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(Ansa)
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Prigozhin, il «fantasma» che spaventava Putin

Il capo della Wagner sarebbe tra i morti nell’areo caduto oggi in Russia. I media locali riportano che il nome del mercenario che ha sfidato Putin figurava tra i passeggeri del velivolo

Sarebbe morto oggi, in Russia, Yevgeny Prigozhin, il capo del gruppo mercenario Wagner. A riportarlo l’agenzia Tass che lo inserisce tra i passeggeri di un velivolo abbattuto in territorio russo.

Dove si trova davvero Yevgeny Prigozhin proprietario della Compagnia militare privata Wagner? In Bielorussia protetto dal presidente Alexander Lukashenko? Oppure è scappato in Africa o è fuggito altrove? Lo scorso 27 giugno le principali testate ucraine, compresa l’Ukrainska Pravda, hanno scritto che «il jet privato del capo del Gruppo Wagner, Yevgeny Prigozhin, è atterrato questa mattina alle 06.40 ora locale (le 05.40 in Italia, ndr) all'aeroporto militare di Machulishchi, vicino a Minsk, in Bielorussia proveniente da Rostov sul Don. Pochi minuti dopo un altro jet è atterrato nello stesso aeroporto da San Pietroburgo». Dopo pochi minuti, Alexander Lukashenko ha confermato la presenza del capo della Wagner Yevgeny Prigozhin in Bielorussia. «Le garanzie di sicurezza, come promesso ieri, sono state fornite. Prigozhin oggi è in Bielorussia», ha affermato Lukashenko citato dall'agenzia Belta. «Come il presidente russo Vladimir Putin, aveva promesso ieri, sono state fornite garanzie di sicurezza. Vedo che Prigozhin stava già in volo su un aereo. Sì, a dire la verità, oggi è in Bielorussia».

Nonostante nessuno a Minsk lo avesse visto e non si sa se sia mai arrivato nell’hotel a cinque stelle lusso della capitale bielorussa, dove si diceva che Prigozhin avrebbe alloggiato, come scritto da La Verità lo scorso 1° luglio, per qualche giorno la notizia ha tenuto. Poi dopo un lungo silenzio, il 4 luglio scorso in un audio diffuso dal canale Telegram Grey Zone, del quale la Wagner si serve, Prigozhin ha affermato: «Oggi abbiamo più che mai bisogno del vostro sostegno», poi ha parlato del tentato golpe del 24 giugno u.s da lui descritto come «marcia per la giustizia», per poi dire: «Voglio che capiate che era a diretta contro i traditori e a mobilitare la nostra società, e penso che abbiamo avuto un certo successo». Poi ha assicurato che «in un prossimo futuro vedrete le nostre prossime vittorie al fronte». Un chiaro messaggio a Putin e ai vertici militari in modo che sappiano che lui è ancora in partita. Lo stesso hanno fatto altri canali Telegram controllati dalla milizia paramilitare che hanno più volte scritto che «anche se i nostri centri in Russia hanno temporaneamente chiuso le attività, il gruppo Wagner continua a reclutare personale».

Tutto questo mentre Vladimir Putin ammetteva di aver versato per le spese di mantenimento della compagnia dal maggio 2022 al maggio 2023, un totale di 86,3 miliardi di rubli, oltre 1 miliardo di dollari. Il governo russo ha poi destinato una somma aggiuntiva di 110 miliardi di rubli (quasi 1,3 miliardi di dollari) per le indennità assicurative dei combattenti. Ma non è tutto perché i mercenari di Prigozhin avrebbero ricevuto dallo Stato oltre 17,5 miliardi di euro: 860 miliardi di rubli (circa 8,86 miliardi di euro) per contratti statali e 845 miliardi di rubli (circa 8,71 miliardi di euro) tramite la holding Concord per i servizi forniti. E a sostenerlo è l'agenzia di stampa russa Ria Novosti e il conduttore televisivo Dmitry Kiselev sul canale televisivo Rossija. Stamattina le bugie di Lukashenko si sono sciolte come neve al sole tanto che in un incontro con i giornalisti di media stranieri e bielorussi, secondo quanto riferito dall'agenzia Belta ha ammesso che Prigozhin «non si trova in Bielorussia, ma è a San Pietroburgo». Ma non è tutto perché per quanto riguarda i mercenari della Wagner, Lukashenko ha detto che «stando a quello che mi è stato comunicato questa mattina, sono nei loro campi». Nonostante in pubblico il presidente bielorusso ostenti sicurezza, stamani l'agenzia Ria Novosti ha riferito che «Lukashenko intende incontrare Putin nel prossimo futuro per discutere con il Presidente russo della questione Wagner», un chiaro segno di preoccupazione per la presenza dei mercenari che una mattina -se ben pagati- potrebbero rivoltarsi contro di lui e un uomo come Lukashenko lo sa molto bene.

