Putin e Prigozhin: da alleati a ostaggio l'uno dell'altro
Yevgeny Prigozhin (Telegram)
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Putin e Prigozhin: da alleati a ostaggio l'uno dell'altro

Secondo fonti statunitensi il gruppo paramilitare Wagner non partecipa più alle operazioni di guerra in Ucraina. Resta ancora sconosciuto il rifugio scelto dal loro leader. Intanto in Russia continuano le purghe interne all'esercito

Secondo il Pentagono i mercenari del gruppo paramilitare Wagner Group «non partecipano più in modo significativo alle operazioni di guerra in Ucraina anche se la maggior parte dei combattenti Wagner si trova ancora nelle aree dell'Ucraina occupata dai russi». Secondo gli analisti del Dipartimento della difesa degli Stati Uniti «in questa fase, non vediamo le forze Wagner partecipare in modo significativo a sostegno delle operazioni di combattimento in Ucraina». A più di due settimane dalla rivolta armata guidata da Yevgeny Prigozhin fermatasi ad un centinaio di chilometri da Mosca, sono ancora molti i misteri che circondano il futuro del Wagner Group e quello del suo fondatore e proprietario. Innanzitutto, dove si trova Yevgeny Prigozhin? Da nessuna parte o meglio; Nessuno lo sa con certezza. Fino al 29 giugno era a San Pietroburgo sua città natale (la stessa di Vladimir Putin), poi si si sono perse le tracce fino a stamattina quando una serie di canali Telegram filorussi hanno pubblicato una sua foto seduto in mutande su un letto in una tenda. Il canale che per primo ha pubblicato questa foto alle 11:52 di ieri inizialmente, ha scritto che «la foto è apparsa in una delle chat e nei metadati della foto originale, la data dello scatto è il 12 giugno, 7:24». Poi il post è stato successivamente modificato e giugno è stato cambiato in luglio.

Supponiamo che questa foto sia stata davvero scattata il 12 luglio alle 7:24, e in questo caso Yevgeny Prigozhin era davvero nel campo vicino a Osipovichi (Bielorussia), o meglio, vi ha trascorso la notte. Lo scorso 11 luglio Hayun Project (oppositori bielorussi) avevano scritto che «l’aereo di Yevgeny Prigozhin è volato in Bielorussia per la terza volta. È atterrato a Machulishchi alle 19:40. Inoltre, alle 20:05, 2 elicotteri sono volati dall'aeroporto di Machulishchi all'area di Osipovichi: Mi-24 e Mi-8 dell'aeronautica militare bielorussa». Poi gli analisti del gruppo bielorusso che «Il giorno successivo, il 12 luglio, gli elicotteri Mi-24 e Mi-8 dell'aeronautica bielorussa sono volati di nuovo nella regione di Osipovichi da Machulishchi, che è tornato a Machulishchi alle 14:27 e alle 14:30. E, cosa più importante, dopo 2 ore e 20 minuti, l'aereo di Prigozhin è volato da Machulishchi alla Federazione Russa, o meglio a San Pietroburgo». Quello che è certo è che Yevgeny Prigozhin continua a gestire le sue attività tanto che dalla tentata sollevazione contro il Cremlino le sue aziende che si occupano di mense scolastiche, hanno ricevuto la conferma degli appalti per 11 milioni di dollari per il biennio 2023-2025. Quindi nulla è cambiato e gli affari vanno avanti come sempre.

L’incontro al Cremlino con i vertici del Wagner Group

Lo scorso 29 giugno Vladimir Putin ha ricevuto al Cremlino una delegazione del Wagner Group di 35 persone guidate da Yevgeny Prigozhin e nella riunione durata parecchie ore per stessa ammissione di Putin. Il presidente russo durante la riunione ha offerto ai mercenari del gruppo Wagner la possibilità di continuare a combattere in Ucraina. Il presidente russo avrebbe assicurato: «Potrete combattere sempre agli ordini del vostro attuale comandante» che sarebbe un uomo identificato in Andreij "Sedoy" Trochev che Putin vorrebbe come nuovo comandante del Wagner Group. A Kommersant il presidente russo ha affermato: «Nulla sarebbe cambiato. Sarebbero stati guidati dalla stessa persona che era stata il loro comandante per tutto quel tempo e molti di loro hanno annuito quando ho detto queste cose». L’offerta però secondo Putin, è stata rifiutata da Prigozhin che avrebbe detto «No, i ragazzi non saranno d'accordo con una tale decisione». Putin nella lunga intervista a Kommersant ha anche detto: «In Russia non esiste una legge sulle organizzazioni militari private e si tratta di una questione che dovrebbe essere discussa alla Duma di Stato, nel governo, non è una questione facile». Poi a precisa domanda sull’incontro con i vertici del Wagner Group dello scorso 29 giugno Putin ha affermato di aver spiegato «tutte le possibili opzioni per l'ulteriore passaggio del loro servizio, compreso l'uso in combattimento».

