Erdogan il vero «uomo forte» in un mondo debole
Nato, Onu, Europa, Casa Bianca stanno mostrando tutti i limiti di organizzazioni e leader impotenti davanti alle guerre in Ucraina e Medio Oriente. Ed il Sultano ne approfitta
Si parla tanto in queste ore del premier turco Erdogan. Al centro dell’attenzione internazionale infatti ci sono le sue dichiarazioni rilasciate una ieri ed una oggi su Gaza. Il concetto del «Sultano» per farla breve è il seguente: «I miliziani palestinesi di Hamas non sono dei terroristi ma dei Mujahideen che difendono la loro terra, il loro paese». Quello che va sottolineato non è tanto l’opinione di Erdogan, anche piuttosto prevedibile ma la sua forza politica.
La guerra in Ucraina e quella scoppiata da tre settimane nel Medio Oriente hanno dimostrato in maniera netta la differenza tra chi sono i paesi, i leader, le organizzazioni davvero potenti. Andiamo con ordine cominciando dall’Onu, che dovrebbe essere il vero punto di equilibrio istituzionale del mondo. Peccato che sia nell’invasione russa dell’Ucraina che dopo l’assalto di Hamas in Israele con la risposta di Tel Aviv il Palazzo di Vetro abbia dimostrato tutta la sua impotenza, per non dire inutilità assoluta. Non sono infatti un caso le dichiarazioni del segretario generale Guterrez che di fatto ha giustificato l’assalto del 7 ottobre dei palestinesi raccontando di «65 anni di oppressione ed occupazione da parte di Israele» perché le Nazioni Unite non hanno la forza di prendere una posizione, qualsiasi essa sia, ma si limitano a dichiarazioni di concetto. Tanto fumo e zero arrosto.
Ma peggio sta facendo l’Europa che addirittura si dimostra sempre più divisa tra chi sta da una parte e chi dall’altra su questo o quel tema dimostrando ancora una volta come l’unità politica non ci sia mai stata e forse mai ci sarà. Ci sarebbe poi la Casa Bianca che sta vivendo uno dei momenti più complessi della sua storia con Biden che pensa più alle prossime elezioni presidenziali (che rischia di perdere) che a quello che succede in giro per il mondo.
In questo panorama di mestizia ecco che spunta come faro proprio il Sultano. Non è un caso che sia stato l’unico a mettere seduti attorno ad un tavolo ucraini e russi e a trovare ad esempio il famoso accordo sul grano. Non è un caso che sia in grado di forzare la mano con Bruxelles sui migranti minacciando di aprire la rotta balcanica se la Ue non soddisfa le sue condizioni (economiche). Non è nemmeno un caso che venga considerato un interlocutore attendibile anche per le trattative tra Israele ed Hamas.
Non ho parlato della Nato, forse l’istituzione oggi maggiormente in difficoltà. Perché mentre gli Usa dal 8 ottobre hanno inviato davanti alle coste di Israele non una ma due portaerei giusto per far capire all’Iran a che livello di tensione siamo proprio Istanbul, che fa parte dell’alleanza atlantica, arriva una dichiarazione che va dalla parte opposta rispetto a quella voluta da Washington.
Erdogan dice sempre quello che pensa, e spesso sono cose che convengono a lui ed al suo paese e non agli altri. Erdogan non ha paura di sfidare Bruxelles o la Nato. Soprattutto Erdogan ha capito la situazione di debolezza politica internazionale, Casa Bianca compresa, e si è preso uno spazio ed un peso impensabile fino a poco fa. Bravo lui, polli gli altri.