Per l'industria della difesa francese un 2024 da record
Nonostante i guai politici in patria, per Parigi oltre diciotto miliardi di euro in esportazioni militari. Nel discorso d'inizio anno del ministro della Difesa Lecornu si è parlato anche di intelligenza artificiale, droni e guerra cibernetica.
Record di ordini per la Difesa francese, che nel 2024 raggiunge il secondo migliore anno di sempre con oltre 18 miliardi di euro, trainata dalla domanda di caccia Rafale e sottomarini. L’ha dichiarato il ministro delle Forze armate Sébastien Lecornu alle truppe nel suo tradizionale discorso di inizio anno. Il ministro ha motivato l’industria affinché il 2025 sia un nuovo anno record, guidato dalle esportazioni di navi, sottomarini, sistemi radar, pezzi d’artiglieria, elicotteri e ancora più jet Dassault Rafale. Gli sforzi di esportazione si concentreranno anche sull'ultima versione del sistema di difesa aerea franco-italiano Samp/T, che il ministro ha affermato essere fondamentale per difendersi dalle future minacce missilistiche balistiche, in particolare quelle potenziali provenienti da Iran e Russia.
Tradizionalmente la Francia conta sulle esportazioni militari per contribuire a pagare quella che chiama autonomia strategica, consentendo al Paese di mantenere capacità come la costruzione di un intero caccia o di un sottomarino a propulsione nucleare, seppur con un'economia nazionale che è una frazione di quella degli Stati Uniti o della Cina. E con i numeri del 2024 Parigi si conferma la seconda più grande capitale esportatrice di armi dal 2019 dopo gli Stati Uniti, rappresentando l'11% di quelle globali, almeno stando ai dati diffusi dallo Stockholm International Peace Research Institute (Sipri). Nel discorso di Lecornu si sono sentite parole che qualora dette in Italia avrebbero causato uno tsunami politico, ma certamente prive di ipocrisia: “Esportare i nostri armamenti è fondamentale per sviluppare la nostra base industriale e tecnologica di difesa; è altrettanto fondamentale per la nostra bilancia commerciale e per creare posti di lavoro in tutta la Francia. Ma è anche un prerequisito per la nostra sovranità”.
Gli ordini dell'anno scorso includevano quasi dieci miliardi di euro per i jet Rafale di Dassault Aviation e i sottomarini del Naval Group. Gli ordini complessivi di esportazione della Difesa francese sono più che raddoppiati da 8,2 miliardi di euro nel 2023, dopo un record di 27 miliardi di euro nel 2022. Separatamente, Dassault Aviation ha segnalato ordini di esportazione per trenta caccia Rafale nel 2024 rispetto ai 18 dell'anno precedente. Le consegne per l'esportazione sono aumentate da due a sette velivoli, su un totale di 21 jet Rafale consegnati nel 2024 rispetto ai 13 l'anno prima. I problemi politici però non mancano: Lecornu ha avvertito che l'incapacità del governo di approvare nel 2024 un bilancio per l’anno appena cominciato, in un parlamento diviso, minaccia la capacità della Francia di finanziare sufficientemente la Difesa. Ha quindi invitato i legislatori ad assumersi la loro responsabilità legislativa, affermando che le Forze armate dovrebbero “come minimo” ricevere il bilancio stabilito nella legge sulla spesa militare 2024-2030 per “garantire la reale efficacia militare della Francia”. Secondo il ministro “un possibile aumento annuale del bilancio della Difesa per tre miliardi di euro nel periodo di pianificazione dovrebbe essere visto come un limite minimo, certamente non un limite massimo, poiché con le crescenti minacce alla sicurezza non dobbiamo indebolirci”.
La situazione internazionale è innegabile: la produzione di armi sta aumentando nei paesi in guerra e nei regimi autoritari come nelle grandi potenze democratiche, alcune delle quali sono alleate e concorrenti di quelle europee nell'esportazione. La Francia, secondo Lecornu, è “solo all'inizio” del raggiungimento del livello di una vera economia di guerra, nonostante ciò occorre assicurare il livello essenziale per la sopravvivenza di un’industria della Difesa “che sia sovrana”, ovvero indipendente. Nel suo intervento il ministro ha concluso: “L'economia di guerra che stiamo implementando dovrebbe anche rendere la nostra industria della Difesa più competitiva sul mercato, in particolare in termini di tempi di consegna e prezzi, un fattore determinante in un momento di feroce competizione che avviene mentre il mondo si riarma. In passato i tempi di consegna lenti hanno causato la perdita di ordini alle aziende francesi a favore dei rivali stranieri.” Spiegando: “I piani dell'Unione europea per sostenere l'industria della Difesa sono utili ma non dovrebbero comportare la spesa dei soldi dei contribuenti europei per produrre equipaggiamento americano su licenza", ha sostenuto il ministro. Quest'ultimo potrebbe fornire l'illusione di un’autonomia europea che in realtà è inesistente, ma metterebbe il continente in balia di una potenziale inversione di tendenza strategica da parte del suo alleato statunitense.
"Il ruolo della Commissione europea dovrebbe essere quello di accelerare e semplificare lo sviluppo delle industrie di difesa europee, non di sostituire gli stati membri creando ulteriori complessità o vincoli”. Con questi presupposti il ministro francese ha invitato i produttori ad assumersi maggiori rischi nell'innovazione piuttosto che contare sul governo per pagare nuovi progetti, con queste parole: “Dove c'è un mercato, c'è per definizione un modello economico da trovare e il contribuente da solo non può essere sistematicamente chiamato in causa in nessuna forma di precondizione”. Le priorità francesi nel 2025 includeranno l'implementazione dell'intelligenza artificiale per tutta la Difesa a partire dall'intelligence operativa e per il comparto cibernetico. L'obiettivo è rendere l'IA disponibile per tutti gli usi operativi, tra cui la guerra anti-drone, il processo decisionale operativo, il controllo del fuoco per i robot terrestri e gli aiuti al pilotaggio per i jet da combattimento. “L'anno 2025 dovrebbe consentirci di fare un passo avanti e rendere la Francia uno dei paesi leader al mondo nel campo dell'intelligenza artificiale militare”.
La Francia, come altre nazioni, sta investendo sulle tecnologie quantistiche che avranno un impatto importante sul modo in cui si combatte la guerra. Le forze armate schiereranno unità di calcolo quantistici nei mezzi aerei, navali e nei satelliti. Anche lo spazio sarà fondamentale quest’anno: il primo volo commerciale del lanciatore Ariane 6 porterà in orbita il satellite di sorveglianza militare Cso-3, mentre in Francia sarà organizzato un summit spaziale militare nella prima metà dell'anno per riunire l'industria spaziale francese e dare priorità alle esigenze militari. L’altro segmento nel quale si concentrerà lo sviluppo tecnologico francese è quello dei droni: “Saranno presenti in ogni unità dell'esercito, in ogni unità della Marina e in ogni reparto dell'Aeronautica e della Forza spaziale insieme ai sistemi anti-drone. L'industria deve muoversi rapidamente e, se necessario, rivolgersi a sistemi esistenti, economici e pronti all'uso piuttosto che passare attraverso anni di sviluppo e certificazione. La situazione è urgente e anche qui conteranno solo i risultati. Dove sono presenti i droni, essi devono essere supportati da capacità di attacco e difesa elettronica”.