Il Mozambico ancora nella morsa dei terroristi islamici
Nelle scorse ore, si sono verificati nuovi scontri tra jihadisti e forze governative nella provincia di Cabo Delgado. Frattanto la SADC ha deciso di inviare delle truppe (e Bruxelles ci sta pensando)
Non si arrestano le violenze in Mozambico. Nel pomeriggio del 23 giugno, si sono infatti verificati degli scontri tra jihadisti e forze governative nel distretto di Palma (nella parte settentrionale del Paese), nei pressi di un impianto di gas del valore di svariati milioni di dollari. "Gli insorti hanno cercato di attaccare la postazione delle forze governative a Patacua, vicino al sito di esplorazione di gas naturale liquefatto di Afungi e sono stati respinti con l'aiuto dell'aviazione civile" , ha riferito una fonte all'AFP. A causa di problemi tecnici, un elicottero MI8 dell'Aeronautica Militare che cercava di schierare truppe dalla base di Patacua, posta a circa cinque chilometri da Afungi, è stato costretto ad effettuare un atterraggio di emergenza.
Secondo quanto riportato nelle scorse ore da Le Figaro, gli attacchi si sono verificati nelle stesse ore in cui i leader dei Paesi dell'Africa meridionale, riuniti a Maputo, stavano rendendo noto "un accordo sull'imminente invio di truppe in Mozambico per combattere i gruppi jihadisti che seminano il terrore nel Nordest del Paese da oltre tre anni". In particolare, stando a quanto riferito da France24, la Comunità per lo sviluppo dell'Africa meridionale (SADC) ha approvato il dispiegamento della " SADC Standby Force a sostegno del Mozambico per combattere il terrorismo e gli atti di estremismo violento a Cabo Delgado". A renderlo noto è stato il segretario esecutivo della SADC, Stergomena Tax, la quale non ha tuttavia per ora diffuso dettagli sull'entità delle forze e sulla durata del loro dispiegamento. Sempre France24 ha tuttavia riferito che un documento della SADC, fatto trapelare all'inizio di quest'anno, raccomandava l'invio di circa 3.000 soldati nella provincia di Cabo Delgado. Il presidente mozambicano, Filipe Nyusi, ha comunque (alla fine) accolto favorevolmente l'iniziativa della SADC: lo stesso Nyusi che, a maggio scorso, si era recato a Parigi anche per discutere con il presidente francese, Emmanuel Macron, della situazione complessiva del proprio Paese.
In questo quadro, lo stesso mercoledì 23 giugno, il ministro degli Esteri portoghese, Augusto Santos Silva, ha tra l'altro riferito che il prossimo 12 luglio potrebbe essere approvata una missione dell'Unione europea per sostenere e addestrare le truppe mozambicane contro il crescente fenomeno jihadista. "Speriamo che... venga formalmente approvata in modo da poter lanciare questa missione europea a sostegno del Mozambico nella lotta al terrorismo", ha dichiarato in tal senso il ministro lusitano. Bisogna sotto questo aspetto rammentare che le truppe mozambicane non abbiano dimostrato troppa efficacia: come sottolineato da Al Jazeera, "gli analisti hanno a lungo avvertito che l'esercito del Mozambico è stato storicamente debole, mal addestrato e sotto equipaggiato".
Ricordiamo che il Mozambico sia dal 2017 alle prese con una violenta insurrezione islamista, che ha finora portato a oltre 2.500 vittime e circa 700.000 sfollati. Una situazione drammatica che, nel corso degli ultimissimi anni, è addirittura peggiorata. Come recentemente sottolineato dalla testata Le Point Afrique, tale insurrezione affonda d'altronde le proprie radici in una serie di dinamiche strutturali piuttosto complesse. Da una parte, alcune reti islamiste sotto pressione in Tanzania e Kenya si sono spostate nel Nord del Mozambico. Dall'altra, non può al contempo non essere sottolineato il forte divario socio-economico che allontana un Sud piuttosto benestante da una parte settentrionale – al contrario – con un altissimo tasso di povertà.
Del resto, oltre alla questione umanitaria e della stabilità politica, questa insurrezione sta creando anche dei forti problemi economici al Mozambico. L'escalation jihadista infatti ha portato il colosso francese Total, lo scorso aprile, ad interrompere temporaneamente le proprie attività di esplorazione del gas naturale nel Paese, nell'ambito di un progetto dal valore complessivo di circa 20 miliardi di dollari.