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Il golpe in Gabon sancisce la fine della «Françafrique»

Quali equilibri cambia il colpo di Stato dei militari gabonesi nello scenario politico internazionale

Il comandante in capo della Guardia repubblicana del Gabon, l'unità d'élite dell'esercito gabonese, il generale Brice Oligui Nguema, è stato nominato « presidente della transizione» dai soldati golpisti in un comunicato stampa letto dalla televisione Gabon 24. «Il generale Oligui Nguema Brice è stato nominato all'unanimità presidente del Comitato per la Transizione e il Restauro delle Istituzioni, presidente della transizione», ha affermato un ufficiale alla presenza di decine di ufficiali superiori e generali, che rappresentano tutti i corpi dell'esercito gabonese. La durata del passaggio dei militari al potere non è stata ancora specificata. Dopo il golpe in Niger dello scorso 26 luglio, quello del Gabon è l’ottavo golpe in tre anni (tra riusciti e falliti) che interessa una ex colonia francese. Prima ci sono stati quelli di Mali (2020 e 2021), Guinea (2021), Burkina Faso (gennaio e settembre 2022), Ciad e Niger (entrambi lo scorso luglio).

Tutto è accaduto martedì notte alle 03:30 (ora locale) quando sono stati annunciati dalla televisione di Stato i risultati elettorale in pieno coprifuoco. A quel punto il principale rivale di Bongo, Albert Ondo Ossa che ha ottenuto solo il 30,77% dei voti ha denunciato «i brogli orchestrati dal campo di Bongo». Già sabato scorso due ore prima della chiusura dei seggi Ossa si era dichiarato vincitore, poi lunedì senza fornire nessun documento, aveva chiesto a Bongo «di organizzare, senza spargimento di sangue il trasferimento dei poteri». Mercoledì i soldati golpisti hanno annunciato «di aver posto fine al regime in vigore in Gabon» e di aver messo agli «arresti domiciliari» il presidente Ali Bongo Ondimba, la cui rielezione dopo 14 anni al potere era stata appena annunciata. Ali Bongo è stato eletto nel 2009 alla morte del padre Ali Bongo Ondimba, pilastro della “Françafrique”, che aveva governato il Paese per più di 41 anni.

Fino a questo colpo di stato, condannato dall’Unione Africana e dalla Francia, questo paese dell’Africa centrale ricco di manganese tanto che ha il secondo giacimento di manganese più grande al mondo, e ne è attualmente il terzo produttore mondiale, e petrolio è stato governato per più di 55 anni dalla famiglia Bongo. L'opposizione denuncia regolarmente « la dinastia Bongo» in un Paese dove la corruzione è endemica ad ogni livello. In un videomessaggio postato sui social network in cui appare evidentemente preoccupato, Ali Bongo, 64 anni, chiama in inglese « tutti i suoi amici sparsi per il mondo per dire loro di fare rumore». Ma a Libreville o Port-Gentil, la capitale economica, folle gioiose hanno festeggiato «la liberazione del Gabon». Nel quartiere operaio Plein Ciel di Libreville, un membro dello staff dell'AFP ha visto un centinaio di persone su un ponte, a piedi o in macchina, gridare: «Bongo» fuori!. Al suono dei clacson, hanno salutato e applaudito la polizia in tenuta antisommossa.

A Port-Gentil, la capitale economica, sulla Place du Château d'eau, quartiere operaio e roccaforte dell'opposizione, centinaia di persone come scrive La Tribune de Geneve hanno suonato il clacson gridando « Il Gabon è liberato». Alcuni hanno ballato con poliziotti e soldati in uniforme, ha riferito Ousmane Manga, giornalista indipendente contattato telefonicamente dall'AFP. «Ali Bongo è in pensione, gode di tutti i suoi diritti. È un gabonese normale, come tutti gli altri», ha detto al quotidiano francese Le Monde il capo della guardia presidenziale e nuovo uomo forte del Gabon il generale Brice Oligui Nguema. Il capo di Stato deposto è stato posto agli arresti domiciliari, circondato dalla sua famiglia e dai suoi medici, hanno assicurato i golpisti, ma uno dei suoi figli, Noereddin Bongo Valentin, è stato arrestato per « alto tradimento». Così come altri sei giovani alti funzionari della Presidenza, tra cui il direttore di gabinetto del signor Bongo e il suo vice, consiglieri della presidenza nonché i numeri uno e due dell'onnipotente Partito Democratico del Gabon (PDG).





Come detto il Gabon è ricco di risorse naturali coem ci conferma l’ingegnere minerario Giovanni Brussato: «Il settore minerario figura tra i principali ‘percorsi di crescita’ e per sostenere nuovi investimenti e attrarre nuovi operatori, il paese ha modificato il suo codice minerario nel 2019. L'estrazione mineraria in Gabon ruota storicamente attorno al manganese poiché il paese possiede alcuni dei più grandi giacimenti del mondo ed è uno dei primi tre produttori globali con Sud Africa e Cina. Qui la parte del leone lo fa il gruppo minerario francese Eramet, così come è francese la TotalEnergies che opera in Niger che è il quarto produttore di petrolio dell’Africa subsahariana e che è membro dell’Organizzazione dei paesi esportatori di petrolio dal 2016. Il manganese è destinato a ricoprire un ruolo fondamentale nella futura produzione globale di batterie sia nella chimica catodica LMFP sia con quella basata sulla chimica del nichel la NMC: è quindi probabile che il metallo continuerà a dominare il panorama minerario».

Ma c’è di piu’ perché il minerale di ferro le cui riserve nazionali sono stimate a 1,7 miliardi di tonnellate distribuite in più siti e l'oro, costituiscono altri due principali sottosettori su cui il Gabon punta per realizzare le sue ambizioni minerarie. A proposito dell’oro Brussato fa notare che «il Gabon possiede anche interessanti riserve d’oro i cui depositi però sono in parte localizzati all’interno di aree protette». Visto quanto sopra oltre alla Francia anche la Cina è preoccupata per gli ultimi sviluppi tanto che è stata la prima a reagire con una dichiarazione del portavoce del ministero degli Esteri Wang Wenbin: «Chiediamo a tutte le parti nel Gabon di partire dagli interessi fondamentali del Paese e del popolo, di risolvere le differenze attraverso il dialogo e di ripristinare l'ordine normale il più presto possibile». La Commissione dell'Unione africana in un comunicato «condanna fermamente il tentativo di colpo di Stato in Gabon che è una flagrante violazione dei principi dell'organizzazione continentale».

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Stefano Piazza