Quindi Prigozhin è a San Pietroburgo dove è nato nel 1961 e dove è nato anche Vladimir Putin ma nel 1952? Ammettiamo che sia vero: è prigioniero oppure sta trattando con Putin il suo futuro e anche la restituzione dei 43 milioni di dollari e i 5 chili di lingotti d'oro trovati dai Servizi segreti russi (Fsb) nella sede del gruppo Wagner di San Pietroburgo che secondo Prigozhin «servivano per pagare gli stipendi»? Secondo l'Institute of the Study of War (Isw), che cita un gruppo di monitoraggio bielorusso indipendente chiamato Belarusian Hayun Project, il «cuoco di Putin» starebbe ancora trattando la resa. Gli analisti bielorussi di opposizione hanno tracciato un volo del 27 giugno scorso dell'aereo del fondatore del gruppo Wagner che «avrebbe lasciato l'aeroporto di Machulishchy, in Bielorussia, per dirigersi prima a Mosca e subito dopo a San Pietroburgo» per incontrare Putin.

A proposito del tentativo di Prigozhin di parlare con Putin, l’Isw scrive che il proprietario del gruppo Wagner «aveva cercato di entrare in contatto con il presidente russo mentre la colonna Wagner si dirigeva a nord di Rostov, ma Putin si era rifiutato di parlare con lui». Vero o falso? Impossibile saperlo. I blogger filorussi sui loro canali Telegram affermano che Prigozhin sarebbe tornato in Russia per perfezionare ulteriormente l’accordo mediato (pare) dal presidente bielorusso Lukashenko. L'Isw scrive di «non essere grado di confermare se Prigozhin sia effettivamente volato in Russia, ma è probabile che sia tornato per elaborare i dettagli dell'accordo mediato da Lukashenko».

E il Cremlino che dice di Yevgeny Prigozhin? Dopo essere rimasto in silenzio per gironi stamattina il portavoce Dmitry Peskov ha affermato alla Tass che «non seguiamo i movimenti di Yevgeny Prigozhin. Non abbiamo né la possibilità né la voglia di seguire i movimenti di Prigozhin». Come interpretare questa affermazione? Potrebbe essere un tentativo di abbassare i toni tra il Cremlino e Prigozhin, così come uno dei tanti depistaggi orchestrati dai russi. Putin e Prigozhin si conoscono da almeno 30 anni e in tutto questo lasso di tempo hanno fatto molte cose insieme in giro per il mondo, molte delle quali inconfessabili, e di certo il patron del gruppo Wagner e di molte altre aziende che lavorano per il Cremlino ha un archivio che se divenisse pubblico provocherebbe uno sconquasso. Non solo in Russia. Putin tutto questo lo sa e aldilà delle dichiarazioni muscolari deve gestire la questione relativa a Prigozhin con grande cautela, anche se questo non esclude che domani mattina Prigozhin potrebbe cadere da un balcone o morisse avvelenato. E a questo proposito è opportuno ricordare una famosa battuta del comico americano di origine russa Yakov Smirnoff: «In America puoi sempre trovare un partito. in Russia il partito ti trova sempre».

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Stefano Piazza