ucraina
(Ansa)
Dal Mondo

I russi si ritirano da Kherson

La giornata sul campo di battaglia è di quelle che rischiano di risultare determinanti

Il ministro della Difesa russo, Sergei Shoigu, ha ordinato la ritirata delle truppe dalla riva occidentale del fiume Dnipro di fronte agli attacchi ucraini vicino alla città meridionale di Kherson. Si tratta di uno dei ritiri più significativi della Russia dopo nove mesi di guerra. Alla televisione russa il generale Sergei Surovikin ha detto che «non era più possibile rifornire la città di Kherson e dalla regione sono stati evacuati 115.000 civili» inoltre ha accusato gli ucraini « di avere bombardato scuole, ospedali e gli stessi civili evacuati al di là del Dnipro». Una notizia che rischia davvero di cambiare gli equilibri della guerra e che segna un punto a favore enorme per Kiev.

Al di là quindi delle dichiarazioni, dei cambi di generali e vertici militari e la chiamata alle armi di centinaia di migliaia di russi la situazione sul campo di battaglia sembra propendere sempre più verso l'Ucraina che negli ultimi mesi ha riconquistato terreni, villaggi e città.



Una notizia che per certi versi ha quasi del clamoroso e che ha messo in secondo piano quanto sta succedendo nella capitale ucraina. Questa mattina Ukrenergo, il gestore del servizio di trasmissione dell'elettricità dell'Ucraina, l'unico operatore delle linee di trasmissione ad alta tensione del paese, ha annunciato un blackout in tutta l’Ucraina. Secondo quanto riferisce l’agenzia Ria Novosti la maggior parte delle interruzioni della corrente elettrica avverrà nelle regioni di Kiev, Chernihiv, Cherkasy, Zhytomyr, Sumy, Kharkiv, Poltava, Dnipropetrovsk e Kirovohrad, e parte della regione di Zaporozhya controllata dagli ucraini.

