​Israele, carri armati
Ansa
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Israele attende l'attacco mentre a Teheran arriva l'ex ministro della Difesa russo Serghei Shoigu

Allo studio degli israeliani un attacco preventivo all’Iran e ai suoi proxy nella regione. Per gli Usa l’attacco arriverà già oggi.

Gli Stati Uniti credono che l'Iran potrebbe lanciare un attacco contro Israele nelle prossime 24-48 ore. Lo riporta Axios, citando fonti informate, secondo cui il Segretario di Stato americano, Antony Blinken, ha comunicato ai colleghi dei Paesi del G7 che Washington prevede un possibile attacco iraniano a breve. Stando al rapporto, Blinken ha discusso con i suoi omologhi nel contesto degli sforzi americani per ridurre le tensioni nella regione e prevenire l'inizio di una guerra totale. Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha convocato la sua squadra per la sicurezza nazionale nella situation room per discutere degli sviluppi in Medio Oriente e, come affermato dalla Casa Bianca, Biden parlerà anche con il re di Giordania, Abdullah. L'appello arriva un giorno dopo la rara visita in Iran del ministro degli Esteri giordano, Ayman Safadi, avvenuta nel contesto dei continui contatti diplomatici tra gli Stati Uniti e i suoi partner, tra cui Francia, Gran Bretagna, Italia (molto attiva in queste ore) ed Egitto, per cercare di impedire un'ulteriore escalation regionale. Fonti iraniane riferiscono di un massiccio invio di armi statunitensi nella regione, indicando un grande aereo cargo americano in arrivo alla base di Ali Al-Salem in Kuwait e, forse anche per questo, i messaggi che arrivano da Teheran si stanno facendo più prudenti.

Ieri, gli iraniani hanno affermato di aver respinto tutti gli sforzi degli Stati Uniti e dei diplomatici nel mondo arabo per moderare la loro risposta all'assassinio del leader di Hamas, Ismail Haniyeh, e del numero due di Hezbollah, Fuad Shukr, eliminati dagli israeliani negli scorsi giorni a Teheran e Beirut. Negli ultimi colloqui, gli uomini di Teheran hanno affermato, secondo fonti a conoscenza dei dettagli, come riferisce il Wall Street Journal: «Non ci interessa se la nostra risposta causerà la guerra in Medio Oriente», che è quello che gli iraniani volevano quando hanno deciso di attaccare (tramite Hamas) Israele il 7 ottobre 2023. Stamattina, invece, il portavoce del ministero degli Esteri iraniano, Nasser Kanani, come riporta Mehr, ha detto che «L’Iran intraprenderà un'azione per punire Israele a causa dell'uccisione del leader di Hamas, Ismail Haniyeh, a Teheran, ma non cerca di aumentare le tensioni nella regione. L'Iran, basandosi sul suo diritto intrinseco fondato sui principi del diritto internazionale di punire l'aggressore, intraprenderà un'azione seria e deterrente con forza, determinazione e fermezza».

Quindi, cosa può accadere? Lo chiediamo a Lion Udler, esperto israeliano di questioni militari e terrorismo: «L'Iran ha minacciato Israele affermando che metterà in atto una rappresaglia più forte e importante dell'attacco del 13-14 aprile scorsi, durante il quale sono stati lanciati 331 munizioni, tra cui droni Shahed 136, missili da crociera e missili balistici. Anche l'organizzazione terroristica di Hezbollah minaccia una rappresaglia importante per l'eliminazione del Capo di Stato Maggiore dell'organizzazione terroristica, Fuad Shukr. Posso prevedere che l'Iran e le sue organizzazioni terroristiche nel Medio Oriente stiano pianificando e coordinando un attacco congiunto e simultaneo pesante, dall'Iran, Iraq, Siria, Libano, Yemen e Gaza. Le altre possibilità, senza escludere la prima, sono tentativi di infiltrazioni terroristiche in Israele dalla Giudea e Samaria, Libano e forse anche dalla Siria».

