La mala-edilizia di Erdogan crolla col terremoto in Turchia
Le migliaia di morti, secondo chi si occupa di costruzioni, si spiegano anche con il fallimento della politica delle norme in vigore in Turchia
Recep Tayyip Erdogan è l'architetto della yeni Türkiye, la "nuova Turchia". Nella sola città di Istanbul, sono stati costruiti progetti a dir poco megalomani. In alcune zone, i grattacieli si sono moltiplicati. I centri commerciali sono diventati il segno distintivo di un nuovo modo di vivere. Le comunità residenziali chiuse hanno accentuato il fenomeno della segregazione spaziale. L'urbanizzazione selvaggia ha scardinato il tessuto sociale di interi quartieri.
Uno stravolgimento che ha investito non solo le città ma anche i cittadini: la classe media si è allargata e il divario tra ricchi e poveri è aumentato drammaticamente. Tutto questo è l'oro della Turchia voluto fortemente da Erdogan e che oggi, complice una forte crisi economica, potrebbe smettere di luccicare. L’oro della Turchia e il business dell’edilizia che ha stravolto l'aspetto del paese e il suo tessuto sociale è il titolo del libro di Giovanna Loccatelli. Ma che a che prezzo tutto questo?
Come sono stata costruite tutte queste abitazioni che si sono letteralmente sbriciolate?
Intanto il bilancio delle vittime parla di almeno 5mila le vittime accertate del terremoto che ha distrutto intere zone della Turchia e della Siria. Il numero resta comunque provvisorio e si continua a scavare tra le macerie delle migliaia di edifici venuti giù in entrambi i Paesi. L'Oms non lascia molte illusioni: purtroppo le vittime del sisma alla fine potrebbero essere più di 20mila.