Guerra nella Striscia di Gaza: Negoziato in salita
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Guerra nella Striscia di Gaza: Negoziato in salita

Ieri sera un terrorista stava per compiere un devastante attentato a Tel Aviv ma la bomba collocata nel suo zaino è esplosa con lui - video

Con un comunicato, i terroristi di Hamas hanno ribadito di non accettare il piano di pace del quale si discute ormai da settimane: «La nuova proposta risponde alle condizioni di Netanyahu ed è coerente con esse, in particolare il rinvio permanente del cessate il fuoco, il ritiro globale dalla Striscia di Gaza e la sua insistenza nel continuare ad occupare Netzer, il valico di Rafah e l'asse di Filadelfia. Inoltre, sono state poste nuove condizioni nel caso dello scambio di prigionieri, e Netanyahu si è ritirato da altre condizioni, e questo impedisce il completamento dell’accordo». Il premier israeliano Benjamin Netanyahu, poco prima della riunione del gabinetto di guerra, ha affermato: «Stiamo negoziando, non scendendo a compromessi. Ci sono cose su cui possiamo essere flessibili e ci sono cose su cui non possiamo essere flessibili, e insistiamo su queste. Sappiamo molto bene come distinguere tra i due. Pertanto, oltre ai grandi sforzi che stiamo facendo per restituire i nostri rapiti, restiamo fermi sui principi che abbiamo stabilito, che sono essenziali per la sicurezza di Israele».

Nonostante l’ennesimo rifiuto di Hamas, una delegazione operativa composta da membri dello Shin Bet, dell'IDF e dal coordinatore delle operazioni governative nei territori è arrivata al Cairo. Una fonte vicina ai negoziati ha riferito a Ylnet che la situazione attuale è complessa e delicata, e che ci vorranno un paio di giorni per osservare eventuali sviluppi. Secondo questa fonte, è evidente che senza una concessione da parte di Netanyahu non si potrà raggiungere alcun accordo. È fondamentale anche comprendere le linee rosse di Sinwar, leader di Hamas, e un funzionario israeliano ha sottolineato che Hamas sta giocando a carte coperte: «Forse sta aspettando che si sviluppi un conflitto regionale con l'Iran e Hezbollah. Solo quando si renderà conto di non avere alternative, si potrà arrivare a un accordo. Il Qatar e l'Egitto devono dimostrare agli Stati Uniti che stanno esercitando pressioni, ma in realtà non hanno veri strumenti per influenzare Hamas».

Il presidente israeliano, Isaac Herzog, ha dichiarato che la responsabilità del fallimento nel raggiungere un accordo sugli ostaggi è da attribuire ad Hamas. Herzog ha espresso queste considerazioni durante il suo incontro con il segretario di Stato americano Antony Blinken: «È importante capire che tutto ha origine dal rifiuto di Hamas di fare progressi». Herzog, come scrive il Times of Israel, ha sottolineato di essere ancora fiducioso nella possibilità di avanzare nei negoziati mediati da paesi terzi, ringraziando Stati Uniti, Egitto e Qatar per i loro sforzi. «Non c'è obiettivo umanitario più importante che riportare a casa i nostri ostaggi, come avrebbe dovuto accadere già da tempo», ha affermato il presidente israeliano, che ha espresso gratitudine a Joe Biden «per aver dimostrato e proiettato forza in questa regione di fronte alle minacce iraniane».

Il segretario di Stato americano Antony Blinken, durante la sua visita in Israele per promuovere una tregua a Gaza, ha dichiarato che i negoziati attuali potrebbero rappresentare forse l'ultima opportunità per giungere a un accordo che ponga fine al conflitto: «Questo è un momento cruciale, probabilmente la migliore, e forse l'ultima, occasione per riportare a casa gli ostaggi, ottenere un cessate il fuoco e indirizzare tutti verso una strada che conduca a una pace e sicurezza durature», ha detto Blinken durante il suo incontro con il presidente israeliano Isaac Herzog, nel corso del suo nono viaggio nella regione da quando è scoppiata la guerra tra Israele e Hamas in ottobre.

Nonostante il diffuso clima di pessimismo, il presidente degli Stati Uniti Joe Biden, durante un breve incontro con la stampa, ha affermato che una tregua a Gaza «è ancora possibile» e ha assicurato che gli Stati Uniti «non stanno abbandonando i loro sforzi». La polizia e lo Shin Bet sospettano al 99,9% che l'esplosione avvenuta domenica sera vicino a un camion nel quartiere Hatikva di Tel Aviv sia stata un fallito attacco terroristico. Le indagini sono proseguite per tutta la notte, ma l'individuo ucciso nell'esplosione non è ancora stato identificato. Con questo, cresce il sospetto che si tratti di un terrorista che portava una bomba sul corpo e ha cercato di portare a termine quello che sarebbe stato il primo attentato a Tel Aviv da anni. Il commissario assistente Haim Bublil, comandante del distretto di Ayalon nel distretto di Tel Aviv, ha detto a Kan Reshet Bet: «Abbiamo una stima più fondata che si tratti di un attacco. È una specie di miracolo che non sia esploso nella vicina sinagoga o nel centro commerciale. Avrebbe potuto finire con decine di morti». La guerra intanto continua. Secondo quanto riportato sui propri canali social dalle forze di difesa israeliane, ieri sera caccia israeliani hanno colpito diversi edifici utilizzati da Hezbollah nelle località di Ayta ash-Shab, Beit Lif e Houla, nel sud del Libano. Contemporaneamente, questa mattina, una serie di sirene ha risuonato nella Galilea occidentale, segnalando la possibile presenza di razzi e presunti droni.

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Stefano Piazza