Mentre da ieri erano già circa 4 milioni le persone rimaste senza elettricità nelle 14 regioni dell'Ucraina inclusa Kiev, il Consiglio di sicurezza russo ha annunciato all’agenzia Tass che il suo segretario, Nikolai Patrushev, e il segretario del Consiglio supremo di sicurezza nazionale iraniano, Ali Shamkhani, hanno discusso a Teheran «di questioni di sicurezza, tra cui le misure per contrastare l'interferenza negli affari interni di entrambi i paesi da parte dei servizi di intelligence occidentali» e hanno affrontato «una serie di problemi internazionali, inclusa la situazione in Ucraina e in Medio Oriente». Nikolai Patrushev che è arrivato a Teheran l'8 novembre scorso, oltre a quanto dichiarato discuterà ovviamente anche della potenziale vendita di missili balistici, di droni e di munizioni iraniane tutto materiale del quale i russi necessitano con urgenza. Intanto il conflitto continua senza grandi cambiamenti. Le forze ucraine hanno ottenuto guadagni marginali a nord-ovest di Svatove, nella regione di Luhansk, e fonti russe hanno affermato che le forze ucraine hanno intensificato le operazioni offensive verso Creminna. Le forze russe hanno continuato le operazioni offensive intorno a Bakhmut, Avdiivka e nell'oblast di Donetsk occidentale. Nelle scorse ore il gruppo Wagner ha diffuso una serie di comunicazioni nelle quali si parla di loro presunte conquiste territoriali nel Donbass, ma alcuniblogger russi hanno smentito la circostanza accusando la milizia privata di diffondere notizie false. Da settimane sui canali Telegram dei propagandisti del Cremlino si susseguono le critiche per l’andamento dei conflitti anche con frasi sprezzanti: «Avanziamo tre centimetri a giorno», ennesimo segnale di sfiducia nella cosiddetta «operazione militare speciale». Gli stessi blogger hanno anche proposto che l’esercito russo, per sovvertire le sorti del conflitto, coinvolga direttamente le truppe bielorusse ma l’ipotesi è altamente impopolare a livello nazionale e potrebbe costare a Lukashenko il sostegno del suo esercito o rischiare un picco di disordini interni come ci conferma il Generale di Corpo d’Armata Maurizio Boni: «Un sondaggio condotto da Chatham House un mese prima dell’inizio della guerra indicava un 12% della popolazione bielorussa favorevole alla partecipazione diretta al conflitto ucraino. Dopo il primo mese di combattimenti, la percentuale era scesa al 3%. Solo nel 2021 l’Ucraina ha rilasciato 4300 permessi di soggiorno ai bielorussi, molti dei quali sono fuggiti dal paese per evitare persecuzioni o per aiutare l’Ucraina a difendersi dall’aggressione russa. Inoltre, oltre 1500 volontari si sono uniti alle forze di Kiev e gli attivisti all’interno della Bielorussia hanno cercato di interrompere le reti ferroviarie nazionali per ostacolare il movimento delle truppe russe attraverso il paese». Alexander Lukashenko alimenta l’immagine di un’Ucraina ostile, ha assicurato a Mosca l’utilizzo del territorio bielorusso e del suo spazio aereo per facilitare lo sviluppo dell’operazione speciale, sta fornendo munizioni e qualche carro armato, ma questo è tutto quello che Putin è riuscito a ottenere sino ad ora da Minsk, e che Lukashenko può dare. Ma a livello tecnologico cosa potrebbe offrire la Bielorussia? Secondo Maurizio Boni: «La Bielorussia ha forze armate di tipo sovietico dotate di armamenti e tecnologia obsoleta che sarebbero facile preda dell’avversario. Se Putin avesse bisogno di impegnare l'esercito bielorusso in battaglia ad un certo punto della guerra il supporto di Lukashenko non sarebbe scontato. Nonostante l'attuale pressoché totale dipendenza di Minsk da Mosca (la Russia ha fornito alla Bielorussia tre miliardi di dollari in prestiti, fornisce petrolio e gas senza dazi ed è il principale importatore di prodotti bielorussi), la priorità di Lukashenko è la propria sopravvivenza politica. Si piegherà alla volontà del Cremlino solo se crede che non farlo sarebbe più pericoloso per lui. L'invio di truppe bielorusse sotto la pressione russa, contro la volontà di quasi tutta la popolazione, è chiaramente al di là della portata del rischio accettabile per Minsk». Prosegue intanto il mistero relativo ai membri del corpo d'élite dell'esercito nazionale afghano che sono stati abbandonati dagli Stati Uniti e dagli alleati occidentali quando il paese è caduto in mano ai talebani l'anno scorso. Alcuni di loro hanno affermato di essere stati contattati con offerte per unirsi all'esercito russo per combattere in Ucraina. Diverse fonti militari e di sicurezza afghane affermano che la forza di fanteria leggera addestrata dagli Stati Uniti che ha combattuto al fianco degli Stati Uniti e di altre forze speciali alleate per quasi 20 anni potrebbe fare la differenza di cui la Russia ha bisogno sul campo di battaglia ucraino. I 20.000-30.000 commando volontari dell'Afghanistan sono stati lasciati indietro quando gli Stati Uniti hanno ceduto l'Afghanistan ai Talebani nell'agosto 2021. All’epoca solo poche centinaia di alti ufficiali furono evacuati quando Kabul crollò. Migliaia di soldati sono fuggiti verso i paesi vicini della regione mentre i Talebani davano la caccia e uccidevano i lealisti del governo crollato. Molti dei commando rimasti in Afghanistan si stanno nascondendo per evitare la cattura e l'esecuzione. Qui occorre ricordare che gli Stati Uniti hanno speso quasi 90 miliardi di dollari per costruire le forze di difesa e sicurezza nazionali afghane. Nonostante la forza nel suo insieme fosse poco reattiva alle minacce e abbia quasi consegnato il paese ai Talebani nel giro di poche settimane, i commandos sono stati sempre tenuti in grande considerazione, essendo stati istruiti dai Navy Seals degli Stati Uniti e dal British Special Air Service. Possibile che vadano a combattere con i russi in Ucraina? Al momento non ci sono certe certezze, tuttavia, sono senza lavoro e senza speranza, molti commandos stanno ancora aspettando il reinsediamento negli Stati Uniti o in Gran Bretagna, il che li rende facili bersagli per i reclutatori russi, hanno affermato fonti di sicurezza afghane. Alcuni ex commandos riferiscono di essere stati contattati su WhatsApp e Signal con offerte per unirsi a quella che alcuni esperti hanno definito una «Legione straniera russa per combattere in Ucraina», evidente il riferimento alla milizia russa Wagner Group. La notizia del possibile arruolamento degli afghani ha causato preoccupazione negli ex circoli militari e di sicurezza dell'Afghanistan, con i membri che affermano che fino a 10.000 ex commandos potrebbero essere attratti alle offerte russe. Come ha affermato un'altra fonte militare: «Non hanno più un paese, lavoro, futuro. Non hanno niente da perdere e stanno aspettando un lavoro da 3 a 4 dollari al giorno in Pakistan o Iran o 10 dollari al giorno in Turchia, e se il Wagner o qualsiasi altro servizio di intelligence si rivolge a un ragazzo e offre 1.000 dollari per essere di nuovo un combattente, non rifiuterà. E se trovi un ragazzo da reclutare, questo può convincere metà della sua vecchia unità a unirsi perché sono come fratelli e così presto avrai un intero plotone».

I più letti

avatar-icon

Stefano Piazza