La Russia allarga la presa sull’Africa con un oleodotto milionario nel Congo
(Ansa)
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La Russia allarga la presa sull’Africa con un oleodotto milionario nel Congo

Isolata dall’Occidente, Mosca cerca nuove rotte energetiche in Africa, ma il prezzo da pagare potrebbe essere troppo alto per il Congo

Mentre l’Occidente rafforza il suo isolamento verso la Russia con sanzioni e misure diplomatiche, Mosca rivolge la sua attenzione all’Africa, cercando di espandere la propria influenza economica e politica. L’esempio lampante di questa strategia è l’approvazione della recente bozza di accordo per la costruzione di un oleodotto da miliardi nella Repubblica del Congo. Questo progetto, che potrebbe sembrare una semplice operazione economica, cela in realtà ambizioni geopolitiche molto più profonde. La Russia, in difficoltà a causa dell’isolamento internazionale, sta cercando di colmare le lacune nei mercati occidentali sfruttando le vaste risorse naturali africane.

L’accordo con il Congo appare fortemente sbilanciato. Come riportato dalla rivista Foreign Affairs, tra le più autorevoli nel campo delle relazioni internazionali, la Russia controllerà il 90% delle risorse della joint venture, lasciando al Congo un modesto 10%. Questo divario ha alimentato preoccupazioni crescenti riguardo a un possibile ‘neocolonialismo energetico’, con il rischio che il Congo resti relegato a un ruolo marginale mentre le sue risorse vengono utilizzate per rafforzare l’economia russa. A capo del progetto vi è la Zakneftegazstroj-Prometej LLC, ma dietro questa struttura si cela una complessa dinamica di potere che potrebbe esacerbare ulteriormente la povertà della popolazione congolese.

L’espansione russa in Africa, tracciando nuove rotte commerciali ed energetiche, va interpretata anche alla luce di un rilevante insuccesso nella strategia energetica globale del Cremlino. La Mongolia, infatti, ha recentemente rifiutato di partecipare alla costruzione del gasdotto Power of Siberia-2, un’infrastruttura che avrebbe collegato la Russia alla Cina. Per Mosca, questo progetto rappresentava un’importante rotta energetica verso l’Asia, ma Ulaanbaatar ha deciso di non procedere, preoccupata per la propria sovranità e per il crescente controllo russo e cinese.

Ma la strategia russa in Africa non si limita alla sfera energetica. Sul piano militare, Mosca sta consolidando sempre di più la sua presenza con i paramilitari del gruppo Wagner, a cui si è aggiunto l’Africa Corps russo. Inoltre, il Cremlino sta intensificando gli accordi bilaterali con paesi chiave della regione come Mali, Libia e Burkina Faso, consolidando così la sua influenza geopolitica e militare nel continente africano.

Questo approccio permette alla Russia di ottenere un accesso privilegiato alle risorse minerarie africane, offrendo in cambio un supporto armato. Ciò ha consentito al Cremlino di ridimensionare significativamente l’influenza della Francia in molte delle sue ex colonie africane, sfruttando abilmente il crescente sentimento antioccidentale.

La competizione con la Cina, in particolare, è feroce. Pechino ha già una presenza consolidata nel continente e, con una quota di mercato energetico del 27-28%, supera di gran lunga la Russia. Mosca, inoltre, deve affrontare la complessità delle dinamiche politiche locali e l’instabilità di molti paesi africani. Se da un lato la Russia cerca di conquistare nuovi alleati e mercati, dall’altro rischia di alimentare nuove tensioni a livello locale e internazionale, con alleanze che potrebbero rivelarsi insostenibili.

Come evidenziato dalla rivista australiana The Diplomat, nonostante questi successi apparenti, l’influenza russa in Africa è tutt’altro che garantita. La Cina, in particolare, rappresenta un rivale formidabile con una presenza già radicata nel continente e una quota di mercato energetico del 27-28%, che surclassa quella russa. Oltre alla concorrenza cinese, Mosca deve affrontare le sfide poste dalla complessità delle dinamiche politiche locali e dall’instabilità di molti paesi africani. Se da un lato la Russia cerca di conquistare nuovi alleati e mercati, dall’altro rischia di alimentare nuove tensioni a livello locale e internazionale, con alleanze che potrebbero rivelarsi insostenibili.

L’alleanza tra Russia e Congo, che Mosca presenta come un trionfo per entrambe le parti, potrebbe di fattotrasformarsi in una nuova forma di dipendenza per il paese africano. Dietro l’apparente cooperazione, con il controllo schiacciante della Russia sulle risorse, il Congo rischia di diventare una pedina sacrificabile nel più ampio scacchiere geopolitico, lasciando poco spazio al vero sviluppo economico e politico del paese. Mosca continua la sua corsa per mantenere lo status di potenza globale, ma l’espansione in Africa potrebbe non portare i frutti sperati, soprattutto se dovesse alimentare nuove tensioni e conflitti nel continente.

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Lara Ballurio

Giornalista, Esperta in comunicazione, Analista geopolitica, Ghostwriter

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