Xi jinping africa
(Ansa)
Dal Mondo

L'ombra di Pechino si allunga sempre di più sull'Africa

Xi Jinping punta sul continente africano in chiave anti americana e per rafforzare la propria influenza in sede di Nazioni Unite

Il Dragone rafforza la propria influenza sull’Africa. Ospitando a Pechino il Forum sulla cooperazione Cina-Africa, Xi Jinping ha promesso di voler creare “almeno” un milione di posti di lavoro nel continente africano. Il presidente cinese ha inoltre garantito di voler fornire ai Paesi africani 51 miliardi di dollari per finanziamenti vari nei prossimi tre anni, soprattutto nel settore energetico e infrastrutturale. “Abbiamo costruito insieme strade, ferrovie, scuole, ospedali, parchi industriali e zone economiche speciali. Questi progetti hanno cambiato la vita e il destino di molte persone”, ha detto. Secondo la Cnn, il leader cinese avrebbe anche promesso al continente 140 milioni di dollari in aiuti militari.

Ricordiamo che l’Africa è, al contempo, il primo partner commerciale e il principale creditore della Cina. Tuttavia l’ attuale obiettivo di Xi non è soltanto di carattere economico, ma anche - e forse soprattutto - di natura geopolitica. Non è un mistero che, soprattutto negli ultimi due anni, le relazioni tra Pechino e Washington si siano notevolmente raffreddate. Il presidente cinese guarda quindi all’Africa per due ragioni interconnesse: vuole sottrarre ulteriormente terreno geopolitico agli americani e, soprattutto, rafforzare indirettamente la propria influenza in seno alle Nazioni Unite. Senza poi ovviamente trascurare che, consolidando la propria longa manus sul continente africano, Xi punta anche a mettere sotto pressione il fianco meridionale dell’Alleanza atlantica.

Per l’Occidente si tratta di un problema enorme, anche alla luce del fatto che la stessa Russia sta incrementando la propria influenza su alcune aree dell’Africa: dall’Est libico a vari Paesi del Sahel, come Mali, Burkina Faso e Niger. Un’area, questa, in cui sta guadagnando terreno anche quell’Iran, che, oltre a essere il principale alleato mediorientale di Mosca, ha anche siglato, nel 2021, un patto di cooperazione venticinquennale con Pechino. Si tratta di un ulteriore aspetto preoccupante che, nuovamente, rappresenta una potenziale minaccia per il fianco meridionale dell’Alleanza atlantica. Tra l’altro, negli scorsi mesi, il Sahel è stato man mano abbandonato da varie forze militari occidentali: i soldati francesi hanno lasciato il Niger a dicembre e altrettanto hanno fatto di recente le truppe americane e tedesche.

Per questa ragione, la Nato dovrebbe prestare maggiore attenzione a quello che succede in Africa. Inoltre, l’iperattivismo locale di cinesi, russi e iraniani rende ancora più urgente l’implementazione del Piano Mattei: un progetto che potrebbe rivelarsi un’efficace terza via tra l’arroganza postcoloniale francese e il terzomondismo ipocrita di Pechino, Mosca e Teheran.

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Stefano Graziosi