Biden clooney presidenziali
(Ansa)
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George Clooney chiede a Biden di ritirarsi. Ma due settimane fa a cena con il presidente…

Il pool di dem famosi fino a qualche settimana fa supportava l’attuale presidente nella sua corsa alla Casa Bianca. Oggi, capitanati dall’attore, chiedono il passo indietro perché preoccupati. Cosa è cambiato in tre settimane?

In un colpo di scena che ha scosso il panorama politico americano più di un caffè shakerato di quelli che George è abituato a promuovere, Clooney - uno dei maggiori sostenitori del presidente americano - ha pubblicamente chiesto a Joe Biden di ritirarsi dalla corsa per le elezioni presidenziali del 2024.

Il fatto. L'attore e noto finanziatore del partito democratico ha sollevato preoccupazioni circa la capacità di Biden di competere efficacemente contro Donald Trump, sottolineando che "la battaglia che non può vincere è quella contro il tempo".

Teniamo a mente questa parola chiave: tempo.

Ma torniamo ai fatti. Clooney ha espresso le sue opinioni in un articolo sul New York Times, dichiarando che è devastante ammetterlo, ma l'uomo che ha incontrato a un evento di raccolta fondi tre settimane fa non è lo stesso Joe Biden del 2010, né tantomeno quello del 2020. Il suo appello è arrivato poche ore dopo che Nancy Pelosi, un'altra figura di spicco del partito democratico, ha evitato di rispondere direttamente a domande sulla candidatura di Biden, affermando che "il tempo sta per scadere" affinché il presidente decida se continuare la sua campagna elettorale.

Teniamo presente altre parole chiave: raccolta fondi tre settimane fa.

Ma torniamo a noi. Le dichiarazioni di Clooney e di un altro attore e finanziatore democratico, Michael Douglas, che ha espresso preoccupazione per le possibilità elettorali di Biden, riflettono un crescente malcontento all'interno del partito. Il dibattito tra Biden e Trump del 27 giugno ha intensificato le preoccupazioni riguardo alla capacità del presidente di affrontare efficacemente il suo avversario repubblicano.

Ecco che però qualcosa non torna. Riavvolgiamo il nastro e torniamo a tre settimane fa e a uno sfarzoso evento di raccolta fondi a Hollywood, co-ospitato da Clooney, Julia Roberts e Barbra Streisand, ha raccolto una cifra record di 30 milioni di dollari per la campagna di Biden. Entusiasmo premi e cotillons.

Tuttavia, sembra che la questione sia ben più complessa. Perché se dall’esterno sembrava tutto rose fiori e supporto al presidente, la serata è stata segnata da un'atmosfera di inquietudine, con Clooney che in flusso di coscienza pubblico ha dichiarato: "Non vinceremo a novembre con questo presidente". La campagna di Biden ha reagito rapidamente, sottolineando che il presidente ha partecipato all'evento per oltre tre ore nonostante il lungo viaggio appena concluso dal vertice del G7 in Italia.

Nancy Pelosi, un'influente voce tra i democratici di Capitol Hill, ha affermato che la decisione spetta a Biden, ma ha esortato il presidente a prendere una decisione rapida. L'ex presidente della Camera ha suggerito che i membri del partito potrebbero esprimere le loro preoccupazioni in privato, piuttosto che pubblicamente, finché non sarà chiaro l'andamento della settimana.

Il malcontento all'interno del partito democratico si è manifestato anche attraverso le dichiarazioni di diversi membri del Congresso, tra cui il senatore del Colorado Michael Bennet e il senatore del Vermont Peter Welch, che hanno apertamente chiesto a Biden di ritirarsi "per il bene del paese". La campagna di Biden ha ribadito che il presidente è determinato a portare avanti la sua candidatura fino alla fine.
Nonostante le crescenti critiche, il sostegno a Biden rimane forte tra molti esponenti democratici di rilievo, come il governatore della California Gavin Newsom e il Congressional Black Caucus. Tuttavia, le recenti dichiarazioni di George Clooney e Michael Douglas indicano una crescente preoccupazione tra i finanziatori di Hollywood, che vedono in Biden un candidato sempre più vulnerabile.

La situazione politica si è ulteriormente complicata durante il recente vertice della NATO a Washington, dove Biden ha evitato le domande dei giornalisti, alimentando ulteriormente le speculazioni sulla sua capacità di guidare il paese in un periodo così tumultuoso.

Torniamo quindi alle parole chiave di prima. Se il tempo del presidente in carica sta scadendo, scivolandogli via dalle mani come sabbia, perché posticipare l’inevitabile? E perché non dirlo subito e aspettare tre settimane e un - disastroso - confronto con Donal Trump?

Sostenere oggi un presidente in carica ma sempre più fragile o cercare un nuovo leader capace di sfidare Trump con maggiore vigore? La risposta di Biden a queste pressioni determinerà non solo il futuro della sua campagna, ma anche il destino del partito democratico nelle prossime elezioni presidenziali.

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Marianna Baroli

Giornalista, autore

(Milano, 1986) La prima volta che ha detto «farò la giornalista» aveva solo 7 anni. Cresciuta tra i libri di Giurisprudenza, ha collaborato con il quotidiano Libero. Iperconnessa e ipersocial, è estremamente appassionata delle sfaccettature della cultura asiatica, di Giappone, dell'universo K-pop e di Hallyu wave. Dal 2020 è Honorary Reporter per il Ministero della Cultura Coreana. Si rilassa programmando viaggi, scoprendo hotel e ristoranti in giro per il mondo. Appena può salta da un parco Disney all'altro. Ha scritto un libro «La Corea dalla A alla Z», edito da Edizioni Nuova Cultura, e in collaborazione con il KOCIS (Ministero della Cultura Coreana) e l'Istituto Culturale Coreano in Italia.

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