L'onda della destra in Francia che spaventa più in Italia che i francesi
Politici e commentatori (di sinistra) da tre giorni vanno rilanciando l'allarme per il voto del 30 giugno deciso da Macron dopo il successo di Jordan Bardella nelle europee. Ma oltralpe di drammi non se ne vedono
All'indomani del voto per le europee, con la schiacciante vittoria della destra e lo scioglimento dell'Assemblea Nazionale con voto tra poco più di due settimane deciso dal Presidente Macron la Francia, il suo futuro politico, sono al centro di analisi commenti e soprattutto allarmi che arrivano anche dal nostro paese. Il racconto è quello di una nazione ad «un passo dal precipizio» (cit. Lilly Gruber) ed in preda al panico istituzionale. Ma cosa dicono e come vivono questa fase i francesi, i diretti interessati?
«Non è stato uno choc, ci aspettavamo che vincesse la Destra qui in Francia», mette subito in chiaro Charles Le Pique, agente immobiliare parigino. «La sorpresa, piuttosto, è stato lo scioglimento dell’assemblea nazionale domenica sera. E dopo 72 ore, oggi, forse siamo in grado di prepararci agli effetti collaterali». Erano settimane che Oltralpe i sondaggi davano per vincente il Rassemblement National di Marine Le Pen, quindi i francesi erano preparati e non ne hanno fatto un dramma più di tanto: «Del resto Marine ha messo a punto un re-maquillage d’immagine chiaro che puntava da subito a ridisegnare il profilo di un RN che ormai si “vende” come moderato: questa volta era ovvio che il suo potere persuasivo sarebbe stato più forte. E infatti i risultati sono arrivati con un 32% di consensi alle europee. Ma non sei mai pronto finché non lo vedi», riflette Eugenia Veronese, insegnante di Italiano al Marais, quartiere branché della capitale. Abbiamo fatto un giro di telefonate e video-call per capire lo stato d’animo della gente in Francia e abbiamo scoperto che la decisione di Macron di dissolvere il parlamento e indire nuove elezioni per il 30 giugno e 7 luglio potrebbe rivelarsi una exit strategy intelligente anche se i commentatori gli hanno dato amabilmente del giocatore di poker: «Non è stata di certo un’idea folle come sembrava a tutti domenica e neanche una reazione isterica. Ripensandoci, a freddo, Macron ha messo sul campo un’altra opzione: ha chiamato i Francesi alla prova della responsabilità. Non vi piace questo governo? Allora abbiate il coraggio di sceglierne un altro. E fatelo alla svelta perché vi do solo 18 giorni», continua Eugenia. «Sarà la metà dei francesi che non ha espresso il suo voto durante le elezioni europee a farlo almeno a quelle politiche. E ci auguriamo che ritrovino la forza che per due volte di fila ha costruito il barrage contro i Le Pen».
In conferenza stampa il Presidente francese ha dichiarato: «Il voto Ue non si poteva ignorare. Elezioni anticipate unica strada». E poi ha chiamato i francesi alla solita unità contro l’ondata nera. «È stata una scelta coraggiosa, ma la partita è aperta. E bisogna anche dire che non si poteva più andare avanti così in Assemblea: non c’era la maggioranza, i lavori erano bloccati e il Presidente è stato costretto a usare il voto sulla fiducia per riforme importanti come quella delle pensioni e diverse altre», spiega Sandro Gozi, uno dei 13 eletti di Renew Europe con Macron. Solo che, forse, a vedere i risultati sono i francesi ad averla persa nel governo. Oppure è solo un altro modo per dargli una gran svegliata.
Ma la domanda è: chi ha votato davvero per Jordan Bardella, il delfino di Marine candidato a diventarne il premier? Sembra che nessuno abbia voglia di ammetterlo al punto che si parla di elettori “fantasma”: «Molti si vergognano di aver ceduto alla Destra, ma la mia vicina di casa a Nizza non ne può più di essere rapinata per strada da giovani mussulmani radicalizzati nelle cité e sceglie il FN», sbotta Maria Luisa Mello, fisica in pensione che trascorre metà dell’anno in Costa Azzurra. Possibile che i francesi siano diventati islamofobi o antisemiti? «A volte sono anche entrambe le cose insieme perché gli islamici che abitano in Francia sono 8 milioni e anziché integrarsi coltivano il disagio e il rancore e si radicalizzano davanti a una società e a politici escludenti. Vivono perlopiù di sussidi, hanno tempo libero e lo investono in azioni d’odio e soprusi. Se non si trova il modo di raddrizzare la barca la tempesta distruggerà un paese democratico e libero come è sempre stata la Francia».
Marine Le Pen ne approfitterà? Nel frattempo si è rifatta il look e ha messo da parte l’appoggio dell’estremista Éric Zemmour anche perché martedì è arrivato quello di Éric Ciotti, il nizzardo presidente dei Républicains, che pur di abbracciarla ha spaccato i gollisti. Non solo. Ha ordinato la chiusura della sede del partito proprio per impedire ai colleghi contrari al bacio mortale con Marine di sfiduciarlo: «Questioni di sicurezza», si è lasciato scappare lui che difende le radici cristiane dell’Europa, lotta contro l’immigrazione e la cultura woke e ha diviso i militanti e i simpatizzanti della Destra tradizionale.
«Sfratteremo Ciotti dall'ufficio di De Gaulle» ha dichiarato la dirigente del partito Aurelienne Pradié. E pochi minuti fa lo hanno espulso per davvero affidando momentaneamente la guida del partito a Xavier Bellany e Annie Genevard. Funzionerà? Sembra comunque inarrestabile l’ascesa di Bardella, 28 anni appena, figlio di emigrati italiani divorziati e cresciuto nella banlieu parigina: «Ha fatto un’irresistibile campagna elettorale su Tik Tok ed è riuscito a raccogliere i voti dei giovani ventenni spaventati da un futuro incerto e senza paracaduti», racconta Ella Bonnet, giornalista televisiva di un canale satellitare francese. «Ha la capacità straordinaria di semplificare concetti estremamente complessi e sa usare i social media come i suoi coetanei. Che gli hanno creduto o ci sono cascati, dipende dai punti di vista. Sta di fatto che ha raccolto i voti dei venticinquenni disoccupati, delle classi più fragili, degli agricoltori e del Nord della Francia storicamente di Destra. Si sono lasciati abbindolare? Oppure, forse, ci credono davvero. La Le Pen non a caso batte il chiodo sui problemi dell’immigrazione, sulla sicurezza e sui soldi e i soldati mandati in Ucraina per combattere una guerra che non è la loro». Riuscirà la Sinistra a ricompattarsi offrendo candidati comuni, allora? «Lo vedremo il 7 luglio», conclude monsieur Le Pique. «Di certo si sa, al momento, che la Sinistra è fin troppo plurale, frammentata e ha sensibilità diverse su fondamentali temi sociali e argomenti importanti come l’ambiente, l’autonomia della Francia dall’Europa, l’economia». Bonne chance.