Le nuove rotte della droga, marine e sottomarine
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Le nuove rotte della droga, marine e sottomarine

Sono almeno sei le rotte oceaniche che dai porti latinoamericani distribuiscono ogni tipo di sostanza in tutto il mondo. E dietro, spesso, ci sono le compagnie cinesi.

Droghe sintetiche come la metanfetamina, il fentanyl e i nitazeni stanno conquistando il mondo attraverso le «nuove autostrade della droga» dell’America Latina. Dopo anni di traffico di cocaina i gruppi criminali transnazionali che fanno business da queste parti, grazie anche alla rapida espansione della Cina nel settore portuale dell’area, stanno aprendo mercati nuovi ovunque, persino in Oceania. Panorama ne ha individuate almeno sei. La prima parte dal porto peruviano di Chancay, a 70 chilometri dalla capitale Lima, inaugurato lo scorso 29 di ottobre dal presidente Xi Jinping insieme con la sua omologa peruviana, Dina Boluarte, e gestito interamente dal gigante logistico cinese Cosco. Finora la Cina ha usato i porti messicani per l’invio di oppioidi sintetici e dei loro precursori ma ora Chancay è un’eccellente alternativa. Secondo un recente rapporto della International Coalition Against Illicite Economies, l’Icaie, il nuovo scalo è destinato a diventare un centro di criminalità organizzata, non solo latinoamericano, ma internazionale. «Nel nostro report abbiamo consultato la polizia locale, che ha concordato che sia i gruppi peruviani sia le organizzazioni internazionali, come i cartelli messicani e le triadi cinesi, cercheranno di affermarsi nel nuovo porto a causa del suo potenziale come nuovo fulcro commerciale nella regione» spiega alla stampa statunitense Pablo Zaballos, ricercatore dell’Icaie. Ma Chancay non è che la punta dell’iceberg.

Un altro rapporto, pubblicato lo scorso dicembre dal Centro per gli studi strategici e internazionali, il Csis con sede a Washington, avverte dei rischi per la sicurezza dell’espansione di Pechino nel settore portuale dell’America latina a causa della mancanza di trasparenza che «facilita la creazione e un giro di tangenti e la corruzione che, con la coercizione, sono fondamentali per qualsiasi organizzazione criminale che intenda gestire strutture di trasporto o logistica». A cominciare da molti scali dell’America del Sud, controllati o gestiti da aziende cinesi, oggi utilizzati dalla criminalità organizzata e al centro di inedite rotte globali per il traffico di droga.

Come dimostrato da una recente e importante operazione di Europol, gran parte della cocaina destinata al mercato estero passa attraverso il Canale di Panama e la Zona Libera di Colón, uno dei maggiori centri logistici del mondo. Questa zona franca è immediatamente adiacente al terminal internazionale di Manzanillo e al porto di Panama, entrambi gestiti da una compagnia cinese. È questa la seconda nuova autostrada della droga latinoamericana.Secondo il Csis la terza è invece «il terminal container di Buenos Aires, gestito sempre da un’impresa cinese, che si trova sull’idrovia Paraguay-Paraná, la rotta meridionale sempre più importante per il trasporto di cocaina andina in tutto il mondo».La quarta nuova autostrada della droga parte invece dal porto di Paranaguá, in Brasile, controllato al 90 per cento da un’ennesima società del Dragone con sede a Hong Kong. Situato nello stato meridionale del Paraná, Paranaguá è il maggior porto per l’esportazione di cereali dell’America Latina ma anche un centro cruciale per il narcotraffico, soprattutto da parte delle mafie italiane e balcaniche, a causa del tipo di merci che vengono imbarcate, principalmente soia, di cui la Cina è il principale destinatario. Un bollettino della società brasiliana di consulenza e assicurazione marittima Proinde ha riferito che in Brasile «c’è stato un aumento significativo del numero di casi di portarinfuse che salpano con cocaina nascosta nel carico sfuso, in spazi vuoti o attaccata allo scafo della nave».