Gli Hezbollah possono colpire le città israeliane, e come si evita che ciò accada? «Quanto a Hezbollah, per una questione geografica, un attacco con migliaia di missili, razzi e droni, anche in profondità, quindi Tel Aviv, Haifa e/o Gerusalemme, è assolutamente possibile. Anche in questo caso, sulla base di informazioni di intelligence, è possibile effettuare un attacco preventivo in tutto il Libano, per limitare l'attacco contro Israele. I funzionari israeliani non escludono nemmeno una manovra terrestre in Libano, che è necessaria in caso di grave escalation per eliminare e distruggere i siti di lancio dell'organizzazione terroristica, che non si possono distruggere totalmente solo dal cielo».

È comunque certo che si tratterà di un attacco di ampia portata, al quale Israele risponderà come mai prima d’ora. «Lo Stato d'Israele, con i suoi alleati arabi e occidentali, si prepara a uno scenario di un attacco vasto che avverrà simultaneamente da più Paesi, rafforzando le difese per contrastarlo. Parallelamente, funzionari israeliani riferiscono che, se Israele verrà a conoscenza, attraverso le informazioni di intelligence, di quali siano i piani d'attacco dell'Iran e dei suoi affiliati, attaccherà preventivamente per limitare l'attacco previsto e le conseguenze. Possiamo pensare ad attacchi aerei e/o missilistici contro le basi di lancio dei missili, razzi e droni in Iran, Iraq, Siria, Libano, Yemen e Gaza, per contrastare o perlomeno diminuire il rischio allo Stato d'Israele. La risposta israeliana all'attacco iraniano del mese di aprile è stata simbolica: un solo missile ha distrutto la difesa aerea iraniana a Isfahan, che proteggeva il sito nucleare di Natanz. Si è trattato di un messaggio: Israele è in grado di distruggere la difesa aerea iraniana per poi procedere con l'eliminazione dei siti nucleari, rimasti a quel punto senza difese aeree. A seconda della portata dell'attacco iraniano questa volta, il messaggio mandato l'altra volta potrebbe diventare realtà. Israele ha dimostrato recentemente di poter effettuare attacchi aerei molto lontano da Israele, quando dozzine di caccia da combattimento di Gerusalemme hanno attaccato e distrutto il porto di Hodeidah, controllato dagli Houthi sostenuti dall'Iran nello Yemen, a distanza di circa 1.800 km, mentre gli eventuali obiettivi da colpire in Iran e altrove sono meno lontani di pochi centinaia di km».

La guerra, intanto, a Gaza prosegue senza sosta. L'esercito israeliano ha comunicato di aver eliminato Abed Al-Zeriei, il ministro delle Finanze di Hamas: «Al-Zeriei era attivo nel Dipartimento di produzione dell'ala militare di Hamas e ricopriva il ruolo di Ministro dell'economia di Hamas a Gaza. Ha avuto un ruolo rilevante negli sforzi di Hamas per controllare gli aiuti umanitari in ingresso a Gaza e nella gestione dei mercati sotto il controllo di Hamas. Inoltre, era incaricato della distribuzione di carburante, gas e fondi per attività terroristiche», scrivono le IDF in una nota. Infine, da segnalare come la Russia sia schierata in maniera manifesta con l’Iran nella guerra a Israele, tanto che non si limita più solo alla fornitura di missili, ma anche a incontri di alto livello pubblicizzati dalla stampa. Come scrive la Tass, l'ex ministro della Difesa russo e attuale segretario del Consiglio di Sicurezza nazionale, Serghei Shoigu, è arrivato stamattina in Iran «per una visita di lavoro». Lo ha comunicato il Consiglio di Sicurezza della Federazione russa, specificando che a Teheran Shoigu incontrerà il segretario del Consiglio supremo di sicurezza nazionale, Ali Akbar Ahmadian, e il capo di stato maggiore delle forze armate iraniane, Mohammad Bagheri. Inoltre, Shoigu sarà ricevuto dal presidente iraniano, Masoud Pezeshkian.

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Stefano Piazza