​Joe Biden
( Ansa)
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Presentati a Joe Biden i piani per un possibile attacco al programma nucleare iraniano

I documenti, presentati circa un mese fa dal consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan, delineano scenari in caso di accelerazione dei programmi nucleari iraniani. Le opzioni, sviluppate per fronteggiare l'eventualità che l'Iran tenti di produrre una bomba nucleare prima dell'insediamento del presidente eletto Donald Trump, previsto per il 20 gennaio.

Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, ha recentemente ricevuto un rapporto dettagliato contenente piani per un possibile attacco agli impianti nucleari dell'Iran, secondo quanto riportato dal corrispondente di Axios, Barak Ravid. I documenti, presentati circa un mese fa dal consigliere per la sicurezza nazionale Jake Sullivan, delineano scenari in caso di accelerazione dei programmi nucleari iraniani. Le opzioni, sviluppate per fronteggiare l'eventualità che l'Iran tenti di produrre una bomba nucleare prima dell'insediamento del presidente eletto Donald Trump, previsto per il prossimo 20 gennaio, non rappresentano una decisione imminente di intervento militare, hanno precisato fonti vicine alla Casa Bianca. Gli incontri sono stati descritti come «un esercizio di pianificazione prudente di scenari».Tuttavia, l'urgenza di queste discussioni è legata ai timori che l'Iran possa iniziare ad arricchire uranio fino a raggiungere la soglia necessaria per armamenti nucleari nei prossimi mesi. Secondo fonti dell'amministrazione, la Casa Bianca ritiene che l'indebolimento strategico dell'Iran – dovuto alla distruzione dei suoi alleati regionali come Hamas e Hezbollah, alla perdita di sostegno del regime siriano di Bashar al-Assad e alla compromissione delle difese aeree da parte di Israele – possa rappresentare un'opportunità irrinunciabile per agire. Parallelamente, i recenti sviluppi del programma nucleare iraniano avrebbero rafforzato l'imperativo di prendere in considerazione un'azione concreta. Le preoccupazioni si concentrano anche sulle possibili conseguenze delle recenti perdite subite dall'Iran. La Casa Bianca teme che Teheran possa accelerare le proprie ambizioni nucleari, vedendo nella trasformazione in potenza atomica l'unica strada per ristabilire il prestigio (anche interno), e la stabilità di un tempo.

Le attività illecite dell’Iran

Secondo l'Agenzia Internazionale per l'Energia Atomica (AIEA), ci sono quattro siti in Iran di particolare preoccupazione per quanto riguarda le attività nucleari illecite: Lavisan-Shian, Varamin, Marivan e Turquzabad. L'AIEA ha documentato l'escalation di Teheran in termini di uranio arricchito immagazzinato e la purezza a cui l'uranio è stato arricchito. A gennaio 2021, l'AIEA ha confermato che l'Iran ha ripreso ad arricchire l'uranio al 20% nel suo impianto di Fordow, superando i limiti imposti dal JCPOA nel 2015, che permettevano un arricchimento massimo del 3,67%. Ad aprile 2021, l'Iran ha iniziato ad arricchire l'uranio al 60% a Natanz e, a novembre 2022, ha esteso l'arricchimento al 60% anche a Fordow. Nel febbraio 2023, sono state trovate particelle di uranio arricchite all'83,7% nel sito nucleare di Fordow, vicino al livello richiesto per la produzione di armi. Verso la fine del 2023, l'AIEA ha riferito che Teheran aveva aumentato la sua produzione e le sue scorte di uranio arricchito al 60% presso il Pilot Fuel Enrichment Plant (PFEP) a Natanz e presso il Fordow Fuel Enrichment Plant (FFEP). Secondo l'Institute for Science and International Security, a febbraio 2024 il "breakout time" dell'Iran – il tempo necessario per produrre un'arma nucleare – era di circa una settimana. Questo rapporto sottolinea che la situazione instabile in Medio Oriente offre all'Iran una giustificazione interna per accelerare la costruzione di armi nucleari.

I timori dell'AIEA

Secondo la definizione dell'AIEA «di quantità significativa» – ossia la quantità di materiale nucleare sufficiente per fabbricare un ordigno esplosivo –, alla fine del 2023 l'Iran possedeva abbastanza uranio arricchito per produrre tre armi nucleari, qualora decidesse di arricchire ulteriormente fino al 90% di purezza, livello richiesto per armi. A peggiorare la situazione, il direttore generale dell'AIEA, Rafael Grossi, ha dichiarato a marzo 2024 che l'agenzia «ha perso la continuità delle conoscenze sulla produzione e l'inventario [dell'Iran] di centrifughe, rotori, soffietti, acqua pesante e concentrato di minerale di uranio». Intanto, l'Iran ha annunciato che il prossimo 13 gennaio si terranno colloqui sul nucleare con Francia, Gran Bretagna e Germania in Svizzera. Lo ha riferito l'agenzia di stampa AFP, citando fonti dei media locali. Il viceministro degli Esteri iraniano per gli Affari legali e internazionali, Kazem Gharibabadi, ha confermato la notizia, sottolineando però che «si tratterà di consultazioni, non negoziazioni». Questo annuncio segue le accuse mosse il 17 dicembre dalle nazioni europee, che hanno denunciato l'accumulo da parte dell'Iran di uranio altamente arricchito a livelli definiti «senza precedenti e privi di una giustificazione civile credibile». Dall'uscita unilaterale degli Stati Uniti dall'accordo nucleare del 2015 durante l'amministrazione Trump, l'Iran ha progressivamente ridotto il rispetto degli impegni presi. Tra le misure adottate figurano il divieto di accesso agli ispettori delle Nazioni Unite e l'ampliamento delle capacità di arricchimento dell'uranio. Questi sviluppi continuano a destare profonda preoccupazione nella comunità internazionale.

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Stefano Piazza