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(Ansa)
Dal Mondo

Sulla Germania tira forte il vento dell'Islam radicale

La manifestazione di settimana scorsa ad Amburgo con le bandiere Isis in bella vista sono il frutto di una debolezza complessiva di Berlino (e anche di Bruxelles)

Sabato 27 aprile circa 1.100 manifestanti hanno preso d'assalto le strade del quartiere St. Georg di Amburgo in una dimostrazione di potere islamista nella quale hanno chiesto l'istituzione di un Califfato in Germania. Secondo le autorità tedesche l'evento è stato organizzato dal ventiseienne convertito all’islam Joe Adade Boateng, di padre ghanese e madre tedesca, che si fa chiamare Raheem Boateng e che anima il gruppo estremista «Muslim Interaktiv». Nelle immagini e nei video che sono diventati virali si osserva una folla di manifestanti islamisti riunirsi lungo la trafficata Steindamm Street, nel cuore della città. Numerosi partecipanti tengono in mano cartelli e manifesti con scritte come «Germania = dittatura dei valori», «Kalifat ist die Lösung (Il Califfato è la soluzione)» e «La Palestina ha vinto la guerra dell’informazione». Secondo quanto riportato dai media tedeschi durante la manifestazione la folla ha anche intonato in coro «Allahu Akbar». Secondo quanto riportato dai media tedeschi gli oratori hanno esortato alla creazione di un califfato islamico in Germania. In uno dei video che è diventato virale si può udire un oratore descrivere il califfato come «un sistema che garantisce sicurezza ma che è odiato e demonizzato in Germania», suscitando l'acclamazione della folla con i cori «Allahu Akbar». Gli islamisti presenti alla manifestazione hanno dichiarato che il motto dell'evento era «Non obbedire ai bugiardi», mentre gli organizzatori hanno affermato che «l'obiettivo della protesta era contestare le politiche islamofobiche del Governo tedesco e le campagne mediatiche che avrebbero diffuso disinformazione sui musulmani in Germania, specialmente durante la copertura della guerra tra Israele e Hamas». Si tratta ovviamente di menzogne veicolate dai circoli islamisti che vengono diffuse non solo in Germania ma anche in Francia e in Inghilterra, solo per citarne alcuni. I manifestanti hanno esposto manifesti criticando i media tedeschi come Bild, WELT, Spiegel, Focus e Tagesschau, tutti accusati «di essere sordi, muti e ciechi rispetto alla nostra causa». Un rappresentante di Muslim Interaktiv aveva precedentemente invitato su Instagram a una «manifestazione contro l'incitamento all'Islam da parte dei media».

Chi è Raheem Boateng?

Boateng è un cittadino tedesco convertitosi all'Islam nel 2015 e oggi sedicente imam. Secondo quanto riportato da Hamburger Abendblatt, l’uomo sta studiando per diventare insegnante all’Università di Amburgo, ma su Instagram, YouTube, Facebook e TikTok è attivo come una sorta di influencer islamico. Come detto, Boateng è anche membro di Muslim Interaktiv, un’organizzazione ufficialmente designata dal Servizio di sicurezza nazionale (BfV) come «gruppo estremista affermato» ma nonostante questo status il gruppo non è bandito in Germania. Tuttavia, le autorità di sicurezza possono prendere misure contro i membri del gruppo utilizzando tutti gli strumenti di intelligence disponibili, compresa la sorveglianza e le intercettazioni telefoniche. Inoltre, secondo l'Ufficio per la Protezione della Costituzione di Amburgo, Muslim Interaktiv è considerato un'ala ideologica dell'islamista Hizb ut-Tahrir (HuT), che mira a stabilire un califfato: una dittatura basata sulla legge della Sharia. Il gruppo è stato vietato dal 2003, come riportato nel rapporto. Secondo i media tedeschi, Muslim Interaktiv mira a radicalizzare in particolare i giovani musulmani in Germania, affrontando i loro problemi percepiti come discriminazione e per farlo presentano una soluzione apparentemente semplice, spingendo i giovani a scegliere o dare priorità tra due identità: quella musulmana oppure tedesca.

Le manifestazioni islamiste e l’appello per l’istituzione di un Califfato in Germania hanno suscitato preoccupazioni tra i politici tedeschi. Kazim Abaci, il portavoce della politica migratoria della fazione socialdemocratica nel parlamento di Amburgo, ha definito «insopportabile» che agli islamisti fosse permesso di marciare liberamente per le strade. Allo stesso modo, l’Hamburger Morgenpost ha riferito che Herbert Reul, il ministro degli Interni del vicino Land tedesco della Renania Settentrionale-Vestfalia, ha chiesto «da molto tempo la messa la bando di Muslim Interaktiv». Le immagini di donne velate e uomini barbuti che chiedono la fine della democrazia e l’adozione del Califfato a casa nostra non può che spaventare perché oggi sono mille e domani quanti saranno, tenuto conto dei numeri di musulmani presenti in Europa e dei continui arrivi? Lo chiediamo all’Onorevole Sara Kelany, responsabile del Dipartimento Immigrazione di Fratelli d'Italia: «La pericolosità di organizzazioni di questo tipo è di chiara evidenza, soprattutto in un momento storico come quello che stiamo vivendo, in cui le recrudescenze del conflitto in Israele muovono anche in Europa pulsioni antisemite, travestite da antisionismo di facciata. Pertanto lasciare campo libero a estremisti islamici che inneggiano al jihad è non solo inaccettabile perchè contro i valori e i principi fondamentali dell’occidente, ma rappresenta un oggettivo problema di sicurezza nazionale. Questi predicatori di odio, infatti, possono smuovere gli istinti dei cosiddetti lupi solitari, che per spirito emulativo sono portati a commettere gesti folli e sanguinari anche senza l’appoggio strutturato di organizzazioni terroristiche. Dobbiamo dunque tenere alta la guardia». E cosa possiamo fare per per fermare questa pericolosa deriva? «Sotto il profilo della sicurezza interna- prosegue Sara Kelany- il nostro governo ha alzato l’allerta, soprattutto a protezione delle Sinagoghe e dei luoghi sensibili, ed è sicuramente pronto per rispondere ad ogni eventuale minaccia. Sotto il profilo culturale dobbiamo affermare con nettezza che è inaccettabile dare spazio ad ogni manifestazione in cui si inneggi all’odio e che sponsorizzi il fondamentalismo islamico. L’identità europea sembra essere sotto attacco da parte di chi vorrebbe esportare il modello oscurantista fondamentalista, ma abbiamo gli anticorpi per resistere e non consentiremo che questa deriva possa travolgerci».

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Stefano Piazza