Putin
(Ansa)
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Putin è preoccupato, ma non per la Wagner

Cosa raccontano il viso, le espressioni, la voce, la postura, il corpo di Putin nel suo discorso alla nazione di stamattina

Putin, durante il discorso di stamattina, apparirebbe sinceramente preoccupato per le sorti del proprio popolo, inteso questo in senso generico, ovvero rappresentato da tutti i russi, non solo quelli residenti in Patria. Questo timore parrebbe però rispondere a dei precisi elementi di natura psicologica.

Putin oggi si evidenzierebbe estremamente lucido e, per la prima volta dall’inizio del conflitto, apparirebbe particolarmente predisposto all’azione. La rabbia provata dal Presidente nascerebbe da un sentimento di tradimento, che parrebbe non riguardare le modalità messe in atto da Prigozhin, ma da qualcosa che sarebbe accaduto internamente a livello probabilmente politico. Il riferimento alla rivoluzione di ottobre sarebbe sapientemente utilizzato come esempio finalizzato ad illustrare come ora, esattamente come nel 1917, i politicanti corrotti avrebbero portato alla distruzione dell’armata e dell’economia russa. Abilmente avrebbe indicato come tutto ciò sarebbe stato agito alle spalle e a danno del popolo. Dall’analisi condotta sarebbe emersa una coerenza tra contenuti verbali e non verbali del Presidente nel momento in cui indicherebbe un rischio concreto per la sicurezza dei propri cittadini. Tale pericolo nascerebbe da conflitti di natura interna.

La necessità di creare coesione con il popolo risponderebbe quindi al bisogno di affiliazione derivante da un sentimento riconducibile al tradimento. Non a caso, quanto starebbe accadendo viene descritto come una “pugnalata” arrecata “alle spalle del nostro popolo”, richiamando così elementi emotivi di sostegno alla rappresaglia. Sarebbe quindi il senso di tradimento che avrebbe innescato in Putin una rabbia pronta all’azione, rendendo più probabile la messa in atto di azioni di natura vendicativa.

Quanto risulta essere interessante è che, il vissuto di tradimento, nascerebbe da un evento inatteso legato a un’idea di noi collettivo, che fornirebbe coerenza anche al continuo riferirsi alla popolazione. Non a caso sarebbe stato sottolineato, all’interno del discorso, il concetto di unicità, intesa sia in termini di organicità, ossia l’essere tutti uniti, sia come senso di unicità, ovvero l’essere unici. Questi elementi sono quanto consentirebbero di creare una necessaria compattezza che, al momento, parrebbe essere disgregata per presunti deviazionismi interni.

In un soggetto lucido e agente come Putin, la reazione a questi vissuti potrebbe essere un’azione dettata da un desiderio di rivendicazione e da una necessità di ripristinare il proprio status quo; si consideri infatti che, chi subisce un tradimento, si troverebbe a fare i conti con dei processi mentali di natura svalutativa. La vendetta sarebbe inoltre una reazione collegabile a dei sentimenti basilari derivanti dalla percezione di aver subito un’ingiustizia. Putin però è una persona che sarebbe caratterizzata da estrema lucidità, rilevata anche in ogni passaggio del discorso, un individuo pragmatico e calcolatore, ragion per cui, il concetto di vendetta, nel suo caso, non deve essere inteso come una restituzione di un’offesa subita, per risposta a un’emozione grezza che farebbe agire in maniera automatica a in maniera totalmente irriflessiva. Dovesse esserci una qualsiasi risposta ad opera del Presidente, essa dovrà essere pensata come un’azione misurata, consapevole e mirata.

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Cristina Brasi