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(Ansa)
Dal Mondo

«La guerra a Gaza sarà ancora molto lunga»

Intervista all’esperto Lion Udler sull’attuale situazione in Israele

Più passano le ore e più si avvicina la guerra totale tra Israele e gli Hezbollah che continuano a lanciare missili sul Nord di Israele. Della situazione parliamo con Lion Udler esperto israeliano di questioni militari e antiterrorismo.

«La guerra nel nord d'Israele va avanti da oltre 8 mesi di seguito ai primi attacchi del 8/10/2023 contro Israele da parte dell'organizzazione terroristica di Hezbollah e altre organizzazioni palestinesi e dei Fratelli Musulmani. Ad oggi la guerra si è mantenuta a basso profilo con colpi nelle zone vicine al confine e solo ogni tanto più in profondità. Lo Stato d'Israele ha cercato la mediazione attraverso il rappresentante americano Amos Hochstein, ma l'organizzazione terroristica mette la condizione di un cessate il fuoco nel nord con un eventuale cessate il fuoco a Gaza. La guerra a Gaza sarà ancora lunga e lo Stato d'Israele non può aspettare la fine della guerra a Gaza per mettere in sicurezza i cittadini del nord nelle loro case, da oltre 8 mesi sono profughi nel proprio Paese»

Quanto è vicina la guerra con la milizia libanese espressione dell’Iran?

«La probabilità di una guerra più ampia nel Libano è molto alta, inoltre, l'esercito israeliano è pronto oggi più che mai, con riservisti addestrati e motivati, motivo per il quale Hezbollah non vorrebbe colpire più in profondità perché si trova dinanzi a un esercito pronto e molto allerta. Israele ha eliminato molti Comandanti tra cui Senior, come il Comandante della Forza Radwan e dell'unità Nasser di Hezbollah, e ha colpito una varietà di infrastrutture e magazzini nel sud del Libano che diminuiscono le capacità terroristiche»

C’è il timore che Israele non riesca a far fronte al lancio di missili degli Hezbollah?

«Israele ha i mezzi per difendersi ma bisogna precisare che non esistono al mondo sistemi di difesa aerea che proteggono ermeticamente un intero territorio, anche Israele subirà delle conseguenze in caso di allargamento della guerra, senza contare che l'Iran potrebbe trasferire ulteriori forze dalla Siria e dall'Iraq, ed eventualmente entrare in guerra lanciando missili e droni contro Israele dall'Iran, la strategia iraniana è proprio quella di circondare Israele con truppe, razzi, missili e droni per usarli nel momento che militarmente ritengono più opportuno. L'organizzazione terroristica di Hezbollah tenterà di colpire le batterie della difesa aerea Iron Dome, David's Sling e Arrow, capacità che l'organizzazione ha dimostrato di avere».

Cosa sono in grado di fare gli Hezbollah e cosa può fare Israele ?

«L'organizzazione terroristica ha la capacità di lanciare circa 4000 razzi, missili e droni in un giorno e copre l'intero territorio israeliano, questa capacità andrà ridotta man mano che verranno colpiti da Israele. Israele in tal caso userà armamenti mai usati prima d'ora nel tentativo di finire la guerra quanto prima, colpendo in Libano, e forse anche in Siria, in modo da causare una distruzione tale mai vista nel Medio Oriente finora.Bisogna sapere che nel sud del Libano fino a Beirut, una casa su 4 è praticamente un magazzino di armamenti e/o munizioni, che verranno colpiti nel immediato lasso di tempo, causando la totale distruzione di interi villaggi e città».

Cosa risponde a coloro che dicono che non è il momento giusto per Israele di aprire un nuovo fronte di guerra?

«Israele si trova oggi militarmente nel momento più adeguato perfare la guerra a Hezbollah che, prima o poi, avrebbe dovuto comunque fare. Hezbollah è circa 10 volte più grande e potente dell'organizzazione terroristica di Hamas, è più potente militarmente di alcuni membri della NATO, opera in territorio più grande della Striscia di Gaza e gode di un confine “amichevole”con la Siria da dove può essere rifornito dall'Iran, sia con personale nonché con armamenti e munizioni.Israele invece gode di un alleato strategico che è la superpotenza, gli Stati Uniti d'America, che ha un forte interesse di proteggere l'unica democrazia nel Medio Oriente, anche se preferiscono un accordo, finora fallito».

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Stefano Piazza