Nubi in vista sulle relazioni Usa-India
Il segretario di Stato americano Antony Blinken si è recato in India la scorsa settimana. Nonostante la convergenza su vari dossier, non mancano fattori di attrito tra le parti.
Non è stato facile il primo viaggio ufficiale del segretario di Stato americano Antony Blinken in India la scorsa settimana. I punti spinosi si sono infatti rivelati svariate – complessivamente parlando – la strada è apparsa per così dire meno in discesa rispetto alla visita effettuata nel Paese dal capo del Pentagono, Lloyd Austin, lo scorso marzo.
In primo luogo, è stato affrontato il complicato dossier afghano. New Delhi ha espresso profonde preoccupazioni per il ritiro dei soldati americani dal territorio: in particolare, gli indiani temono fortemente l'avanzata del fronte talebano, paventando innanzitutto un progressivo incremento dell'instabilità, oltre allo scenario di un Afghanistan che torni a rivelarsi un ricettacolo di terroristi. È anche in tal senso che, a inizio luglio, New Delhi aveva ritirato il proprio personale diplomatico dal consolato di Kandahar.
È quindi in questo complicato quadro che Blinken ha cercato di fornire alla controparte delle rassicurazioni. «C'è solo un percorso, ed è al tavolo dei negoziati, per risolvere il conflitto pacificamente» ha dichiarato. «I talebani dicono che cercano il riconoscimento internazionale, che vogliono il sostegno internazionale per l'Afghanistan. Presumibilmente vogliono che i suoi leader siano in grado di viaggiare liberamente nel mondo, le sanzioni revocate, ecc». E ha concluso: «La conquista del Paese con la forza e l'abuso dei diritti della sua gente non è la strada per raggiungere quegli obiettivi».
Dal canto suo, il ministro degli Esteri indiano, Subrahmanyam Jaishankar, ha detto di auspicare un «Afghanistan indipendente, sovrano, democratico e stabile in pace con se stesso e con i suoi vicini», aggiungendo che «l'indipendenza e la sovranità dell'Afghanistan saranno assicurate solo se sarà libero da influenze maligne». Parole dure che, sotto questo punto di vista, potrebbero risultare anche una stoccata indiretta alla Cina: quella stessa Cina che – rivale di vecchia data dell'India – sta trattando attualmente con i talebani per prendere energicamente parte alla ricostruzione economica dell'Afghanistan. È evidente che, qualora Pechino dovesse rafforzare la propria influenza sul Paese, ciò costituirebbe un problema significativo per New Delhi. È anche alla luce di queste considerazioni che gli indiani sono preoccupati (se non addirittura irritati) per il ritiro statunitense dal campo.
Ma l'Afghanistan non ha rappresentato l'unico fattore problematico nel viaggio di Blinken. Il capo di Foggy Bottom ha anche messo sotto pressione le autorità indiane in materia di diritti umani. «Entrambe le nostre democrazie sono lavori in corso» ha detto il segretario di Stato americano. «A volte questo processo è doloroso. A volte è brutto. Ma la forza della democrazia è abbracciarlo» ha aggiunto. «In un momento di crescenti minacce globali alla democrazia e alle libertà internazionali - parliamo di una recessione democratica - è vitale che noi due democrazie leader a livello mondiale continuiamo a stare insieme a sostegno di questi ideali» ha concluso.
Ricordiamo che il tema dei diritti umani in India sia stato da tempo posto sul tavolo da alcuni settori del Partito democratico americano. Quando per esempio Austin si accingeva a recarsi nel Paese lo scorso marzo, il presidente della Commissione Esteri del Senato, Bob Menendez, lo esortò a porre la questione dei diritti umani. Tutto questo, mentre il premier indiano, Narendra Modi, è inviso agli ambienti della sinistra dem, che (a partire dalla deputata Alexandria Ocasio-Cortez) lo considerano un leader autoritario. È quindi plausibile ritenere che l'intervento di Blinken al riguardo sia stato motivato principalmente da considerazioni legate alla politica interna. Eppure questo elemento rischia evidentemente di aumentare gli attriti tra Washington e Nuova Delhi, indebolendo indirettamente il loro gioco di sponda in funzione anticinese.
Certo, durante il viaggio di Blinken non sono mancati gli argomenti di vicinanza tra le due parti: dall'assistenza sanitaria americana contro il Covid-19 alla collaborazione nel settore della Difesa. Senza dimenticare la necessità di arginare Pechino nell'Indo-Pacifico. Eppure Afghanistan e diritti umani hanno rappresentato due dossier spinosi e dagli effetti politici potenzialmente duraturi. Il che potrebbe complicare – nel prossimo futuro – le relazioni tra Washington e New Delhi, con delle conseguenze difficilmente prevedibili.