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(Ansa)
Dal Mondo

«Siamo contro l'attacco ad Israele», il racconto di un giovane iraniano di una guerra e di un mondo a parte

Abbiamo contattato un ragazzo

Mentre la tensione tra Israele e Iran continua a salire siamo riusciti a contattare un giovane iraniano per cercare di capire come venga vissuto dalla gente questo periodo di (quasi) guerra, al netto della propaganda del regime. Inutile dire che l'unica cosa che ci ha chiesto è l'anonimato, persino di chi lo ha contattato e scritto questo pezzo. Troppa la paura che gli hacker possano risalire a lui che per le sue opinioni ed i suoi racconti potrebbe rischiare la vita, davvero.

Le parole del giovane sono un'istantanea dei conflitti interni che affronta quotidianamente la società iraniana e attraverso la sua testimonianza, emerge un ritratto di una nazione divisa tra la volontà di resistere al regime esistente e il desiderio di un cambiamento radicale.

«Se anche solo leggermente sostieni il regime islamico non aspettarti fiori», ci avverte Mohammad. «Se fai un accordo con loro e dai loro dei soldi, li spenderanno per bloccare internet, per comprare nuovi droni, investire nel nucleare e reprimere la popolazione».

Qual è la tua storia?

«Sono nato a Teheran, in Iran, e studio ingegneria e tecnologia. Da poco ho preso la difficile decisione di lasciare il Paese. Mi sono trasferito nei Paesi Bassi per continuare i miei studi universitari ma la mia famiglia e diversi dei miei amici sono in Iran e nessuno di loro è d’accordo ad attaccare Israele. Il rischio che possa accadere terrorizza tutta la popolazione entrata nel panico dopo il raid. Tutti sono spaventati, è stato terribile per loro sentire la guerra in casa. Ma non hanno libertà di parola ne tantomeno un accesso facile ad internet che gli ha permesso di informarsi su quanto stava accadendo in quelle ore perché l’informazione libera è un punto critico per il regime. Anch’io ho avuto enormi difficoltà a mettermi in contatto con loro dopo gli attacchi».

Cosa è passato sulle tv iraniane degli attacchi?

«Sono passate le immagini migliaia di volte, ma in Iran in rete non c’è nulla e molto probabilmente come spesso accade, le immagini sono state ritoccate per mostrare falsamente che il raid Israeliano è stato più violento rispetto alla realtà. Mi auguro che il mondo non giudichi gli iraniani in base alle azioni del loro governo, che purtroppo hanno creato una visione distorta e odiosa del mio popolo agli occhi del mondo».Cosa pensi dell’attacco dell'Iran ad Israele?

«Il popolo iraniano è fermamente contrario ad attaccare altri paesi come Israele. Storicamente abbiamo mantenuto un rapporto positivo con loro, condividendo similitudini culturali e nutrendo un sincero interesse reciproco. Non dimentichiamoci poi del sostegno del popolo iraniano alle forze armate israeliane per l’attentato del 7 ottobre. Riconosciamo Israele e il suo popolo, e la stragrande maggioranza degli iraniani auspica un'amicizia duratura con Israele! Posso comprendere che Israele stia cercando di non essere debole, il che potrebbe portarli a considerare azioni contro l'Iran ma è importante che comprendano che l'Iran non è Gaza. Dovrebbero concentrarsi nell'indebolire il regime iraniano anziché colpire le persone o le infrastrutture. La nostra più grande preoccupazione è evitare una guerra totale con Israele, che inevitabilmente causerebbe gravi danni e metterebbe a rischio la vita di civili innocenti».

Cosa ne pensi della politica interna del tuo Paese?

«L'Iran e il regime islamico sono due entità completamente separate: dalla rivoluzione del 1979, Khomeini e successivamente Khamenei hanno chiarito che questo regime non si basa sulla cultura e sull'eredità dell'Iran, né sullo zeitgeist; ma è un paese islamico, con obiettivi ideologici oscuri. Tuttavia, il regime ha usato il nome dell'Iran per migliorare il proprio credito attraverso la propaganda e la repressione ideologica. È interessante notare che Khomeini e altri sono stati sostenuti e finanziati da alcuni paesi occidentali come gli Stati Uniti, la Francia, il Regno Unito, in particolare dalla CIA; Carter e la sua amministrazione hanno aiutato Khomeini e si sono assicurati che l'esercito imperiale iraniano non lanciasse un colpo di stato militare. Fin dai primi giorni della rivoluzione, il Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica (IRGC) si è dedicato a proteggere il regime, non il popolo né il paese, come afferma il loro motto. Nel corso degli anni, l'IRGC si è evoluto fino a avere un enorme controllo politico ed economico, oltre al loro ruolo nella soppressione del popolo. Ciò ha permesso loro di eliminare più facilmente qualsiasi voce disobbediente e li ha potenziati in vari aspetti. Sono stati uno dei gruppi in Iran, conosciuti per le loro azioni disumane e terroristiche in tutto il mondo e in Iran. Tuttavia, crediamo che l'Occidente non voglia nemmeno riconoscerli come un'organizzazione terroristica perché hanno forti lobbies negli Stati Uniti e in Europa (come il Consiglio NIAC) che sponsorizzano ampiamente moschee e studi islamici in Occidente attraverso i loro canali, come parte della repressione ideologica».

Come vede il popolo iraniano quello che sta succedendo?

«Il popolo iraniano ha opinioni e obiettivi diversi rispetto al suo regime. Per comprendere veramente la società iraniana dobbiamo basarci sui numeri, che possono dare un senso realistico della realtà dell’opinione della società. Mi baso sullo studio statistico dell'organizzazione Gamaan, che ha analizzato il comportamento del popolo iraniano, lo studio è condotto da un prof. Il dottor Amar Maleki e il suo team all'università di Tilbourg, nei Paesi Bassi, tramite telefonate e Internet tra migliaia di partecipanti, garantendo la credibilità dei risultati. I loro studi hanno mostrato risultati interessanti, il famoso slogan "Death To America"è rifiutato dal 73% degli iraniani e il 17,6% non ha alcuna opinione mentre solo il 9,4% lo sostiene. Il 73% crede che gli Stati Uniti non siano i mullah nemici e che l’IRGC sia il nemico. Oltre il 70% rifiuta la partnership con Russia e Cina. (Basato su 20.000 voti). Inoltre la maggioranza non sostiene l'Islam! non siamo un vero paese islamico perché il 67,7% delle persone non ha una religione».

Cosa vogliono gli iraniani?

«Noi vogliamo solo la pace e un’economia migliore, come in altri paesi normali. La mia generazione si è modernizzata attraverso Internet e la cultura pop. la stragrande maggioranza non sostiene l'ideologia islamica, la politica della repubblica islamica, riconosce il male del regime e dell'IRGC e una parte di noi crede che l'Occidente non ha agito come avrebbe dovuto per limitare quanto stanno facendo sulla popolazione. In Iran le persone vengono uccise e violentate dall’IRGC e l’Europa con le sue donne femministe che sostengono e supportano i diritti umani in Iran per non indossare l'hijab, davanti ai leader iraniani, sembrano prostrarsi ai loro piedi con la scusa del “politicamente corretto”. Per noi questa è mancanza di rispetto dei nostri diritti, che ci fa capire che non possiamo prendere sul serio l’Occidente».

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