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Dal Mondo

Il mondo instabile del 2025

Non soltanto Ucraina e Gaza, quello appena iniziato è un anno all'insegna di grandi cambiamenti politici e di potenziali conflitti dal Caucaso all'Afghanistan, da Taiwan alla Libia. Per questo sarà fondamentale la politica estera italiana (e quella europea)

L'attesa per l'insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca sta creando fin troppe aspettative per un cambio di politica estera degli Usa soprattutto riguardo la guerra tra Russia e Ucraina, sulla quale il dato di fatto è che se per Zelensky riprendere i territori persi è impossibile, per Putin aver sacrificato centinaia di migliaia di uomini per controllare meno del 20% del territorio ucraino non può certo essere considerata una vittoria nella sua “Operazione speciale”. I postumi di una generazione di idealismo progressista statunitense non del tutto ben ponderato hanno portato avanti una moltitudine di problemi interni ed esterni agli Usa che oggi sono diventati acuti, talvolta infiammando questioni che hanno indebolito e coinvolto tutto l'Occidente. Per la prima volta nella storia abbiamo assistito a esercitazioni militari con assetti italiani nel sud Pacifico, per sperimentare un possibile rischieramento rapido delle nostre Forze dall'altra parte del mondo come parte di una Nato che ha ripreso a essere fondamentale. Ci sono quindi più fronti ai quali guardare e uno di questi è la Turchia. Il presidente Erdoğan ha lavorato continuamente per concentrare il potere prima come primo ministro dal 2003 al 2014 e come presidente dal 2014. La sua popolarità e quella del Partito per la giustizia e lo sviluppo (Akp), da lui co-fondato nel 2001, ha perso lentamente ma costantemente terreno a favore di un'opposizione sempre più unita. Ma al tempo stesso la borghesia liberale turca, ridotta al lumicino, lamenta una islamizzazione eccessiva del Paese e un impoverimento. Il pericolo è un aumento dell'instabilità interna e degli attacchi terroristici, con una possibile caduta in disgrazia del presidente e conseguenze gravi sia per la regione, sia per la Nato.

Sempre da quelle parti, un fronte preoccupante è la regione del Caucaso. In Cecenia il leader è Ramzan Kadyrov ed è da tempo vicino a Mosca ma anche un opportunista, il suo potere probabilmente sarà sempre più messo a dura prova a causa del fatto che la guerra in corso in Ucraina drena sempre più risorse e vedrà quindi calare il sostegno finanziario nella regione.

Difficile fare previsioni, ma anche il Caucaso sta diventando meno stabile. La Georgia è piena di divisioni; inoltre, rimane la questione degli attacchi dei droni contro la Cecenia lanciati dal Daghestan e dall'Inguscezia. Tutte scintille che possono alimentare un incendio.

Più a ovest, avvicinandoci all'Italia, c'è la questione serba. L'accordo serbo sul litio firmato con Bruxelles e quello con il Fondo monetario internazionale indicano che l'ultimo alleato di Putin nei Balcani e l'ultimo avversario della Nato potrebbero avvicinarsi all'Occidente. I Balcani rimangono la polveriera quasi ignorata dell'Europa e qualsiasi movimento verso l'integrazione, sia con l'Alleanza Atlantica, sia con l'Ue, costituisce un contrappeso all'instabilità con la promessa di sviluppare, invece, una maggiore attività economica per la regione. Le mosse serbe verso l'Europa offrono all'Ue e alla Nato possono portare la Russia a dover aumentare gli sforzi per destabilizzare il Paese e la regione, nella quale rimangono diversi problemi, come quelli elettorali denunciati in Bulgaria. Il Cremlino senza dubbio farà pressione sul governo serbo guidato da Aleksandardi Vučić affinché rimanga nella sua sfera d'influenza russa, del resto Vučić sembra dover affrontare una serie di crescenti proteste messa in piazza a Belgrado. Ricordiamoci che la Serbia comprende i confini di quella regione creata a tavolino che è il Kosovo. Da qui il motivo per tenere sotto controllo la situazione.

In Afghanistan i talebani stanno facendo esattamente ciò che si temeva: distruggendo gravemente i diritti delle donne e delle libertà. Nel 2024 abbiamo assistito a maggiori tensioni con l'Iran per la condivisione delle acque, con i talebani che hanno ignorato del tutto un antico trattato risalente a prima della costituzione della Repubblica islamica.

