«Ecco le ragioni profonde della protesta in Francia»
Con Alexandre Del Valle cerchiamo di capire cosa ci sia dietro tanta rabbia sociale in Francia, tra integrazione, religione, povertà
Sono giorni di fuoco, di rabbia, di paura in Francia. Non solo per le proteste di pazza ma soprattutto per le sue ragioni, profonde, che mettono in discussione un intero paese.
Sono oltre 857 le persone arrestate dopo la sesta notte di disordini in Francia. Secondo il ministero dell'Interno francese sono piu’ di 50 i poliziotti e i gendarmi feriti mentre un pompiere è morto mentre tentava di domare un incendio. Sono piu’ di 600 e veicoli dati alle fiamme e almeno cento gli edifici incendiati oltre ad almeno 1.223 gli incendi registrati su strade pubbliche.
La protesta che in queste ore pare aver perso un po’ di intensità, mostra quanto il paese sia spaccato e di quanto si incandescente il clima in Francia dopo la morte di Nahel, il giovane di 17 anni ucciso da un agente martedì scorso. Abbiamo incontrato il geopolitologo francese di origine italiana Alexander Del Valle per cercare di capire quanto sta accadendo ma soprattutto comprendere chi soffia sul fuoco delle proteste.
Per Del Valle «quanto sta accadendo non è che una pre-guerra civile orchestrata da delinquenti comuni, narcotrafficanti, estremisti islamici che vogliono che i loro quartier siano delle “zone franche” dove la polizia non possa entrare e dove a comandare oltre a loro siano gli imam estremisti». Non puo’ che destare preoccupazione la saldatura in corso tra manifestanti, criminali e spacciatori di droga, con elementi legati all’estremismo islamico che sono scesi in piazza a gridare «Non abbiamo paura, siamo musulmani, musulmani orgogliosi. Se i poliziotti cercano di ucciderci, li uccideremo a nostra volta. Siamo autorizzati, è scritto nel Corano». Questo è quello che ha detto un barbuto manifestante in favore di telecamere lo scorso 30 giugno a Parigi. Il video diventato subito virale non è che la prova di come gli estremisti islamici stiano cavalcando le proteste in Francia e nessuno è in grado di sapere cosa potrà accadere nei prossimi giorni. La Direzione generale della sicurezza interna (Dgsi) e la Direzione generale per la sicurezza esterna (Dgse) seguono con estrema preoccupazione l’evolversi delle proteste e le conseguenti minacce alla sicurezza dello Stato che provengono dai circoli dell’islam radicale francese: gettano benzina sul fuoco delle proteste e cavalcano i temi cari alla Fratellanza musulmana, ovvero la vittimizzazione dei musulmani, l’islamofobia e tutto l’armamentario dottrinale dell’islam politico. Altro aspetto non certo secondario è il ruolo dell’estrema sinistra di Jean-Luc Mélenchon fondatore nel 2008 del Partito di Sinistra e attuale leader de “La France Insoumise” sempre pronto a cavalcare l’odio contro le forze di polizia e il malcontento sociale. Per Alexander Del Valle non c’è più tempo da perdere: « Non basta solo la repressione che è comunque necessaria, occorrono importanti misure ad esempio nelle scuole dove da tempo a dettar legge sono gli allievi di origine nord-africana di religione islamica e non i docenti».