sul capo di Kamala Harris. L’International Brotherhood of Teamsters, il potente sindacato americano degli autotrasportatori, ha annunciato che, quest’anno, non darà il proprio endorsement ad alcun candidato presidenziale. Si tratta di una pessima notizia per la vicepresidente: era infatti almeno dal 2008 che questo sindacato dava il proprio sostegno ai candidati dem. Non a caso, lo stesso Washington Post ha parlato di un “colpo ai democratici”. Non solo. Poco prima di rendere nota la sua decisione, l’organizzazione ha pubblicato una recentissima rilevazione interna, volta a sondare gli umori dei propri iscritti: ne è emerso che il 58% si è detto a favore di Donald Trump, mentre appena il 31% ha espresso sostegno nei confronti della sua avversaria. È quindi abbastanza ovvio che, pur non avendo ricevuto formalmente un endorsment, la situazione complessiva vada a vantaggio del candidato repubblicano.

Innanzitutto è bene ricordare che questo sindacato conta circa 1,3 milioni di iscritti e che risulta piuttosto influente in alcuni dei principali Stati chiave: specialmente Michigan, Pennsylvania e Nevada. Ebbene, visto che in tutti e tre i sondaggi danno un quadro fondamentalmente in bilico, non è escludibile che la Harris possa subire dei contraccolpi in loco a causa del mancato endorsement. In secondo luogo, la vicepresidente deve fare anche i conti con un significativo problema d'immagine: dopo aver ricevuto l’appoggio di altri sindacati, sperava evidentemente di rafforzare la propria narrazione di candidata vicina alla working class. Eppure, la scelta degli autotrasportatori, oltre al suddetto sondaggio interno, le ha di fatto rotto le uova nel paniere. A peggiorare le cose per la candidata dem sta il fatto che, a luglio, gli iscritti del sindacato sostenevano Joe Biden con il 44% dei voti a fronte del 36% racimolato da Trump. Questo significa che la Harris, rispetto a Biden, ha perso significativamente terreno nei confronti degli autotrasportatori.

Resta comunque il fatto che i rapporti tra il sindacato e l'attuale amministrazione americana si erano notevolmente guastatati. Tre mesi fa, Reuters riportò che il presidente dell’organizzazione, Sean O'Brien, si era fortemente irritato per non aver ottenuto un incontro con l’inquilino della Casa Bianca sulla questione del fallimento della holding dei trasporti, Yellow Corporation: azienda che aveva quasi tutti i dipendenti iscritti all’International Brotherhood of Teamsters. Inoltre, la mossa del sindacato potrebbe adesso rafforzare la campagna di Trump che, dopo il dibattito del 10 settembre, era entrata in una fase di relativa difficoltà. Anzi, un aspetto da sottolineare è che l’organizzazione ha reso noto di aver commissionato il suo sondaggio interno dopo il confronto televisivo tra l’ex presidente e la Harris. Un elemento in più, questo, che potrebbe rovinare lo slancio, registrato negli ultimi giorni dalla vicepresidente in svariati sondaggi. La partita è ancora lunga e resta decisamente aperta. Ma le debolezze della candidata dem nel mondo della working class permangono. E questo, per lei, è un fattore di vulnerabilità da non sottovalutare.

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Stefano Graziosi