Francia nella spirale delle gang
Violenze mai viste prima, scontri, traffici di droga... Oltralpe, più stranieri arrivano e più le piccole città diventano preda del nuovo «banditismo». E anche il governo di Parigi inizia a capire che è troppo tardi per risolverlo.
Sono ormai mesi che le pagine di cronaca dei quotidiani francesi sembrano bollettini di guerra, tra scontri di bande rivali, omicidi e violenze di ogni genere. Una spirale di delinquenza che in queste ultime settimane ha subìto una brusca accelerazione con una serie di tragici episodi avvenuti nella profonda Francia.
A fine ottobre a Rennes (Nord-ovest) un bambino di 5 anni è rimasto gravemente ferito dopo essere stato raggiunto alla testa da un colpo di arma da fuoco mentre si trovava con il padre che scappava in auto da alcuni uomini che lo cercavano; pochi giorni dopo a Poitiers (Ovest) un 15enne è morto dopo essersi ritrovato in mezzo a una sparatoria dove sono rimasti feriti quattro adolescenti; a Valence (Sud-est) nel giro di 24 ore hanno perso la vita un rugbista di 22 anni fuori da una discoteca e un 18enne, ucciso in quello che gli inquirenti considerano un regolamento di conti. Sono tutte morti legate tra loro da un unico comune denominatore: il traffico di droga. Ma da una analisi di questi tragici episodi salta agli occhi anche un altro aspetto, fino a oggi inedito, che riguarda i teatri dei disordini. Si tratta di piccole o medie città, dove la vita scorre generalmente tranquilla e la criminalità è un problema di cui si sentiva parlare solo in televisione durante i servizi dei telegiornali dedicati alle banlieue di Parigi o a Marsiglia.
In alcuni casi è una furia del tutto gratuita. Come quella che si è abbattuta lo scorso anno su Crèpol, paesino di poche centinaia di anime attaccato da un gruppo di ragazzi provenienti dalle case popolari di una cittadina poco distante, che si sono presentati a una festa comunale con spranghe e coltelli. Nella rissa che ne è conseguita (durante la quale alcuni testimoni giurano di aver sentito delle frasi contro i «bianchi», sebbene la Procura abbia smentito) ha perso la vita il 16enne Thomas, la cui scomparsa ha scioccato tutta la Francia. «Sono zone con situazioni economiche difficili» spiega Thomas Sauvadet, specialista di bande criminali. Tra le cause c’è una «urbanizzazione che ha trasformato dei paesini in piccole cittadine, con la conseguente creazione di nuovi alloggi popolari abitati da una nuova popolazione di immigrati», dice il sociologo. Proprio l’immigrazione ha svolto un ruolo fondamentale: «Prima i migranti, quando arrivavano in Francia si concentravano nelle grandi metropoli, adesso vanno sempre di più in centri piccoli e medi».
Un fenomeno inedito per la République, che ora deve lanciarsi in una battaglia di riconquista dei suoi territori, diventati piazze di spaccio contese da gruppi criminali. A preoccupare le autorità, poi, c’è anche l’aumento di altri reati, come emerso di recente dalle stime del ministero dell’Interno riguardanti l’anno compreso tra luglio 2023 e giugno. Sebbene gli omicidi siano calati dell’8 per cento, le violenze sessuali sono cresciute del 7 per cento, i furti con arma del 6 per cento, quelli in casa del 4 per cento e le truffe del 3. «In realtà il bilancio potrebbe essere più importante di quello riportato dalle stime ufficiali, perché in molti quartieri le persone non denunciano» nota il sociologo. Il quadro assume tinte ancora più fosche se si guarda ai Territori d’oltremare come Guadalupa, la Nuova Caledonia o Martinica, ciclicamente preda di guerriglie popolari scoppiate nell’ambito delle proteste contro il carovita.
