Francia: lo spettro di una "Grecia bis" scuote i mercati europei
Spread francese ai massimi dal 2012 e instabilità politica in crescita. Bruxelles teme ripercussioni sull’eurozona, mentre il governo Barnier vacilla.
Occhi puntati sulla Francia. La paura di una Grecia bis Oltralpe preoccupa Bruxelles e i mercati. Ieri lo spread parigino ha toccato i massimi dalla crisi del debito della zona euro del 2012 e i mercati francesi quest’anno hanno registrato una performance molto sotto aspettative e previsioni. Tutto è scatenato dallo spettro di una nuova crisi politica a Parigi, con le inevitabili ripercussioni possibili sull’intera Europa.
Lo spread tra i titoli di Stato decennali francesi (OAT) e i Bund tedeschi ha raggiunto mercoledì il livello di 90 punti base, il più alto da oltre un decennio. Il differenziale di rendimento è tornato a livelli che non si vedevano dai tempi della crisi del debito sovrano, alimentato dal rischio di un crollo del governo di Michel Barnier, insediatosi solo due mesi fa. Il rendimento dei titoli di Stato francesi a 10 anni ha superato la soglia del 3%, avvicinandosi pericolosamente al livello dei bond greci (3,05%). E la Borsa di Parigi ha visto l’indice CAC 40 scivolare ai livelli più bassi da un anno (oggi c’è, al momento, una lieve ripresa), con le principali banche francesi in netto ribasso.
La crisi politica, che ha innescato la reazione dei mercati, nasce dalla legge di bilancio del governo Barnier, una manovra da 60 miliardi di euro che prevede tagli alla spesa pubblica e aumenti fiscali. Questo piano, pensato per contenere il deficit e ridurre il rapporto debito/PIL, atteso al 112,4% nel 2024, ha scatenato una forte opposizione. La leader di estrema destra Marine Le Pen, con il suo Rassemblement National, e le forze di sinistra sembrano pronte a coalizzarsi per votare una mozione di sfiducia contro Barnier, qualora il premier forzasse l’approvazione del budget con strumenti costituzionali.
Se il governo dovesse cadere, si aprirebbe un vuoto di potere proprio mentre la Francia affronta un deficit pubblico stimato al 6,1% del PIL, ben oltre i limiti europei. Il rischio di instabilità ricorda lo scenario greco del 2010-2012, con la Francia che potrebbe diventare un epicentro di tensioni per i mercati internazionali.
La crisi francese si inserisce in un contesto europeo già fragile. La Germania è alle prese con una recessione tecnica e nuove elezioni previste per febbraio. Inoltre, l’attesa per il ritorno di Donald Trump alla Casa Bianca, con la minaccia di nuovi dazi doganali, aggrava ulteriormente le incertezze. I problemi di Parigi e Berlino potrebbero ridisegnare gli equilibri nell’eurozona. Per ora, l’Italia sembra beneficiare di una maggiore stabilità politica, con il suo spread in calo a 124 punti base. Tuttavia, il costo del debito italiano rimane il più alto della zona euro, e la fragilità dei suoi partner commerciali principali, Francia e Germania, potrebbe avere ripercussioni negative sul lungo termine.
Cosa succederà? L’attenzione si concentra sulla soglia psicologica dei 100 punti base per lo spread OAT-Bund, un livello che potrebbe innescare ulteriori vendite sui titoli francesi. S&P dovrebbe aggiornare domani sera il rating della Francia, che già a maggio era stato declassato ad AA-. Anche Fitch e Moody’s mantengono un outlook negativo sul Paese. Con oltre la metà del debito pubblico francese in mano a investitori internazionali, ogni segnale di instabilità rischia di amplificarsi sui mercati globali.