11 settembre
(Ansa)
Dal Mondo

I complici sconosciuti dell'11 settembre

21 anni dopo l'attentato alle Torri Gemelle ci sono ancora dei lati oscuri

Oggi ricorre il 21° anniversario degli attacchi terroristici contro gli Stati Uniti, pianificati dall'Afghanistan da Osama Bin Laden all’epoca leader e fondatore di al-Qaeda. Secondo quanto riportato dalla Commissione sull'11 settembre, l'ideatore del piano fu il kuwaitiano Khalid Shaykh Muhammad che nel 1996 fece visita a Bin Laden presentandosi come «un imprenditore in cerca di capitali e supporto logistico per compiere l'attacco, pur mantenendo una propria indipendenza dall’organizzazione terroristica». Dopo averci pensato a lungo tra il marzo e l'aprile del 1998, Bin Laden lo convocò e gli disse che era pronto a sostenere l'iniziativa che da quel da quel momento venne chiamata «Operazione aerei››.

Il progetto originario dell'attentato prevedeva l’utilizzo di 25-26 dirottatori kamikaze, divisi in gruppi di 4-6 per aereo ma ci furono alcuni problemi che obbligarono al-Qaeda a ridurre il numero dei dirottatori a diciannove. Alcuni di loro non ottennero il visto per gli Stati Uniti, altri rinunciarono a suicidarsi a bordo degli aerei, mentre altri elementi furono scartati durante le selezioni che vennero gestite anche dallo stesso Osama bin Laden. Quindici dirottatori provenivano dall'Arabia Saudita, due dagli Emirati Arabi Uniti, uno dall'Egitto e uno dal Libano e tra di loro il più famoso resterà per sempre l’architetto egiziano Mohamed Atta, capo della cosiddetta cellula di Amburgo e del comando suicida che ha dirottato il volo American Airlines 11, portandolo poi a schiantarsi contro la Torre Nord del World Trade Center. Come ormai noto i giganteschi errori e la mancanza di collaborazione tra l’Fbi e la Cia agevolarono di molto Osama bin Laden che in quella giornata causò la morte di 2.977 persone innocenti e danni multimiliardari alla città di New York, agli Stati Uniti e all’economia mondiale.

Se le indagini hanno rivelato gli autori, i finanziatori e le modalità degli attentati non si è mai riusciti a risalire alla gigantesca rete di complici che aiutarono sul suolo americano i quindici dirottatori, donne e uomini che vivono quasi certamente ancora negli Stati Uniti. Come ormai da tradizione dall’11 settembre 2001, data che ha cambiato per sempre la storia dell'Occidente, si terranno una serie di commemorazioni nei luoghi delle stragi. Il presidente Joe Biden depositerà una corona di fiori al Pentagono, dove intorno alle 9.37 dell'11/9 si schiantò il Boeing 757 dell'American Airlines. Qui morirono tutti i 64 passeggeri dell'aereo, inclusi i terroristi, e 125 persone che si trovavano all’interno palazzo del dipartimento della Difesa. La First Lady Jill Biden prenderà parte alla cerimonia in programma a Shanksville, (Pennsylvania), dove il volo 93 della United Airlines si schiantò fallendo il suo obiettivo, che era quasi certamente la Casa Bianca, provocando la morte di tutte le 44 persone a bordo. Alla commemorazione prevista al memoriale di Ground Zero ci sarà la vicepresidente Kamala Harris accompagnata dal marito Doug Emhoff. A ridosso delle celebrazioni a New York stanno tenendo banco le polemiche sulla partecipazione del sindaco delle Grande Mela ad un torneo di golf femminile sponsorizzato dall’Arabia Saudita che si terrà in città in ottobre nel club di Donald Trump.

