Dal Consiglio Europeo più incognite e rinvii che decisioni
La due giorni di Bruxelles ha mostrato un Unione spaccata su vari fronti (immigrazione, energia, questione polacca). E, con l'addio di Angela Merkel, l'incertezza sul futuro aumenta
È un Consiglio europeo carico di dubbi quello che si è chiuso oggi. Dubbi che riguardano il futuro sotto svariati punti di vista. Innanzitutto va ricordato che questo sia stato l'ultimo consesso a vedere la partecipazione della cancelliera Angela Merkel: un elemento significativo, che contiene numerose incognite. Il nuovo governo tedesco si avvia infatti ad essere costituito da forze politiche che divergono su svariati temi significativi: fattore, questo, che si ripercuoterà prevedibilmente sull'influenza della Germania in seno all'Unione europea. Inoltre non va neppure trascurato che il presidente francese, Emmanuel Macron, si stia avvicinando a una dura campagna elettorale per la rielezione: un altro fattore che può avere delle conseguenze sugli attuali equilibri europei. La situazione complessiva è quindi ricca di incertezza: un'incertezza di cui potrebbe tuttavia cercare di approfittare Mario Draghi che, in occasione del Consiglio europeo, si è mosso su più fronti, tenendo un bilaterale con lo stesso Macron e intervenendo soprattutto sulla questione energetica. "Bisogna intervenire al più presto per limitare gli aumenti del prezzo dell'energia, per preservare la ripresa e salvaguardare la transizione ecologica", ha in tal senso dichiarato il premier.
Il secondo elemento che è emerso dal consesso è la profonda spaccatura che attraversa l'Unione europea. Sul clima del Consiglio ha infatti significativamente pesato la spinosa questione della Polonia: Olanda, Belgio, Irlanda e Lussemburgo hanno pesantemente criticato la sentenza della Corte costituzionale polacca, secondo cui alcune norme europee risulterebbero incompatibili con la carta fondamentale del Paese. Di contro, Varsavia ha incassato l'appoggio dell'Ungheria, che ha fatto sponda con la Polonia anche sul dossier dello Stato di diritto. In tutto questo, la Slovenia ha provato a ritagliarsi un ruolo di paciere. Insomma, è abbastanza chiaro che non si registri grande compattezza. Un problema non di poco conto anche in termini geopolitici. L'atteggiamento molto duro della stessa Commissione europea rischia infatti di spingere ulteriormente ampi pezzi del Gruppo di Visegrad tra le braccia della Cina. Del resto, elementi di divisione non sono emersi soltanto sul dossier polacco, ma anche su altri fronti, come quello energetico: si pensi, per esempio alla questione dello stoccaggio comune di gas e a quella del mix energetico. L'energia è stata inoltre anche fonte di tensione tra Berlino e Varsavia, con quest'ultima che ha duramente criticato il gasdotto Nord Stream 2, accusando l'opera di favorire la Russia.
Un'altra causa di attrito è stata poi quella del dossier migratorio. Secondo quanto riferito dall'Ansa, si sarebbero infatti verificate delle turbolenze su questo fronte durante il Consiglio: tanto che la bozza delle conclusioni sarebbe stata addirittura riscritta, allungando la sessione dei lavori. In particolare, al centro delle discussioni vi sarebbero stati tre temi principali. In primo luogo, la questione dei flussi migratori dalla Bielorussia: un fattore che, alcuni giorni fa, ha spinto vari Paesi a chiedere alla Commissione di finanziare delle barriere difensive. In secondo luogo, si è trattato dei finanziamenti ai Paesi terzi (con particolare riferimento alla Turchia). Infine è stato affrontato il tema spinoso dei cosiddetti movimenti secondari: un tema che, secondo indiscrezioni, avrebbe creato alcuni attriti tra Italia e Olanda. "Vari Paesi dell'Unione europea", ha dichiarato Draghi, "erano favorevoli ad un cambiamento di Schengen ma non c'è più questo riferimento. Io ho sottolineato il fatto che siamo lasciati fondamentalmente soli ma oggi questa situazione è un problema di tutti. L'importante -è non dividersi, non ha senso privilegiare un paese o una rotta. Sui rimpatri occorre che l'Unione europea agisca tutti insieme". Insomma, è un'Unione europea divisa e colma di incognite quella che esce da questo Consiglio europeo. E, spiace dirlo, senza risultati eclatanti.