Credit Suisse prende in prestito 50 mld da Bns. «Negli ultimi 15 anni bruciati 100 miliardi di franchi»
Oggi il Consiglio federale si riunirà in una seduta straordinaria per discutere sulle difficoltà della banca elvetica
Ammaral-Khudairy, presidente della Saudi National Bank, azionista del Credit Suisse, probabilmente non si aspettava che la sua frase «I don't think they will need extra money» (Non credo che abbiano bisogno di denaro extra, ndt) avrebbe scatenato la tempesta che ha scosso nelle sue fondamenta la banca fondata nel 1856 da Alfred Escher a Zurigo.
Nemmeno il tempo di battere la notizia che al-Khudairy ha precisato che i sauditi, azionisti della banca al 10% dopo l’iniezione da 1,5 miliardi di franchi avvenuta in occasione dell’ultimo aumento di capitale, non verseranno più un franco: «Assolutamente no perché non possiamo visto che così supereremmo il 10%. È una questione di regolamentazione».
Le sue parole hanno causato un vero tracollo delle Borse europee e dei futures sul mercato americano con gli investitori preoccupati che la crisi delle banche d’oltreoceano possano riflettersi su altri istituti europei nonostante le agenzia di vigilanza abbiano affermato che il sistema bancario europeo resta solido.
Dopo una giornata complicatissima, Credit Suisse la scorsa notte ha annunciato di voler prendere in prestito 50 miliardi di franchi dalla Banca nazionale svizzera (Bns) «per rafforzare preventivamente la sua liquidità». Ieri sera a mercati chiusi la Bns e l'autorità elvetica di vigilanza sui mercati finanziari (Finma), hanno diffuso una nota nella quale si legge: «Alla luce delle attuali turbolenze sul mercato bancario statunitense, non sussistono indizi di un pericolo diretto di contagio per gli istituti svizzeri. Secondo la regolamentazione svizzera, tutte le banche devono disporre di riserve di capitale e di liquidità corrispondenti o superiori alle esigenze minime degli standard di Basilea. Inoltre, le banche di rilevanza sistemica sono tenute a soddisfare esigenze particolari in materia di capitale e di liquidità. Ciò consente di assorbire gli effetti negativi di gravi crisi e shock». A proposito del valore borsistico e il valore dei titoli di debito di Credit Suisse si legge che «sono stati fortemente influenzati dalle reazioni sul mercato. Finma intrattiene contatti molto stretti con la banca e dispone di tutte le informazioni rilevanti secondo il diritto in materia di vigilanza. In tale contesto, la Finma conferma che Credit Suisse adempie le esigenze particolari in materia di capitale e liquidità per le banche di rilevanza sistemica. Inoltre, in caso di emergenza Bns metterà liquidità a disposizione della banca attiva a livello globale.
Finma e Bns seguono molto attentamente gli sviluppi e al riguardo intrattengono un assiduo scambio con il Dipartimento federale delle finanze al fine di garantire la stabilità finanziaria». Inoltre secondo Bns e Finma «Credit Suisse soddisfa le esigenze in materia di capitale e liquidità poste alle banche di rilevanza sistemica». Grazie al sostegno ricevuto da Bns e Finma stamattina il titolo della banca è salito del 31%, con un corso di 2,22 franchi, mentre ieri l'azione aveva chiuso in ribasso del 24% a 1,70 franchi (in pratica meno del costo di un caffè). Scampato pericolo? Difficile dirlo anche perché i problemi della banca arrivano da lontano: nel 2007 la banca svizzera era l’ottavo maggior istituto quotato del mondo per capitalizzazione. Ieri con il titolo crollato a -31% (-24,24% alla chiusura dei mercati), la banca è precipitata al 155° posto, con una capitalizzazione intorno ai 7 miliardi di franchi svizzeri, circa 7,15 miliardi di euro. Questo significa che Credit Suisse negli ultimi 15 anni ha bruciato 100 miliardi di franchi di capitalizzazione e come scrive il Financial Times «con le valutazioni correnti, è come se avesse perso un’intera Goldman Sachs». Nonostante il sostegno della Bns e della Finma non sono pochi gli analisti che temono che stavolta per il Credit Suisse che negli anni è stato toccato da scandali di ogni tipo. Sarà molto difficile uscire indenne da questa crisi. Tra loro c’è Christian Schmidiger della Banca Cantonale di Zurigo che al Neue Zürcher Zeitung ha affermato: «Le reazioni del mercato illustrano soprattutto i timori per la fiducia dei clienti di Credit Suisse e il rischio di ulteriori rovesci che potrebbero influire negativamente sui coefficienti di liquidità. Le decisioni di Finma e di Bns dovrebbero ridurre i timori di effetti negativi sul sistema bancario. Resta da vedere quale effetto avranno le dichiarazioni di Bns sull'andamento dei nuovi afflussi di denaro». Ancora più duro il commento di DZ Bank: «Abbiamo raccomandato la vendita del titolo dall'estate del 2021 e rimaniamo scettici sul successo a lungo termine della ristrutturazione della banca. Sarebbe già un compito immane in tempi normali, ora c'è anche un generale scetticismo del mercato nei confronti delle banche. Il sostegno fornito da Bns e da Finma va comunque accolto con favore». Impossibile allo stato prevedere quello che accadrà al Credit Suisse, tuttavia, è realistico immaginare che la banca dovrà necessariamente avviare unaprofonda fase di ristrutturazione di tutte le sue attività. Ma tutto questo dovrà passare necessariamente da un nuovo management capace di affrontare una sfida come questa anche perché il «too big to fail» può valere fino ad un certo punto, come mostrano le parole Ammar al-Khudairy. Mentre scriviamo si apprende che oggi il Consiglio federale si riunirà in una seduta straordinaria a causa della situazione di Credit Suisse.Come scrive l’agenzia stampa Keystone-ATS le discussioni durante la riunione governativa odierna verteranno sulle difficoltà della grande banca elvetica. Non è ancora chiaro se l'esecutivo prenderà delle decisioni a supporto della banca.