Harris
(Ansa)
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La vera delusione dei democratici Usa più che l'impresentabile Biden è Kamal Harris, la scomparsa

Parlando con elettori dem scopriamo come colei che doveva essere il «futuro» del partito si è dimostrata un'arrivista, interessata solo al proprio tornaconto professionale. E lasciando così un vuoto oggi incolmabile nei confronti di Trump

Che fine ha fatto Kamala Harris? Mentre il mondo si interroga su Joe Biden, dopo che nel primo duello tv con Donald Trump, è apparso “appannato” e inadeguato non solo al confronto televisivo, ma anche a guidare ancora gli Stati Uniti, proprio gli americani si chiedono che ruolo possa giocare la sua vice. La donna che avrebbe dovuto garantire il sostegno ai democratici da parte delle comunità ispaniche, degli immigrati di seconda generazione, ma soprattutto dei giovani. Il volto “fresco” e la donna in grado di strizzare gli occhi a quell’elettorato poco incline a votare un Presidente che già quattro anni fa rappresentava l’espressione più marcata dell’establishment.

La risposta, però, è pressoché unanime. Che lo si chieda agli elettori dem per tradizione o a chi in lei ha voluto credere quattro anni fa dandole il voto, oggi il verdetto è chiaro: “La Harris non piace, neppure al suo stesso partito”, dice Melinda, ex insegnante di inglese per stranieri. Lei che ha lavorato per 30 anni in Virginia con cittadini provenienti da altri Paesi (molti da Messico e sud America, ma non solo), lei che è abituata a cogliere le esigenze dei “nuovi americani”, spiega: “La vicepresidente è scomparsa da tempo, pressoché subito dopo l’elezione del 2020. Ma in realtà non è mai riuscita a offrire un’immagine di sé seria e forte, credibile. È mancata la sua presunta leadership”.

Ancora più duro il commento che arriva da Washington DC, dove tra gli impiegati che lavorano nei numerosi musei statali l’opinione è concorde: “Dopo l’insediamento di Joe Biden alla Casa Bianca e qualche foto di rito, nessuno l’ha più vista. È forse troppo impegnata a pensare alla sua carriera e a trarre beneficio dalla sua carica per scopi personali?”. Tra le commesse del Walmart, una delle più note catene di superstore con punti vendita in ogni angolo degli States, il giudizio è ancora più severo: “Alcune sue uscite sono sembrate persino sciocche e non professionali”, dice Hellen, afroamericana di 45 anni che in Harris aveva creduto.

“Sicuramente è brava nel sapersi muovere, nel saper trarre opportunità dalla sua posizione. Ma suppongo che per il Paese non abbia fatto assolutamente nulla di buono”, rincara James, medico anestesista della Florida. In questo stato, in cui il governatore è repubblicano, in molti non aspettano altro che il ritorno di Trump alla Casa Bianca, come Mark: “Biden è morto cerebralmente e Kamala Harris è un cavallo senza valore. I democratici si sono scavati la tomba da soli con il loro programma da estrema sinistra”.

Ma anche tra coloro che non arrivano a critiche tanto dure, c’è chi non esita a parlare di “word salad”, “insalata di parole”, nel definire i discorsi della vicepresidente americana. Insomma, tanto fumo e poco arrosto per la 59enne, ex avvocato poi sbarcata nel mondo della politica. Lei, che poteva incarnare il sogno americano di rivalsa, essendo nata da madre indiana e padre di origine giamaicana; lei che ha studiato alla Howard University e all'Hastings College of the Law di San Francisco per poi trasferirsi a Washington DC. Lei che, forse, non è riuscita a togliersi di dosso l’immagine troppo californiana (e snob) di certi esponenti democratici. “Biden le ha affidato numerosi incarichi e obiettivi – spiega Matthew, dipendente di una ditta di computer – Ma lei non ne ha portato a termine nessuno!”.

C’è anche chi, come Lisa, originaria del New Mexico, poi trasferitasi in Texas e infine in Florida, ricorda: “Qualche tempo fa Kamala Harris è atterrata a El Paso, in Texas per un evento. È ripartita un paio d’ore dopo, ma non credo neppure che abbia messo piede a terra: è semplicemente rimasta a bordo”.

L’immagine della “delfina” dei democratici, dunque, è offuscata. Eppure si è tornati a fare il suo nome come possibile candidata alternativa a Joe Biden, qualora si arrendesse all’idea di rinunciare a tentare la corsa a un’improbabile secondo mandato. “Dopo il primo dibattito tv tra Donald Trump e Joe Biden ho visto molti fedelissimi democratici cambiare idea e iniziare a pensare di non supportare più il partito – dice Annabel, studentessa volontaria in biblioteca nella east cost - Il Presidente ha dimostrato al mondo di essere troppo vecchio e debole, ma soprattutto non in grado di affrontare le responsabilità alle quali è chiamato. I dem ora invocato a gran voce un’altra figura. Occorre fare presto, però”. Ma chi potrebbe entrare in gioco adesso? Un potenziale candidato sarebbe il governatore della California, Gavin Newsome. Ma non è sufficiente conosciuto e soprattutto porta con sé l’immagine di un modello di amministrazione che non sembra adatto a tutti gli States: quello della California, alle prese con un costo della vita in continua ascesa. Non adatto, dunque, alla deep America.

Più chance le avrebbe la popolarissima Michelle Obama, ma lei per ora non ha alcuna intenzione di lanciarsi in una corsa contro il tempo in vista del voto del 5 novembre. Per questo, per adesso, l’America dimentica il vecchio sogno di avere un primo Presidente donna e si limita a confidare nel potere di convincimento di un’altra donna, la First Lady Gill, perché convinca il marito Joe a ritirarsi.

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Eleonora Lorusso

Nata a Milano, laureata in Lettere Moderne all’università Cattolica con la specializzazione in Teoria e Tecnica dell’Informazione, è giornalista professionista dal 2001. Ha lavorato con Mediaset, Rai, emittenti radiofoniche come Radio 101 e RTL 102,5, magazine Mondadori tra i quali Panorama dal 2011. Specializzata in esteri e geopolitica, scrive per la rivista di affari internazionali Atlantis, per il quotidiano La Ragione e conduce il Festival internazionale della Geopolitica europea dal 2019. Dal 2022 vive negli USA.

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