Macron è rimasto vittima dei suoi giochi di prestigio
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Macron è rimasto vittima dei suoi giochi di prestigio

Il presidente francese si è arroccato e sta cercando i numeri per un nuovo governo: ma la sua miope strategia politica appare ormai in forte difficoltà

La caduta del governo Barnier ha messo seriamente in difficoltà Emmanuel Macron. Il presidente francese ha escluso le dimissioni, negando ogni responsabilità nella crisi in corso. Tuttavia i problemi per lui restano numerosi.

Innanzitutto un sondaggio commissionato dal Figaro ha registrato che per il 46% dei francesi la colpa della situazione attuale è da attribuire proprio a lui: solo l’11% dice altrettanto del Rassemblement National e appena il 10% del Nuovo Fronte Popolare. In secondo luogo, non è detto che l’inquilino dell’Eliseo riesca a trovare i numeri per un nuovo governo nelle prossime ore: il che rischia di gettarlo nell’imbarazzo davanti al presidente americano in pectore, Donald Trump, che sta arrivando a Parigi per partecipare all’inaugurazione di Notre Dame. In terzo luogo, anche riuscisse a formare un nuovo governo in fretta, è assai probabile si rivelerà nuovamente un esecutivo traballante. Per ora, Macron sta sondando il Partito socialista, che si è mostrato aperto a far parte di un governo: una circostanza, questa che, nelle scorse ore, ha irritato Jean-Luc Mélenchon. È d’altronde chiaro come l’inquilino dell’Eliseo stia cercando di seminare zizzania in seno al Nuovo Fronte Popolare.

Come che sia, il grosso problema per Macron è come riuscire arrivare in queste condizioni fino allo scadere naturale del suo mandato presidenziale, vale a dire al 2027. La sua strategia del “divide et impera” sembra infatti arrivata a un punto limite. E sarà adesso sempre più difficile riuscire a rilanciarla. Ammesso e non concesso che possa nascere a breve un nuovo esecutivo, è verosimile che sia destinato a durare pochi mesi come quello guidato da Barnier. D’altronde, questo è l’esito consequenziale della “santa alleanza” ripetutamente invocata dal presidente francese contro il Rassemblement National.

Più che fondare la sua azione politica su un progetto, Macron si è affidato alla strategia del cordone sanitario. E questi sono i risultati. Lo scioglimento dell’Assemblea nazionale e le successive elezioni gli hanno consentito, sì, di manovrare per spaccare gli schieramenti avversi. Ma, alla lunga, il suo piano ha fallito, gettando letteralmente la Francia nel caos. Il Paese è sempre più ripiegato su sé stesso, mentre all’estero continua a perdere influenza (si pensi soltanto al declino politico-militare di Parigi nella regione del Sahel). Chi, anche dalle nostre parti, aveva eletto Macron a leader ispiratore, dovrebbe forse iniziare seriamente a ricredersi.

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Stefano Graziosi