Le famiglie delle vittime e diversi rappresentanti del consiglio municipale hanno chiesto al primo cittadino di annullare l'evento in segno di rispetto per le vittime l'11 settembre, senza dimenticare che a New York è in corso un processo intentato dai familiari delle vittime contro l’Arabia Saudita ritenuta dai ricorrenti coinvolta negli attacchi. «Chiediamo al sindaco di New York di stare lontano da Ground Zero e da tutti gli altri memoriali ed eventi dell'11 settembre a meno che non annulli l'Aramco Golf Series finanziata dall'Arabia Saudita» ha dichiarato Brett Eagleson, rappresentante delle famiglie delle vittime. L'ufficio del sindaco ha risposto «di non poter intervenire poiché si tratta di una decisione presa dal predecessore Bill de Blasio e di non poter rompere il contratto con la Trump Organization per ragioni legali». Il sindaco di New York Eric Adams, ex agente di polizia ed ex soccorritore del 9/11, è anche al centro di un'altra polemica ben più grave: secondo due membri del Congresso di New York Adams si rifiuterebbe di rilasciare una serie di documenti potenzialmente dannosi sugli attacchi terroristici dell'11 settembre 2001. La rappresentante Carolyn Maloney la scorsa settimana ha dichiarato: «Sono passati 21 anni dall'11 settembre 2001 e la città non ha ancora fornito informazioni su ciò che sapeva all'indomani degli attacchi. Ci sono migliaia di soccorritori e sopravvissuti all'11 settembre che hanno diritto a queste informazioni». Sia lei che il suo collega Jerry Nadler chiedono ad Adams di aprire i fascicoli della città su ciò che l'allora sindaco Rudy Giuliani e la sua amministrazione sapevano fin dall'inizio sui rischi per la salute che dovevano affrontare migliaia di newyorkesi dalla polvere e dal fumo di Ground Zero, informazioni rimaste segrete. Alcune fonti hanno confermato un rapporto del New York Times secondo cui un promemoria di un assistente inviato all'inizio di ottobre 2001 all'allora vicesindaco Robert Harding avvertiva che la città doveva affrontare fino a 10.000 richieste di risarcimento «compresi casi di illeciti tossici che potrebbero sorgere nei prossimi decenni». Secondo il New York Post «quel documento sarebbe ancora inedito mentre altri documenti sono in corso di revisione, ma sono stati trattenuti per la presenza di contenziosi in corso e potenziali». Adams inoltre vorrebbe anche tenere nelle casse della città quasi 300 milioni di dollari da un fondo per la difesa da 1 miliardo di dollari fornito dal Congresso poco dopo l'11/9 per pagare le richieste derivanti dalla pulizia del World Trade Center. Quel fondo, gestito da un'entità chiamata WTC Captive Insurance Co, ha risolto una causa di massa di 10.000 soccorritori di Ground Zero nel 2010, pagando più di 700 milioni di dollari. Ma, con poche eccezioni, è rimasto in gran parte inattivo per un decennio da quando il Fondo federale per l'indennizzo delle vittime dell'11 settembre (VCF) lo ha riaperto nel 2011. Ad oggi, il VCF ha distribuito più di 10 miliardi di dollari ai soccorritori e ad altri che si ritiene abbiano subito una malattia correlata all'11/9 –e che rinunciano al diritto di citare in giudizio. I parenti delle vittime attendono da 21 anni anche i processi a Khalid Shaikh Mohammed (detenuto a Guantanamo) e ad altri quattro terroristi, considerati complici degli attacchi.

Dopo l’annuncio del 2009 dell'allora presidente Barack Obama, che disse che Mohammed sarebbe stato trasferito a New York per essere processato da un tribunale federale di Manhattan, nulla è accaduto. La città di New York disse di non poter far fronte agli enormi costi per la sicurezza e così tutto rimase fermo. Da quel giorno del settembre 2001 il mondo è cambiato profondamente ma dopo lo sciagurato ritiro dell'esercito americano e alleati avvenuto un anno fa i Talebani governano ancora una volta l'Afghanistan e al-Qaeda gode di un rifugio sicuro esattamente come prima dell'11 settembre 2001 e l’unica differenza è che stavolta condividono il potere con la rete Haqqani (Haqqani network).

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Stefano Piazza