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(Ansa)
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La grandeur (di plastica) di Macron

L'ossessione del Presidente francese? Lasciare un'impronta nella storia

Sovrano ma anche partigiano, Emmanuel Macron ha un’ossessione: lasciare una traccia nella Storia. Come modello ha De Gaulle – personalità politica temprata dalla guerra mondiale -, e pure come unico precedente: nel 1962, sfiduciato dal Parlamento, cadde il governo di Georges Pompidou, cui si deve peraltro il Centre Beaubourg, oggi conosciuto come Centre Pompidou. Charles De Gaulle, allora presidente, reagì alla crisi con la riforma semi-presidenzialista, aprendo quella lunga pagina che l’attuale inquilino dell’Eliseo sembra destinato a chiudere. De Gaulle procedette con un referendum, perché aveva quel consenso che Macron non ha.

Le Président, dall’inizio del secondo mandato nel 2022, ci ha provato in tutti modi: ha creato subito il Consiglio Nazionale della Rifondazione, con chiaro riferimento a quello della Resistenza voluto da Moulin e De Gaulle nel ‘43. Non se n’è più parlato. Poi il partito, Renaissance, destinato a portare avanti il Macronismo dopo di lui. «Presto non avrete alcun motivo per votare i movimenti estremi», diceva nel 2017: sette anni dopo si ritrova senza maggioranza e con il RN primo partito nel Paese e le sinistre coalizzate come prima forza parlamentare.

A più riprese ha poi invitato a Parigi i leader internazionali, come il 7 dicembre scorso, quando si è preso la scena della riapertura di Notre-Dame. O alle Olimpiadi. I due grandi cantieri di cui rivendica il merito. Ma alla luce del sole resta una grandeur di plastica, secondo la gran parte dei francesi: tasso di popolarità poco al di sopra del 20 per cento, e il 54 per cento vorrebbe le sue dimissioni. Ingrati, secondo Macron.

Gli restano ancora due anni per evitare la fine di Barack Obama: il «Commander in chief» con la fama del riformatore che fa due mandati per essere poi sostituito da un populista. Ma un biennio non basta. Per questo si dice che punti al 2032, non potendosi ricandidare nel 2027. Coprirebbe i cinque anni d’assenza con un fedelissimo. Se così fosse, Macron avrebbe ancora un precedente: Putin.

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Diego Malcangi