L’offerta di Putin a Yevgeny Prigozhin

Della sua proposta Vladimir Putin ha parlato in un'intervista a Kommersant aggiungendo che Prigozhin «l’ha rifiutata». Ieri mattina il presidente russo è tornato sempre attraverso Kommersant (poi ripresa dalla Tass), sull’argomento Wagner Group e a sorpresa dopo aver detto lo scorso 27 giugno durante un incontro con i militari russi al Cremlino, che «tra maggio 2022 e maggio 2023, lo Stato ha stanziato circa un miliardo di euro per il mantenimento del gruppo Wagner»,ha affermato che « la Wagner non esiste». E adesso che accadrà? Difficile fare previsioni ma quello che emerge è Yevgeny Prigozhin sta trattando da pari a pari con Vladimir Putin ed è un fatto che spiega molto bene quanto i due uomini siano prigionieri uno dell’altro dopo tanti anni di operazioni fatte insieme e che hanno arricchito a dismisura entrambi. Impossibile allo stato prevedere se i due troveranno un accordo ma Yevgeny Prigozhin sa benissimo che il presidente non può eliminarlo visto che “il cuoco di Putin”, custodisce molti segreti che possono distruggere quel che resta della reputazione del presidente russo. Ma allo stesso tempo sa che non può tirare troppo la corda.

Le “purghe” all’interno dell’esercito russo e non solo

Intanto non si ferma la “purga” in atto all’interno dell’esercito russo tra coloro che sono sospettati di aver collaborato con il Wagner Group durante la rivolta dello scorso 24 giugno.In tal senso Il Federál'naja služba bezopásnosti Rossijskoj Federácii ( FSB) il sevizio segreto interno russo come riferisce il Wall Street Journal ha arrestato almeno 13 alti ufficiali, fra cui il generale Sergei Surovikin, e ne ha sospesi o licenziati altri 15. Una delle fonti ha spiegato:« Con questi arresti vogliono ripulire i ranghi da coloro che non sono più fidati». Tra coloro che sono rimasti travolti dalla ribellione del 24 giugno il più noto è senza dubbio il generale Sergei “Armageddon” Surovikin, comandante in capo delle forze aerospaziali russe che si troverebbe agli arresti domiciliari. Stessa sorte ma in carcere, è toccata all'ex vice ministro della Difesa Mikhail Mizintsev, con la delega alla logistica, che dopo essere stato rimosso dell'incarico secondo Adnkronos « lo scorso aprile ha raggiunto la Wagner. Detenuti e sospesi dagli incarichi dopo il loro rilascio anche il vice di Surovikin, Andrei Yudin, e il vice capo dell'intelligence militare, Vladimir Alexeyev».

Il caso del generale Ivan Popov

Caso diverso invece è quello del generale Ivan Popov che ha accusato i vertici militari di Mosca «di averlo rimosso dal suo incarico per aver denunciato la difficile situazione al fronte». Popov che non è un ufficiale qualsiasi visto che era a capo della 58ma unità ha affermato: «C'era una situazione difficile con i superiori: si doveva tacere, da codardi, o dire le cose come sono. Nel vostro nome e dei miei compagni d'armi caduti, non avevo il diritto di mentire, così ho raccontato tutti i problemi che esistono». Nel duro attacco Popov ha raccontato della morte dei suoi soldati soverchiati dal numero e dall’equipaggiamento migliore di quelli ucraini e della mancanza di sistemi di contrasto al fuoco di artiglieria e di mezzi da ricognizione. «I miei superiori apparentemente percepivano una sorta di pericolo e hanno rapidamente architettato un ordine del ministro della Difesa, liberandosi in un solo giorno di me. L'esercito ucraino non è riuscito a sfondare i nostri ranghi sul fronte, ma i nostri vertici ci hanno pugnalato alle spalle, decapitando l'esercito nel momento più difficile» ha concluso il generale Popov.

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Stefano Piazza