La paura di Hamas di liberare le donne ostaggio per non far sapere al mondo degli stupri
I miliziani ad oggi godono dell'appoggio di gran parte del mondo, anche occidentale. I racconti degli stupri subiti dalle donne oggi prigioniere nei tunnel di Gaza potrebbero far cambiare opinione a milioni di persone
La voce è stata rilanciata dagli Stati Uniti ma già circolava in occidente con una certa insistenza dopo la fine improvvisa della tregua nella Striscia di Gaza. Ma perché Hamas non ha tenuto fede agli accordi sottoscritti che prevedevano la liberazione degli ostaggi in cambio di detenuti e giorni di tregua?
Una domanda che non ha ancora trovato risposta e aperto diversi dubbi. In particolare Hamas ha rifiutato di rilasciare alcune delle donne tenute prigioniere a Gaza, accampando scuse che Israele e gli Stati Uniti non hanno trovato «credibili», come ha sottolineato lunedì il portavoce del Dipartimento di Stato Matthew Miller durante una conferenza stampa. «Stavano per rilasciare queste donne, poi all'improvviso, all'ultimo momento, hanno rinnegato l'accordo e non sono mai stati in grado di fornire una ragione credibile. Speriamo che cambino idea e rilascino queste donne». Non è da escludere che il brusco cambiamento di rotta nasconda il timore che le donne una volta liberate possano raccontare cosa hanno subito durante la prigionia -vedi sevizie e le violenze sessuali.
All'inizio del briefing con la stampa, Miller ha detto: «Sembra che uno dei motivi per cui non vogliono consegnare le donne che hanno tenuto in ostaggio, e il motivo per cui questa pausa è andata in pezzi, è che non vogliono che quelle donne possano parlare di ciò che è accaduto loro durante il periodo di detenzione». Coloro che sono tornati hanno raccontato di essere stati tenuti in tunnel soffocanti nelle profondità del sottosuolo di Gaza, mentre altri sono stati schiacciati in spazi ristretti con estranei o confinati in isolamento. C'erano bambini costretti a comparire nei video degli ostaggi, e altri costretti a guardare filmati raccapriccianti dell'attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre. Le oltre 1.500 denunce raccolte dalle Idf mostrano l’orrore in cui i terroristi si sono macchiati: «Hanno usato lo stupro e la violenza sessuale in modo sistematico contro le donne e le bambine israeliane». Una volontaria dell’esercito che ha parlato con le vittime ha riferito: «Le bambine e le donne anche anziane sono state stuprate. Con forza. Fino a rompergli le ossa». Una mostruosità che alcuni dei terroristi catturati nel contrattacco israeliano (durante gli interrogatori) hanno criticato: «Sono diventati animali, non è umano fare una cosa del genere», hanno detto. Stupri che potrebbero essere proseguiti durante la prigionia e da qui la volontà di non liberare le donne e i bambini detenuti da Hamas.
Continuano intanto le operazioni di terra. Questa mattina le Forze di difesa israeliane (Idf) hanno accerchiato con i carri armati la casa del leader di Hamas Yahya Sinwar a Khan Yunis, nel sud della Striscia di Gaza. Lo riporta Haaretz, che cita il canale saudita al-Arabiya. Sinwar, noto anche come «il macellaio di Khan Yunis», è considerato la mente operativa degli attacchi di Hamas dello scorso 7 ottobre contro Israele. Ieri in una nota l’Idf ha confermato la volontà dello Stato ebraico di distruggere Hamas: «Continuano le feroci battaglie con gli agenti di Hamas nella Striscia di Gaza», mentre l'aeronautica militare ieri ha effettuato più di 250 attacchi contro obiettivi di Hamas. In una dichiarazione, si dice che la 7ma Brigata Corazzata ha diretto gli attacchi contro due lanciarazzi utilizzati negli sbarramenti nel centro di Israele. Gli attacchi hanno colpito anche diversi miliziani di Hamas e della Jihad islamica, insieme a infrastrutture appartenenti ai gruppi terroristici, dicono i militari. L'Idf afferma che la Brigata Kfir ha ucciso un gruppo di jihadisti di Hamas che si trovavano vicino a una scuola nel nord di Gaza. Successivamente, i soldati hanno trovato e distrutto un tunnel e armi nella zona.
Secondo l'Idf, in un'altra scuola nel nord di Gaza, i soldati hanno trovato armi. Israele a tempo di record ha assemblato un sistema di grandi pompe che potrebbe utilizzare per inondare con acqua di mare la vasta rete di tunnel di Hamas sotto la Striscia di Gaza, una tattica che potrebbe distruggere i tunnel e scacciare i combattenti dai loro rifugi sotterranei, ma anche minacciare l'approvvigionamento idrico di Gaza, secondo funzionari Usa. L’Idf hanno terminato di assemblare grandi pompe per l'acqua di mare a circa un miglio a nord del campo profughi di al-Shati intorno alla metà del mese scorso. Ognuna delle almeno cinque pompe può attingere acqua dal Mar Mediterraneo e spostare migliaia di metri cubi d'acqua all'ora nei tunnel, allagandoli in poche settimane. Gli uomini di Hamas hanno utilizzato l’esteso sistema di tunnel per nascondersi, spostarsi senza essere scoperto tra le case di Gaza e tenere ostaggi. Come scrive il Wall Street Journal «alcuni dei tunnel più sofisticati sono stati costruiti in cemento armato, contengono linee elettriche e di comunicazione e sono abbastanza alti da consentire a un uomo di statura media di stare in piedi al loro interno». Una tattica quella di allagare i tunnel che nasconde anche delle insidie, una tra tutte c’è la possibilità che gli ostaggi ancora nelle mani dei tagliagole palestinesi tenuti nei sotterranei potrebbero morire annegati dopo la fuga dei loro carcerieri. Finora gli israeliani hanno identificato circa 800 tunnel, anche se hanno ammesso che la rete è molto più estesa.