Le portarinfuse sono navi utilizzate per il trasporto di carichi non-liquidi , come cereali, ma anche carbone, minerali grezzi e cemento, tutti materiali non stoccati nei container ma nelle stive. Secondo Proinde, l’uso di portarinfuse è il sistema più vantaggioso per i criminali perché i controlli sono più difficili, a differenza della droga contrabbandata in contenitori. Le sostanze illecite non sono imballate né sigillate dal trasportatore e, se vengono scoperte dalle autorità, di solito si cerca di far ricadere la responsabilità penale sull’equipaggio. Lo scorso settembre, l’operazione Viking della Polizia federale brasiliana ha scoperto proprio nel porto di Paranaguá una rete per il traffico di cocaina verso i Balcani, che impiegava subacquei per nascondere il carico di stupefacenti negli spazi sommersi delle navi da carico.Nel marzo del 2024, China Merchants Port Holdings Co. Ltd ha anche inaugurato con Cosco Shipping Brasil nel porto di Paranaguá la rotta che collega la costa orientale dell’America Latina alla Cina, la cosiddetta Esa. Nello stesso periodo sono stati scoperti una ventina di chili di marijuana dalla Cina che, secondo la polizia brasiliana, facevano parte di un carico destinato al Paese asiatico che non è stato ritirato dagli acquirenti. È un ulteriore elemento che conferma l’utilizzazione dello scalo per il traffico di stupefacenti verso il Dragone. La quinta nuova autostrada della droga è quella oceanica che parte soprattutto dal porto di Pecém, nello Stato brasiliano del Ceará, di proprietà al 70 per cento del porto di Rotterdam, e arriva in Australia attraverso Singapore, Indonesia, Taiwan o Hong Kong. In Oceania l’isola di Vanuatu in particolare è diventata un hub di smistamento, anche perché questo fazzoletto di terra in mezzo al Pacifico ha riconosciuto - dietro congruo pagamento - la cittadinanza a più di duemila stranieri, tra cui numerosi italiani legati alla ’ndrangheta. Secondo il procuratore di San Paolo Lincoln Gakiya, che vive scortato da anni, e a detta di un rapporto dell’intelligence verde-oro reso noto a metà febbraio, le due principali organizzazioni criminali brasiliane, il Primo Comando della Capitale, il Pcc, e il Comando Vermelho, hanno raggiunto una tregua firmando un’alleanza senza precedenti. «Questa unione potrebbe causare un aumento del traffico internazionale di cocaina e, cosa ancora più rischiosa, un ulteriore rafforzamento di tali organizzazioni criminali» ha affermato Gakiya.

Secondo gli esperti, l’obiettivo della tregua tra Pcc e Comando Vermelho è una maggiore collaborazione nelle due principali rotte storiche di traffico di cocaina in Brasile. La prima è la cosiddetta rotta «caipira»: controllata dal Pcc, inizia in Bolivia, attraversa diversi comuni dello Stato di San Paolo, raggiunge il porto di Santos e da lì prosegue soprattutto verso Africa ed Europa. L’altra rotta è invece controllata dal Comando Vermelho: passa lungo il fiume Solimões, in Amazzonia, dove viene caricata la cocaina colombiana e peruviana che poi arriva anche in Oceania. Per il tenente colonnello Rodrigo Duton, che ha pubblicato il 6 febbraio scorso un rapporto per l’Australian Institute of Strategic Policy intitolato Il corridoio di cocaina del Pacifico. La rotta di un cartello brasiliano verso l’Australia, l’espansione del Pcc, che opera già in almeno 23 Paesi, «è dovuta al mercato altamente redditizio della cocaina, alle rotte commerciali stabilite nel Pacifico, al coinvolgimento diretto nella logistica del traffico e alla diversificazione verso droghe sintetiche come metanfetamine e oppioidi». Per Duton «l’alta domanda in Australia rende il paese un mercato strategico e il Pcc potrebbe adottare là il modello di produzione ed esportazione dei cartelli messicani».La sesta nuova rotta è quella gestita dalle mafie turche che parte soprattutto da Puerto Bolívar, in Ecuador, e dal porto di Paita, in Perù, entrambe gestite da una società di Ankara e da cui salpano le droghe destinate soprattutto al mercato europeo. Oltre a queste nuove rotte, negli ultimi mesi si sono poi potenziate quelle che partono dai porti di Guayaquil in Ecuador, Manzanillo in Messico, Callao in Perù, Coronel in Cile, Santos in Brasile, molte delle quali co-gestite dalla ’ndrangheta e che hanno come destinazione soprattutto le nazioni del Vecchio continente.

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