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(Ansa)
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Sorpresa in Brasile: Lula non stravince, Bolsonaro tiene. È ballottaggio

Le presidenziali brasiliane non hanno registrato il trionfo di Lula, che era stato previsto da molti. E adesso l'attenzione va al ballottaggio del prossimo 30 ottobre dove tutto può succedere

Alla fine il preconizzato trionfo di Luiz Inácio Lula non c'è stato: l’esito definitivo delle elezioni brasiliane è infatti affidato al ballottaggio che si terrà il prossimo 30 ottobre. Pur piazzandosi al primo posto, Lula si è fermato al 48,8% dei consensi, mentre il presidente uscente, Jair Bolsonaro, ha conquistato il 43,2 %. Risultati ben lontani da alcuni pronostici che davano addirittura la vittoria definitiva a Lula già al primo turno con oltre il 50% dei voti. Una soglia che l’ex presidente di sinistra non è riuscito a raggiungere, laddove Bolsonaro ha oggettivamente effettuato una performance migliore delle aspettative (ben otto punti in più rispetto all’ultimo sondaggio Datafolha).

La forbice tra i due acerrimi rivali non è dunque così ampia. Senza dimenticare che bisognerà capire dove si dirigeranno i voti dei candidati sconfitti. Simone Tebet del Movimento Democratico Brasiliano (schieramento centrista tendente a destra) è arrivata terza con il 4,2%, mentre Ciro Gomes del Partito Democratico del Lavoro è quarto con il 3%. In tutto questo, secondo Cnn, “più di 123 milioni di brasiliani hanno aspettato in lunghe file per votare nella quarta democrazia più grande del mondo, mentre altri 32 milioni si sono astenuti”: un’affluenza che, stando a quanto riferito dal presidente della TSE, Alexandre de Moraes, si è rivelata più alta del previsto.

La tensione resta comunque alta, mentre la situazione politica generale risulta sempre più polarizzata. Durante la campagna elettorale, Bolsonaro era stato accusato dai suoi avversari di avere intenzione di non riconoscere l’esito del voto in caso di sconfitta. Il presidente uscente aveva in particolare sollevato dei dubbi sul sistema di voto elettronico brasiliano. Bolsonaro era stato anche fortemente criticato per la gestione della pandemia e per la deforestazione amazzonica (un problema, quest’ultimo, che ha comunque radici antiche). Il suo avversario non è tuttavia meno controverso. Oltre ai passati guai giudiziari a causa di accuse di corruzione (aveva ricevuto una condanna nel 2017, annullata da un giudice della Corte suprema nel 2021), Lula ha posizioni di politica estera particolarmente discutibili: posizioni di vicinanza a Russia, Iran e Cuba. Venendo all’Italia, fu tra l’altro colui che, da presidente, si rifiutò di concedere l’estradizione di Cesare Battisti: estradizione invece sostenuta da Bolsonaro.

Il ballottaggio adesso riapre una partita che, secondo molti, avrebbe dovuto invece rivelarsi già chiusa. Queste elezioni certificano innanzitutto nuovamente l’incapacità dei sondaggi di prevedere con accuratezza i fenomeni politici (soprattutto nei contesti maggiormente polarizzati). In secondo luogo, il duello elettorale sarà adesso rivolto a raccogliere i voti dei candidati minori e, soprattutto, a cercare di pescare consensi negli oltre 30 milioni di astenuti. D’altronde, al di là delle tensioni interne, il voto del prossimo 30 ottobre si rivelerà dirimente per capire quali saranno gli equilibri geopolitici dell’America Latina nei prossimi anni.

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Stefano Graziosi