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Turchia, dopo l’arresto dell’oppositore di Erdogan 15 milioni di turchi lo votano alle primarie

Turchia, dopo l’arresto dell’oppositore di Erdogan 15 milioni di turchi lo votano alle primarie

Ieri il tribunale di Istanbul ha convalidato l’arresto del sindaco di Istanbul, Imamoglu. L’oppositore di Erdogan annuncia dal carcere: «Non ci piegheremo mai!». Mentre le proteste continuano, ieri 15 milioni di turchi lo hanno votato come loro candidato per le prossime presidenziali del 2028.

La situazione politica si fa sempre più tesa in Turchia. Domenica si è conclusa la quinta giornata di proteste dopo l’arresto del sindaco di Istanbul, Ekrem Imamoğlu, il principale rivale politico dell’attuale Presidente Racep Tayyip Erdoğan.

È di ieri la notizia che il tribunale di Istanbul ha stabilito l’incarcerazione di Imamoğlu, ritenendo fondate le accuse di «gestire un’organizzazione criminale», oltre che di estorsione, registrazione illegale di dati personali, manipolazione di gare d’appalto e accettazione di tangenti.

Respinta, per il momento, l’accusa più grave legata al presunto supporto che il sindaco avrebbe fornito al Partito dei Lavoratori curdi (Pkk), fazione estremista curda che in Turchia è considerata un’organizzazione terroristica. Le dichiarazioni del tribunale, tuttavia, non lasciano ben sperare l’ormai ex sindaco di Istanbul: «Sebbene vi sia un forte sospetto che [Imamoğlu] aiuti un’organizzazione terroristica armata, poiché è già stato deciso che sarà arrestato per reati finanziari, [il suo arresto per terrorismo] non è ritenuto necessario in questa fase».

Nel frattempo, dal carcere di Silivri (lo stesso in cui è rinchiuso Osman Kavala, un altro oppositore di Erdoğan condannato all’ergastolo per il suo ruolo nelle proteste antigovernative del 2013), Imamoğlu annuncia: «Non ci piegheremo mai. Tutto andrà alla grande!».

Domenica 23 marzo è stata anche la giornata in cui si sono tenute le primarie del Partito Popolare Repubblicano (Chp), il principale partito di opposizione al quale appartiene il sindaco di Istanbul. Il voto si è trasformato in una vera e propria forma di protesta contro le autorità e di vicinanza al sindaco arrestato.

Alle primarie, svoltesi negli 81 seggi sparsi nelle principali città turche, hanno partecipato circa 15 milioni di turchi, (il Chp ha “solamente” 1 milione e 750mila iscritti), Ekrem Imamoğlu, che risultava essere l’unico candidato, ha esultato in un post pubblicato sulla piattaforma X: «Si è registrato un livello record di partecipazione alle primarie presidenziali del nostro Partito Popolare Repubblicano. Decine di milioni di persone in questo Paese, che soffrono a causa dell’oppressione del governo, dell’economia in rovina, dell’incompetenza e dell’illegalità, si sono precipitate alle urne e hanno detto a Erdoğan: “Basta così”».

Non si sono placate nemmeno le proteste che sin da mercoledì scorso stanno infiammando tutte le principali città turche, con la polizia in assetto antisommossa che in più di un caso è stata costretta a disperdere la folla con idranti, lacrimogeni e proiettili di gomma. Ad Istanbul il centro delle proteste è piazza Saraçhane, sede del Municipio. «Invio i miei saluti ai milioni di persone che stasera stanno gridando a Saraçhane e nelle piazze di tutto il mio Paese. Quando arriveranno le urne, la nazione darà a questo governo uno schiaffo indimenticabile in faccia», ha commentato Imamoğlu su X.

Nei giorni scorsi centinaia di persone sono state fermate durante le dimostrazioni, con più di 350 arresti, domenica le autorità hanno chiesto e ottenuto il blocco di circa 700 account di oppositori sulla piattaforma X di Elon Musk. Al momento le proteste non accennano a placarsi, ma la risolutezza di Erdoğan nel piegare l’opposizione appare chiara: «Se avete il coraggio, lasciate che la democrazia e la legge funzionino. Se avete il coraggio, lasciate che i tribunali prendano le loro decisioni per conto della nazione turca senza alcuna pressione», ha twittato il Presidente turco.

A sentire maggiormente il peso delle forti tensioni attualmente in corso è l’economia turca, con la lira ai minimi storici e l’autorità di regolamentazione dei mercati dei capitali turca che ha vietato le vendite allo scoperto su tutti i titoli azionari, tentando di prevenire ulteriori perdite azionarie dopo il crollo di borsa della scorsa settimana.

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