( Ansa)
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Missile lanciato dallo Yemen, sirene a Tel Aviv e Gerusalemme

L'IDF ha dichiarato che un missile lanciato dallo Yemen è stato intercettato prima di raggiungere il territorio israeliano. Donald Trump apre due fronti con l'Iran: il supporto agli Houthi e il nucleare. «Spero che negozierete perché se dovessimo intervenire militarmente, sarebbe una cosa terribile. Non potete avere un'arma nucleare».

I jihadisti Houthi dello Yemen hanno rivendicato il lancio avvenuto questa notte di un missile balistico contro Israele, dichiarando che il proiettile, denominato Palestine-2, aveva come obiettivo l’aeroporto Ben Gurion di Tel Aviv. Tuttavia, secondo l’esercito israeliano, il missile è stato intercettato e abbattuto dalla loro aeronautica militare prima di entrare nello spazio aereo del Paese. Le Forze di Difesa israeliane hanno inoltre comunicato che «le sirene sono state attivate in conformità al protocollo», probabilmente a causa del rischio di caduta di detriti. Per la prima volta in due mesi, le sirene d’allarme sono risuonate questa mattina a Be'er Sheva, Dimona, Yeruham, Nevatim, Segev Shalom, Tel Sheva e altre località vicine, a Gerusalemme e nelle aree circostanti. Nasruddin Amer, un alto funzionario Houthi, su X ha rivendicato l’azione: «Abitanti di Gaza, non siete soli; Allah è con voi e noi siamo con voi. La vittoria viene solo da Allah».

A proposito dei jihadisti filoiraniani dello Yemen il presidente americano, Donald Trump sul suo social Truth ha dato l’ultimatum anche all’Iran: «Ogni colpo sparato dagli Houthi sarà considerato, da questo momento in poi, come un colpo sparato dalle armi e dalla leadership dell'Iran, e l'Iran ne sarà ritenuto responsabile subendone le conseguenze, che saranno terribili!» Trump ha poi proseguito: «Che nessuno si faccia ingannare! Le centinaia di attacchi compiuti dagli Houthi, i sinistri mafiosi e delinquenti con sede nello Yemen, odiati dal popolo yemenita, provengono tutti dall'Iran e sono da esso creati - ha scritto il tycoon - Qualsiasi ulteriore attacco o ritorsione da parte degli Houthi sarà affrontato con grande forza, e non c'è garanzia che tale forza si fermi lì». Per Donald Trump, «l'Iran ha giocato a fare la vittima innocente di terroristi disonesti di cui ha perso il controllo, ma non ha perso il controllo. Sta dettando ogni mossa, dando loro le armi, fornendo loro denaro e attrezzature militari altamente sofisticate e persino la cosiddetta intelligence». Il fronte degli Houthi non è l’unico che Donald Trump ha aperto con l’Iran perché come scrive Axios, all’inizio di questo mese il presidente degli Stati Uniti ha inviato una lettera alla guida suprema dell’Iran, l’ayatollah Ali Khamenei, fissando un termine di due mesi per raggiungere un nuovo accordo sul nucleare. Resta tuttavia incerto se il conto alla rovescia di due mesi sia iniziato dalla data di consegna della lettera o dall’avvio dei negoziati. Il rapporto indica che la lettera definita «molto dura», consegnata al ministro degli Esteri iraniano Abbas Araghchi tramite un diplomatico emiratino, sollecitava la ripresa dei negoziati tra Washington e Teheran.

Inoltre, conteneva un avvertimento sulle possibili conseguenze qualora l’Iran avesse proseguito con il suo programma nucleare. Donald Trump ha parlato della sua lettera inviata alla leadership di Teheran: «Spero che negozierete perché se dovessimo intervenire militarmente, sarebbe una cosa terribile. Non potete avere un'arma nucleare». Poi ha aggiunto: «Ci sono due modi in cui l'Iran può essere gestito: militarmente, o si fa un accordo... Preferirei fare un accordo, perché non cerco di danneggiare l'Iran. Sono delle brave persone».La Guida suprema dell’Iran Ali Khamenei pare non voglia tenere negoziati con gli Stati Uniti, tanto che definito la proposta «un inganno da parte di Washington, progettato per far sembrare che l’Iran si rifiuta di negoziare. L'amministrazione Trump stringerà il nodo delle sanzioni e aumenterà la pressione sull'Iran». Poi un portavoce del ministero degli Esteri iraniano ha poi dichiarato alla Reuters che l’Iran avrebbe risposto alla lettera «dopo un esame approfondito». Nel 2018, Donald Trump ha ritirato gli Stati Uniti dall’accordo nucleare di Teheran del 2015, siglato con le principali potenze mondiali, e ha reintrodotto sanzioni che hanno gravemente colpito l’economia iraniana. In risposta, un anno dopo Teheran ha violato i limiti imposti dall’intesa. Sebbene abbia lasciato aperta la possibilità di un nuovo accordo, Trump ha ripristinato la strategia di "massima pressione" già applicata durante il suo primo mandato, con l’obiettivo di isolare l’Iran dall’economia globale e azzerarne le esportazioni di petrolio, fonte di finanziamento per l’apparato militare e gruppi terroristici internazionali. Secondo Trump, a differenza del suo successore Joe Biden, non bisogna concedere altro tempo all’Iran per sviluppare un’arma nucleare.

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Stefano Piazza