Elezioni Usa
(Ansa)
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Una tranquilla notte di paura, ma gli americani hanno votato in sicurezza e senza incidenti

Decine di milioni di elettori americani si sono recati alle urne per scegliere il prossimo leader del Paese in maniera ordinata, senza incidenti o sparatorie o eventi turbativi della sicurezza.

I seggi si sono chiusi nella maggior parte degli Stati Uniti con ritardi che si sono trascinati per tutta la notte e l’incertezza sul presidente fino all’ultimo. Ma, in mezzo al voto, c’è una notizia certa: decine di milioni di elettori americani si sono recati alle urne per scegliere il prossimo leader del Paese in maniera ordinata, senza incidenti o sparatorie o eventi turbativi della sicurezza.

Il processo di voto, secondo funzionari di polizia e delle agenzie del governo citate dalla Cnn, «si è svolto senza intoppi, anche se i problemi causati da minacce di bombe non credibili provenienti dalla Russia hanno interrotto il voto in diversi Stati». Diverse minacce di attentati dinamitardi sono state segnalate in alcuni seggi del Michigan e della Georgia, e i controlli e le bonifiche hanno causato ritardi nelle operazioni di voto in varie contee, con i funzionari di sicurezza che hanno provveduto a sgomberare i seggi, per poi riprendere, una volta appurato che si trattava di voci infondate.

Anche in Wisconsin la polizia è intervenuta per minacce apparentemente mirate a disturbare il voto, e così è accaduto in Arizona e in Pennsylvania, dove un allarme bomba ha provocato l'evacuazione temporanea di un edificio a West Chester. Tutte le fonti dichiarano che tali minacce sembravano «provenire da domini e-mail russi, ma «nessuna è stata finora ritenuta credibile» ha dichiarato l'FBI.

Consapevoli dei possibili disordini e delle preoccupazioni dell’intera nazione su un possibile scenario da guerriglia urbana - soprattutto a causa delle affermazioni incendiarie di Donald Trump sui brogli elettorali di massa che hanno ricordato a molti i giorni dell’assalto al Congresso del 6 gennaio 2021 - il governo e i singoli Stati si sono adeguatamente preparati a ogni eventualità, e supervisionati più volte.

Anche perché, alla vigilia delle elezioni del 5 novembre, alcuni sondaggi per la prima volta nella storia americana recente registravano una tendenza alla giustificazione della violenza politica. Secondo l’Università di Chicago, sarebbe giustificabile per il 14% degli americani, se serve «raggiungere gli obiettivi politici che sostengo», mentre il 4,4% (circa 11 milioni di adulti) è d’accordo che «l’uso della forza è giustificato per riportare Donald Trump alla presidenza». Proprio questi dati avevano convinto il governatore dello Stato di Washington ad allertare la Guardia Nazionale. Cosa che hanno fatto anche altri Stati.

Martedì, prima della chiusura dei seggi, Trump ci aveva messo del suo, quando aveva postato sui social media affermazioni infondate su presunti brogli a Philadelphia, città a maggioranza democratica, cosa che ha poi costretto il procuratore distrettuale della città, Larry Krasner, a dichiarare che «non c'è alcuna base fattuale all'interno delle forze dell'ordine per sostenere queste accuse selvagge».

A parte ciò, nessuna sirena della polizia fuori dalla norma, né scontri, manifestazioni o violenze di alcun genere. L’America, per il momento, ha superato il test. Gli altri report della polizia e delle agenzie federali citate dalla Cnn riferiscono solo che alcune zone degli Stati Uniti «sono state interessate a fenomeni meteorologici estremi che hanno causato interruzioni temporanee delle infrastrutture», ma confermano che non si sono verificati «incidenti significativi a livello nazionale che abbiano avuto un impatto sulla sicurezza della tornata elettorale». I problemi riscontrati, insomma erano «in gran parte eventi previsti, di routine e pianificati».

Diversi Stati hanno registrato un'affluenza alle urne molto elevata, se non addirittura record. Come il Michigan e la Georgia. Quasi ovunque, in generale l'affluenza alle urne ha superato le aspettative.

Dunque, la macchina dello Stato ha funzionato. Forse è stato drammatizzato troppo l’evento. Questo è anche comprensibile, considerato che le elezioni statunitensi sono in generale un'impresa gigantesca: «Nel 2020, più di 161 milioni di elettori hanno votato e sono stati scrutinati in 50 Stati, più il Distretto di Columbia e cinque territori degli Stati Uniti, per un totale di 132.556 seggi elettorali e con l'aiuto di 775.101 operatori elettorali, secondo la Commissione di assistenza elettorale degli Stati Uniti» riporta la Cnn. La guerra civile, almeno per adesso, fortunatamente è rimandata.

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Luciano Tirinnanzi