Le tensioni tra Pechino e Washington proseguiranno anche senza Trump
La sintesi del convegno The new global order: the world after 2020 elections", organizzato dall'Associazione Guido Carli e dal principale think tank conservatore americano Heritage Foundation. A parlare il vicepresidente presso il Kathryn and Shelby Cullom Davis Institute, James Carafano, e l'ex ministro degli Esteri italiano, Giulio Terzi di Sant'Agata
Un incontro per comprendere le ripercussioni geopolitiche delle prossime elezioni americane. Questo, in estrema sintesi, il senso più profondo del webinar "The new global order: the world after 2020 elections", tenutosi lo scorso 16 ottobre. Organizzato dall'Associazione Guido Carli e dal principale think tank conservatore americano Heritage Foundation, l'evento – moderato da La Verità – ha avuto come ospiti principali: il vicepresidente presso il Kathryn and Shelby Cullom Davis Institute, James Carafano, e l'ex ministro degli Esteri italiano, Giulio Terzi di Sant'Agata. Numerosi i temi affrontati: da un'analisi della campagna elettorale americana attualmente in corso, ai risvolti che il prossimo 3 novembre può riservare su dossier spinosi come il rapporto degli Stati Uniti con la Cina. Spazio è stato inoltre dato al futuro delle relazioni di Washington con Bruxelles, Mosca e Teheran.
Punto di partenza della discussione si è rivelata proprio la bizzarra campagna elettorale americana. "Da un punto di vista internazionale, il voto del 3 novembre è più importante che mai, perché avrà luogo in un periodo burrascoso, in cui stiamo avendo esperienza di cambiamenti rapidi, sotto il profilo politico, democratico, sociale, tecnologico ed economico", ha dichiarato non a caso il presidente dell'Associazione Guido Carli, Federico Carli, in apertura. Grande incertezza è stata espressa sull'esito del voto novembrino. "Secondo me la corsa elettorale è aperta", ha fatto presente Terzi, sottolineando inoltre come la situazione politica americana sia soggetta a una forte radicalizzazione. In sostanziale accordo con questa analisi si è mostrato Carafano, che, dal canto suo, ha messo in evidenza le incognite che pesano sulle prossime presidenziali: dall'impatto del coronavirus alla controversa questione del voto postale.
Una particolare attenzione, durante il webinar, è stata riservata ai difficili rapporti tra Washington e Pechino. Secondo l'ex ministro, è ragionevole attendersi che – su questo dossier – si possa registrare una continuità politica, in caso di cambio di guardia alla Casa Bianca. Terzi ha, tra l'altro sottolineato, il coinvolgimento di Donald Trump nel sostegno all'Alleanza atlantica, evidenziando come per l'attuale presidente la Nato possa svolgere un ruolo molto importante nel confronto geopolitico con la Repubblica Popolare. In particolare, il merito dell'attuale presidente americano – secondo Terzi – sarebbe quello di aver assunto una postura più assertiva verso la Cina e di essere riuscito a cambiare, in tal senso, anche in parte il clima europeo su questo tema (specialmente in Francia e Germania). Tutto questo, mentre Carafano ha voluto evidenziare la differenza del modello politico-valoriale che intercorre tra la Repubblica Popolare e l'Occidente (soprattutto in materia di diritti umani e libere elezioni).
Ulteriore scenario analizzato è stato quello mediorientale. Particolarmente duro si è mostrato Terzi in relazione all'Iran e all'accordo sul nucleare, siglato dall'amministrazione di Barack Obama. Secondo l'ex ministro, quell'intesa è stata il frutto dell'"errore dell'appeasement" e – in tal senso – il diplomatico ha elogiato l'amministrazione Trump, dal momento che l'approccio duro della Casa Bianca avrebbe "prodotto un nuovo clima" sulla questione iraniana. Non sono poi mancate delle considerazioni sul ruolo dei social media nel dibattito pubblico. Carafano ne ha sottolineato il crescente peso negli Stati Uniti, mentre Terzi ha citato – sotto questo profilo – i casi italiani del Movimento 5 Stelle nel 2013 e della Lega nel 2018. L'ex ministro ha al contempo voluto tuttavia mettere in luce anche i rischi di una eccessiva presenza delle piattaforme web in politica, parlando – non senza una venatura polemica – di una "forza autonoma" dei social media. "Il modo in cui Facebook, Twitter e Instagram operano è quello di lavorare sulla quantità, non sulla qualità. Più si espandono, più soldi fanno", ha notato, sostenendo inoltre che un simile sistema incrementerebbe la polarizzazione in seno all'agone politico.