Il ministro dell’Interno Bruno Retailleau, repubblicano conosciuto per le sue posizioni particolarmente rigide sulla sicurezza, ha parlato addirittura di un Paese sulla via di una «messicanizzazione», facendo un parallelo tra la situazione in Francia e quella nello Stato del Centro-america. Parole estreme utilizzate per scuotere l’opinione pubblica, anche se a guardare l’ultimo sondaggio condotto dall’Istituto Csa per CNews, Europe 1 e Le Jdd sembrerebbe che i francesi fossero già ben coscienti della situazione. Il 71 per cento di loro è infatti d’accordo con le parole di Retailleau, mentre il 28 per cento si dice contrario. Sebbene la Francia sia ancora lontana dal diventare un Narco Stato, è innegabile che il traffico di droga sia un problema radicato. Basta dare un’occhiata ai dati: il suo è un giro d’affari compreso tra i 3,5 e i sei miliardi di euro all’anno. Nel primo semestre del 2024, l’Ufficio centrale della lotta contro il crimine organizzato (Oclco) ha registrato 182 casi di omicidio o di tentato omicidio che hanno portato a 42 morti legate allo spaccio. Il dato complessivo è in calo del 19 per cento rispetto al 2023 ma in aumento del 22 per cento e del 32 per cento se paragonato rispettivamente al 2022 e al 2021. A colpire è soprattutto l’età delle persone coinvolte, come ha spiegato a France info il direttore dell’Oclco, Yann Sourisseau: «Assistiamo in questi ultimi anni alla moltiplicazione di squadre di giovani sicari che hanno un’età media di 25 anni».
«C’è un legame tra il traffico di stupefacenti e la violenza generalizzata tra i più giovani che crescono in quartieri difficili dove la legge è fatta dagli spacciatori, si uniscono inizialmente a delle bande e si immergono in una cultura del banditismo e dell’illegalità» afferma Sauvadet, spiegando che «i più piccoli imitano i grandi». Ma spesso i codici estetici di quei mondi travalicano i confini delle aree in cui nascono. «I giovani delinquenti che vivono nei quartieri più poveri sono diventati una sorta di influencer, possono lanciare delle mode attraverso i social che vengono poi seguite dai ragazzi nelle campagne così come da quelli dei quartieri più ricchi di Parigi», spiega l’esperto, prendendo come esempio lo stile gansta-rap.
Dinnanzi a un simile scenario, l’esecutivo gonfia per l’ennesima volta il petto con un nuovo pacchetto di misure presentato a inizio novembre da Retailleau e dal guardasigilli Didier Migaud a Marsiglia, città simbolo della guerra tra gang. Tra i provvedimenti più significativi c’è la creazione di una Procura dedicata alla lotta contro il crimine, organizzata sullo stesso modello di quella dell’antiterrorismo, un aumento significativo dei mezzi e degli agenti, il miglioramento del regime di protezione dei collaboratori di giustizia, un maggiore controllo fiscale sui sospetti narcotrafficanti, pene più dure per i consumatori e per i minori che delinquono. Un piano annunciato come un «elettroshock» dai ministri, che nella fretta di dare una risposta immediata ai recenti casi di violenza sono andati a ripescare molte delle raccomandazioni contenute nel rapporto preparato la scorsa primavera dalla Commissione d’inchiesta del Senato. L’appuntamento, adesso, è a fine gennaio al Senato per l’esame della proposta di legge.
Ancora una volta si promette il pugno duro contro il traffico di stupefacenti, con la promessa della «tolleranza zero». Come quando all’inizio dell’anno il presidente Emmanuel Macron lanciò l’operazione «Piazza pulita XXL» con la promessa di nettare le città e le loro periferie dai pusher e dalla loro merce. Un progetto dai magri risultati stando al contesto attuale, sbandierato però come un successo in termini di sequestri e arresti. Questa volta le autorità si mostrano più prudenti, come visto dalle parole di Retailleau, che ha parlato di «15-20 anni» per vincere la battaglia. Intanto, la Francia continua a lottare contro una piaga ormai radicata su tutto il territorio.