In Afghanistan restano attivi molteplici gruppi terroristici; nel marzo 2024 i tagiki giurati all'Isis-Khorasan hanno compiuto il massacro di Crocus, in Russia. Più recentemente, il Pakistan ha lanciato bombardamenti in Afghanistan dopo i continui attacchi del gruppo Tehrik-e-Taliban Pakistan che usano il territorio afgano come rifugio.

Con la rielezione di Trump, l'Europa dovrà fare di più per l'Ucraina. Tuttavia, la divisione Est-Ovest nella Ue sta diventando sempre più evidente: la Germania è in crisi e si rifiuta di affrontare la realtà riguardo alla Russia. Con Scholz in uscita, è impossibile fare previsioni, tuttavia è innegabile che la Germania persegua una strategia di rinvio della questione. L'Unione europea, nella quale Berlino ha un peso enorme, deve decidere che cosa fare nei confronti della Russia, che probabilmente porterà gli stati orientali come i paesi baltici e la Polonia ad agire unilateralmente, mentre l'Ucraina inevitabilmente andrà di male in peggio e potrebbe costituire il primo grande fallimento di Trump, il che dimostrerà che non è onnipotente e non può porre fine alla guerra in poco tempo come dichiara.

Interessante sarà la politica interna ed estera del Canada. Con il primo ministro Trudeau, che forse più di ogni altro rappresenta l'ondata di politica progressista basata sulla virtù e sul benessere che ha dominato il discorso politico occidentale nell'ultimo decennio, il Canada si è fortemente appoggiato a narrazioni progressiste su questioni come l'immigrazione, le armi da fuoco o la pandemia, ma dovrà affronta le elezioni a ottobre e ogni partito d'opposizione ha dichiarato di non avere più fiducia nel governo attuale. Trudeau lascia enormi buchi nell'apparato di difesa e sicurezza nazionale. Ad esempio, l'87% di tutti i sospetti terroristi fermati ai valichi di frontiera degli Usa provenivano dal Canada. Internamente il Paese sta affrontando una grave crisi immobiliare e le discussioni sull'immigrazione stanno crescendo: ci sono 4,9 milioni di visti in scadenza che difficilmente saranno rinnovati. In un paese di 41 milioni di abitanti è un numero enorme.

Spostandoci in Asia, la Corea del Nord è sempre più da tenere d'occhio. L'invio delle truppe in Ucraina avrà potenziali conseguenze. E' improbabile che la perdita di soldati nordcoreani possa scatenare una resistenza interna, mentre è probabile che aumentino le esercitazioni navali congiunte con la Russia e la Cina. Questo mentre la Corea del Sud, prima linea di difesa da Pyongyang, affronta una grave turbolenza politica e spinge Kim Jong-un a pensare di approfittarne.

Restano poi le questioni cinesi come Taiwan e lo sfruttamento delle acque del Pacifico meridionale, che preoccupano le Filippine come Giappone e Australia, ma di fatto impegnano gli Usa in un inevitabile supporto continuo.

L'Africa è senza dubbio il continente meno stabile del pianeta. Sotto una giunta militare, il governo del Mali ha arrestato dirigenti minerari dell'oro, con aziende australiane e canadesi che hanno cercato un arbitrato per le controversie con il governo. Il Russia Africa Corps sta ancora supportando il Paese dove il conflitto tra i ribelli Tuareg (Azawad Liberation Front) e le forze maliane e russe continua con il coinvolgimento di gruppi terroristici come Jnim e lo Stato islamico del Grande Sahara. Questi gruppi hanno aumentato la loro presenza nel Sahel, mentre la Turchia sta ora offrendo armi e droni al governo maliano, il che potrebbe culminare in un altro conflitto di influenza regionale tra Turchia e Russia.

La Russia, che ha perso le sue basi navali e aeree chiave in Siria con la caduta di al-Assad, dovrà rafforzare la sua posizione in Libia proprio per supportare l'Africa Corps, poiché avrà bisogno di una base aerea stabile per condurre missioni di rifornimento per i suoi interessi in Mali, Repubblica Centrafricana e Senegal, soltanto per citarne alcuni. In Libia le forze del generale Haftar sono state pesantemente equipaggiate dai gruppi russi e Haftar ha dichiarato di aver bisogno delle difese aeree russe per proteggere le sue truppe dai droni turchi forniti al Governo della Tripolitania riconosciuto dall'Onu e dalla Ue.

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Sergio Barlocchetti

Milanese, è ingegnere, pilota e giornalista. Da 30 anni nel settore aerospaziale, lo segue anche in veste di analista. Docente di materie tecniche presso la scuola di volo AeC Milano è autore di diversi libri.

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