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Ansa
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Nel caos della guerra ucraina

Come va il conflitto a un anno dall'inizio? Le forze in campo, l'attesa offensiva russa prima della fine dell'inverno, l'impossibilità di controllare un fronte lungo mille chilometri: ecco come capire cosa sta succedendo

Mai come in questo momento la guerra russo-ucraina è parsa tanto caotica. Difficile fare un vero “punto” della situazione, impossibile credere acriticamente ai bollettini delle due parti, complicato persino ricavare un quadro generale da quanto riportano gli inviati dalle loro posizioni lungo un fronte di quasi mille chilometri. Esistono però alcune verità.

La prima: l’Ucraina si aspetta una grande offensiva russa entro questo mese, come ha sottolineato il ministro della Difesa di Kiev Oleksii Reznikov. Non si tratta soltanto di dimostrare l’urgenza di nuovi armamenti, poiché al momento le forze in campo hanno le risorse per impegnare quelle russe in attesa delle forniture militari occidentali, ma non sono sufficienti per sostenere altri sei mesi di battaglie. Il motivo della possibile recrudescenza russa però non è soltanto l’anniversario del conflitto, quanto l’urgenza di far avanzare il fronte prima che arrivino le armi della Nato, compresi i carri armati, e prima che il disgelo velocizzi anche i movimenti avversari.

Soprattutto prendendo il controllo delle principali ferrovie del Paese, specialmente il nodo ferroviario di Kramatorsk-Slaviansk, fondamentale per dirigere i convogli in tutto il Paese e in particolare da nord a sud, dalla Russia alla Crimea. Quindi il tentativo russo di spostare un fronte quasi immobile da Natale ha una logica: quando arriveranno i carri occidentali e i missili a medio-lungo raggio, la Russia dovrà arretrare magazzini, logistica e riserve di carburante, e farlo dall’attuale posizione è sfavorevole.

La Russia sa che le sue nuove risorse non sono pronte dal punto di vista militare per conquistare vasti territori in breve tempo, seppure nella parte più a est del fronte abbiano fatto progressi, arrivando quasi a catturare la città assediata di Bakhmut, ma in sostanza riprendendo parte di ciò che avevano ceduto prima della fine dell’anno scorso. Perché la parte Est del Donbass è quella più industrializzata, preziosa e anche la più facile da collegare con il fronte sud, quello della Crimea. Tra i “vorrei ma non posso” di Putin c’è l’innesco di un fronte Nord-ovest dalla Bielorussia, dove però secondo l’intelligence ucraina sarebbero presenti meno di 11.000 soldati russi, non sufficienti per lo scopo.

Da quanto si è visto anche in televisione non sono mancati i combattimenti feroci e intensi, ma questi episodi non hanno comportato alcun apprezzabile movimento del fronte. Gli ucraini hanno attaccato varie zone del Luhansk e sono arrivati alla periferia di Svatove, ma si sono dovuti fermare alla posizione russa che la protegge, una linea di difesa che si estende dal confine russo fino al fiume Siversky Donets.

Si assiste dunque a un continuo avanzamento e arretramento come a Kremina, dove erano tornati gli ucraini che poi hanno dovuto ripiegare innanzi a un deciso e continuato assalto russo. Dalle parti di Kherson il fronte è variato di circa 3-4 chilometri a favore degli ucraini, mentre a Soledar hanno vinto i russi unendo forze dell’esercito con reparti delle forze Wagner.

Bakhmut sta rimanendo sotto il controllo ucraino ma tra i quartieri distrutti ci sono scontri per la conquista di pochi isolati ormai in macerie. Tra Donetsk e Zaporzizhia a separare i militari c’è il fiume Dnipro, ma si spara e si uccide a distanza senza conquistare alcun metro di territorio. A fronte di perdite ingenti, più russe che ucraine, nessuna delle due nazioni belligeranti può vantare conquiste importanti anche se l’informazione delle parti – anzi la disinformazione – fa passare per importantissime le vittorie in località che invece non contano granché né per questioni di infrastrutture che passano di mano, né per questioni economiche derivanti da un possibile sfruttamento delle risorse esistenti.

Si parla della prossima mobilitazione voluta dal presidente russo Vladimir Putin, altri 500.000 uomini, unica via per cercare di ottenere un successo tale da potersi sedere al tavolo delle trattative con qualcosa da rivendicare. Dall’altra parte, l’accantonamento di armi e la richiesta di sistemi sempre più efficaci e moderni è l’unico modo per evitare di essere travolti, ma al prezzo di una ricostruzione che durerà decenni. I generali russi sano però che la qualità delle truppe che stanno per arrivare non è paragonabile a quella di un anno fa, quando combattevano i professionisti, e sanno anche che in caso di scontri diretti le perdite sarebbero più rapide di quanto avvenisse all’inizio del conflitto. Anche i mezzi russi, in primo luogo i carri armati, sono di numero inferiore rispetto a quelli schierabili nel febbraio 2022.

Al contrario, le forze di Kiev sono numericamente quasi raddoppiate, hanno imparato moltissimo e stanno disponendo di mezzi moderni anche se non ancora numerosi. Dove invece la Russia è superiore è nel numero dei pezzi d’artiglieria, quasi il triplo, ma anche se a oggi pare avere munizioni in abbondanza non è nota la continuità con la quale l’esercito possa mantenere la capacità di poterli rifornire. Secondo l’istituto britannico per la difesa e la sicurezza (Rusi), per ogni colpo sparato dagli ucraini, i russi ne sparano quattro ma con una percentuale di successo molto bassa. Su tutto questo la strategia russa di fiaccare la popolazione ucraina continua: anche questa mattina (10 febbraio), si sono attivati gli allarmi aerei in diverse zone del Paese a causa di possibili attacchi russi con missili, e poche ore dopo la Difesa di Kiev ha dichiarato che due di questi hanno attraversato lo spazio aereo romeno e moldavo prima di cadere in quello ucraino, anche se la Difesa di Bucarest ha negato che il suo spazio aereo sia stato violato.

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Sergio Barlocchetti

Milanese, è ingegnere, pilota e giornalista. Da 30 anni nel settore aerospaziale, lo segue anche in veste di analista. Docente di materie tecniche presso la scuola di volo AeC Milano è autore di diversi libri.

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