Esplosioni in Iran: sale la tensione in Medio Oriente
Il governo di Teheran ha detto che si tratta di un attacco terroristico ma non ha ancora formulato esplicitamente ipotesi sui responsabili. E adesso si teme un allargamento del conflitto
Sono oltre un centinaio le vittime delle esplosioni verificatesi nei pressi della tomba del generale iraniano Qasem Soleimani, in occasione di una cerimonia che si stava svolgendo a Kerman in memoria di quest’ultimo.
Il vicegovernatore per la sicurezza della stessa Kerman, Rahman Jalali, ha affermato che si tratta di attacchi terroristici. “Indubbiamente, gli autori di questo atto codardo saranno presto identificati e puniti per il loro atto atroce”, ha dichiarato il presidente iraniano, Ebrahim Raisi, per poi aggiungere: “I nemici della nazione dovrebbero sapere che tali azioni non potranno mai turbare la solida determinazione della nazione iraniana”. “Questo atto terroristico sarà seguito da una risposta ferma e distruttiva da parte delle forze militari e di sicurezza nel più breve tempo possibile”, ha aggiunto il ministro dell’Interno di Teheran, Ahmad Vahidi. “Gli autori di questo grave crimine saranno senza dubbio puniti”, ha inoltre dichiarato il capo della magistratura iraniana, Gholam Hossein Mohseni-Ejei. Media di Teheran riferiscono che probabilmente le bombe erano state posizionate all’interno di valigie e che gli ordigni sarebbero stati fatti detonare a distanza. Almeno finora, il governo iraniano non ha reso noto chi potrebbe celarsi dietro gli attacchi, limitandosi ad annunciare l’avvio di un’indagine. “Gli Stati Uniti non sono stati coinvolti in alcun modo, e qualsiasi suggerimento contrario è ridicolo”, ha detto il portavoce del Dipartimento di Stato americano, Matthew Miller. “Non abbiamo motivo di credere che Israele sia coinvolto in questa esplosione”, ha proseguito.
Quanto accaduto rischia di aumentare ulteriormente la tensione nello scacchiere mediorientale. Raisi aveva già criticato duramente Israele a seguito dell’uccisione, verificatasi a Beirut, dell'alto funzionario di Hamas, Saleh al-Aruri. Nel frattempo, Hezbollah aveva annunciato di aver condotto vari attacchi contro alcune postazioni dello Stato ebraico. Ricordiamo che sia Hamas sia Hezbollah risultano storicamente finanziati dal regime khomeinista. E' anche in quest'ottica che il leader della stessa Hezbollah, Hassan Nasrallah, ha parlato delle esplosioni di Kerman nel suo ultimo discorso. “Le persone che stavano visitando il luogo in cui riposa Soleimani e celebravano l'occasione - inclusi uomini, donne e bambini - sono state prese di mira. Di conseguenza, un gran numero di martiri è caduto”, ha detto. “Porgiamo a tutte le loro famiglie le nostre più sincere condoglianze. Sono martiri sulla stessa strada, sono martiri della stessa causa, della stessa battaglia intrapresa dal comandante Qasem Soleimani”, ha aggiunto. Spalleggiati da Teheran sono anche gli Houthi, che stanno effettuando da settimane attacchi contro le navi transitanti nel Mar Rosso: quegli stessi Houthi che, guarda caso, sono stati elogiati da Nasrallah durante il suo discorso.
Insomma, il pericoloso network regionale dell’Iran è in fermento. E non si può al momento escludere che il regime khomeinista opti per un allargamento del conflitto: esattamente ciò che sta cercando di evitare l’amministrazione Biden. “Questo attacco ha sollevato preoccupazioni sul fatto che la guerra a Gaza, iniziata quasi tre mesi fa in seguito all’attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre contro Israele, potrebbe portare a una guerra regionale più ampia”, ha non a caso sottolineato Axios News riferendosi alle esplosioni di Kerman.
Sotto questo aspetto, potrebbe rivelarsi centrale il ruolo di Ankara. A meno che non cancelli la visita a seguito dei recenti attacchi, Raisi dovrebbe visitare la Turchia nella giornata di domani, per parlare con Recep Tayyip Erdogan della crisi di Gaza. Nel frattempo, è stato reso noto che, sabato, dovrebbe recarsi in Turchia anche il segretario di Stato americano, Tony Blinken. Questo significa che, nonostante Erdogan abbia assunto delle posizioni duramente anti-israeliane, l’amministrazione Biden considera il presidente turco un interlocutore ineludibile nella crisi in corso. Un fattore che contribuisce ad aumentare le già numerose incognite sospese sul futuro del Medio Oriente.