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Fukushima, nessun pericolo per l’acqua né per il pesce del Pacifico

Le analisi non hanno rilevato alcuna radioattività nonostante fossero trascorsi soltanto pochi giorni dallo scarico delle cisterne utilizzate per raffreddare i reattori nucleari

Nella giornata di ieri, 27 agosto, il ministero dell'ambiente giapponese ha affermato che le analisi effettuate sull'acqua di mare raccolta vicino alla centrale nucleare di Fukushima non hanno rilevato alcuna radioattività nonostante fossero trascorsi soltanto pochi giorni dallo scarico delle cisterne che erano state utilizzate per raffreddare i reattori nucleari, contenenti il fluido trattato per rimuovere quasi completamente il livello di contaminazione. Giovedì scorso il Giappone aveva iniziato a scaricare l’acqua nell’Oceano Pacifico scatenando proteste in Giappone e nei paesi vicini e spingendo la Cina a vietare le importazioni di prodotti acquatici dal Giappone. Una misura eccessiva, poiché secondo la IAEA, l’organo internazionale per l’energia atomica, le coste cinesi sarebbero molto più radioattive di quelle giapponesi.

I test del ministero dell'ambiente di Tokyo sono stati effettuati su campioni prelevati da undici differenti località vicino all'impianto e hanno concluso che le concentrazioni dell'isotopo radioattivo trizio siano superiori al limite permesso, ovvero da 7 a 8 becquerel per litro. L’acqua di mare, quindi, “non avrebbe alcun impatto negativo sulla salute umana e sull’ambiente”. Le misurazioni non sono comunque terminate e il ministero pubblicherà settimanalmente i risultati dei campionamenti almeno per i prossimi tre mesi, quindi rivedrà la cadenza dei prelievi. Buone notizie anche dall’agenzia nipponica per la pesca, che il 26 agosto aveva già comunicato che non erano stati riscontrati aumenti di Trizio neppure nella fauna ittica pescata e analizzata.

Secondo l’operatore dell’impianto di Fukushima, la Tokyo Electric Power Co (Tepco), l'acqua di mare più vicina all'impianto contiene meno di 10 becquerel di trizio per litro, al di sotto del limite autoimposto di 700 becquerel e molto al di sotto di quello fissato dall'Organizzazione mondiale della sanità e pari a 10.000 becquerel/litro per l'acqua potabile. Anche Tepco domenica 27 agosto ha confermato di non aver rilevato alcun cambiamento significativo. Rimane un fatto bizzarro quanto sconcertante: la memoria ci riporta a qualche mese fa, quando ciò che la IAEA aveva stabilito riguardo la centrale di Zaporizhzhia, ovvero il pericolo di un incidente dovuto ai combattimenti nei pressi dell’impianto, era preso come grave allarme dai media mainstream. Mentre oggi, che gli stessi tecnici affermano che l’acqua dell’Oceano non subirà aumenti di radioattività, gli stessi media non danno loro lo stesso credito.

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Sergio Barlocchetti

Milanese, è ingegnere, pilota e giornalista. Da 30 anni nel settore aerospaziale, lo segue anche in veste di analista. Docente di materie tecniche presso la scuola di volo AeC Milano è autore di diversi libri.

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