Hamas continua a reclutare nuovi soldati per fare la guerra a Israele
Dato che i miliziani vengono stipendiati è evidente che nella Striscia di Gaza continui ad arrivare il denaro inviato dai suoi finanziatori per pagare i nuovi soldati. Se non si bloccano definitivamente le catene di finanziamento Hamas continuerà a essere una minaccia.
Il capo del Mossad David Barnea arriverà stamattina in Qatar per prendere parte ai colloqui sugli ostaggi. La notizia arriva mentre una fonte palestinese ha detto ad Al-Araby Al-Jadeed che «oggi è un giorno decisivo per le trattative». Secondo quanto riferito le parti sono riuscite a colmare le lacune rimanenti, ha detto la fonte anonima al quotidiano del Qatar, e ora stanno aspettando una decisione da Israele dopo le consultazioni in programma oggi di Benjamin Netanyahu con i massimi vertici della sicurezza a Tel Aviv. A quasi 15 mesi dall’inizio della guerra in Israele cresce il timore di essere coinvolti in un conflitto senza soluzione con Hamas, che continua a dimostrare una notevole capacità di reclutamento. Secondo nuove valutazioni d’intelligence, riportate inizialmente da Channel 12 News, Hamas avrebbe reclutato tra 12.000 e 23.000 nuovi combattenti. Con il supporto della Jihad Islamica Palestinese, il numero complessivo delle forze operative a Gaza sarebbe stimato tra 20.000 e 23.000. Si tratta di una crescita impressionante rispetto alla recente stima del Jerusalem Post, che parlava di 12.000 membri. Entrambe le fonti si basano su informazioni militari interne israeliane. Dato che i miliziani vengono stipendiati è evidente che nella Striscia di Gaza continui ad arrivare il denaro inviato dai suoi finanziatori per pagare i nuovi soldati. Il dipartimento di Stato americano ha affermato che Hamas raccoglie fondi in altri Paesi del Golfo e riceve donazioni dai palestinesi, da altri espatriati e dalle sue stesse organizzazioni benefiche, oltre che dall’Iran, dal Qatar, dalla Turchia e dalla Malesia -solo per citarne alcuni. Hamas possiede anche un portafoglio di immobili e investimenti distribuiti a livello globale, nonostante le restrizioni internazionali. Inoltre, l'organizzazione utilizza le criptovalute per occultare alcune delle sue operazioni finanziarie, garantendo maggiore anonimato nelle transazioni. Questi flussi di finanziamento sono stati documentati da funzionari statunitensi e da esperti della Regione.
L'Iran attende l'arrivo di Donald Trump alla Casa Bianca
A proposito dell’Iran: a Teheran ci si prepara ad affrontare un anno particolarmente impegnativo, caratterizzato dal confronto con la nuova amministrazione guidata da Donald Trump. Il 2024 ha lasciato il Paese in una situazione delicata, segnato da una profonda crisi economica interna e da una serie di battute d’arresto strategiche in Medio Oriente. Come scrive il Wall Street Journal, la nuova leadership statunitense intende intensificare le sanzioni contro Teheran, adottando una linea ancora più dura per contrastare il suo sostegno finanziario e militare ai gruppi militanti nella Regione. Sebbene la posizione dell’Iran sia meno forte rispetto al passato, rappresenta ancora una minaccia significativa per gli alleati e i partner degli Stati Uniti, in particolare Israele. Tuttavia, molte delle politiche estere di Teheran sono sempre più impopolari tra la popolazione iraniana. Il presidente Masoud Pezeshkian, eletto a luglio con un programma incentrato su riforme sociali, ripresa economica e apertura politica verso l’Occidente, sta affrontando un rapido declino delle aspettative della popolazione. A sei mesi dall’insediamento le speranze degli iraniani di migliorare le proprie condizioni di vita si stanno dissolvendo. La persistente crisi economica ha innescato il rischio di disordini sociali, una crescente fonte di preoccupazione per le autorità iraniane. Proteste contro l’inflazione galoppante hanno visto protagonisti i commercianti, mentre pensionati e lavoratori del settore petrolifero manifestano per i ritardi e i tagli nei pagamenti. La valuta iraniana, spesso considerata un termometro della reale situazione economica del Paese, ha toccato un minimo storico nel 2024, chiudendo l'anno a 821.500 riyal per dollaro, con un calo del 40% rispetto all'inizio dell'anno. Il prodotto interno lordo pro capite, nel frattempo, ha registrato una contrazione del 45% rispetto al 2012, anno in cui le sanzioni internazionali sul programma nucleare iraniano si sono intensificate, attestandosi a 4.465,60 dollari lo scorso anno, secondo i dati della Banca Mondiale.
La guerra continua ogni giorno
Nel frattempo, le Forze di difesa israeliane (Idf) proseguono le operazioni contro le cellule di Hamas. Sabato le truppe hanno distrutto un complesso situato nel cosiddetto «Quartiere degli ufficiali» a nord di Gaza, utilizzato come centro di comando dai terroristi. L’operazione, condotta dalle Forze del Kfir Special Operations Command e dell’Unità Yahalom sotto la Divisione 162, ha neutralizzato una struttura che ospitava postazioni di missili anticarro, trappole esplosive, tunnel, esplosivi e lanciarazzi diretti contro il territorio israeliano. Hamas sta lottando per mantenere il controllo nelle aree di Jabaliya, Beit Lahiya e Beit Hanoun, messe sotto pressione dalle incursioni aggressive dell’Idf. La maggior parte dei militanti sta tentando di fuggire verso Gaza City. Mentre l’Idf riferisce di aver eliminato centinaia di terroristi nella scorsa settimana, Hamas ha disseminato trappole esplosive in gran parte delle strutture rimaste, rendendo ancora più complesso il lavoro di smantellamento dell’organizzazione terroristica che può essere distrutta (almeno militarmente), solo impedendo che gli arrivi il denaro che gli serve per fare la guerra. Intanto, il team del presidente eletto Donald Trump sta esaminando una serie di opzioni, che includono anche possibili attacchi aerei, per impedire all’Iran di sviluppare armi nucleari.